È abbastanza.
Nel calcio, quando i titolari di una squadra dimostrano di non rispettare le regole, non ottengono risultati, danneggiano lo spogliatoio, si mettono in panchina o addirittura in tribuna. Nel calcio alla fine delle partite l’allenatore viene eliminato. In politica, anzi, scusate, a Teramo no. L’unico vero rimpasto è avvenuto naturalmente con le ultime elezioni regionali. L’elezione di Giovanni Cavallari a consigliere regionale è stata l’unica decisione coraggiosa del sindaco D’Alberto. Pensare. Sulla Regione Cavallari si porterà l’ombra di tutti quei cantieri annunciati e mai aperti; di tutti quei cantieri aperti e mai chiusi e del caos quotidiano che costringe i teramani ad aspettare in interminabili code di auto tra piazza Garibaldi e piazzale San Francesco. Con chi Cavallari avrà sostituito il sindaco D’Alberto? Con se stesso, l’unico che ritenesse degno di questo ruolo. Chi sostituirà l’assessore alla Cultura dopo il caos al teatro comunale? Con nessuno. Chi ha sostituito l’assessore al benessere degli animali dopo il caos dei canili? Con nessuno.
Eppure dopo le discussioni politiche che hanno per i cittadini lo stesso interesse e antipatia delle inaugurazioni degli uffici elettorali, (quando si capirà?) Mariani che ha nel suo gruppo il diritto di voto per far perdere il quorum alla maggioranza dalbertiana, il Gli accordi erano chiari, Di Marcantonio, il più votato nel Pd, nuovo assessore ai Lavori Pubblici. La data è stata spostata più volte e l’ultimo respiro dovrebbe riguardare il 10 maggio.
Il giorno della nascita del 92esimo imperatore del Giappone. Pensate all’importanza che sta per avere la politica teramana.
Chi perderà la faccia? Mariani a cui i teramani del centrosinistra e non solo hanno chiesto un cambio di passo in questa Giunta o il sindaco D’Alberto con lui che fa lo stalliere attendista?
Intanto Teramo muore lentamente. Che importa?
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