Lill-Ann Chepstow-LustyFoto: Fin Serck-Hassen
In modo quasi paradossale, ma carico di significato, queste persone vengono spesso ritratte dal fotografo in forme colorate e stravaganti: «Volevo liberarmi dalla schiavitù dell’accuratezza storica e soprattutto dall’ossessione di rappresentare tutto e tutti, sicuramente ci sarebbe stato qualcuno escluso o offeso. Per questo motivo ci sono personaggi famosi e altri meno famosi, ottenendo un mix e soprattutto chiedendo a ciascuno come voleva essere ritratto. Doveva essere una celebrazione della loro personalità. Particolare, in questo senso, è anche la scelta di stampare foto su tessutoun riferimento alla materialità della scena del clubbing, un riferimento al mondo concreto e fisico dei luoghi in cui la comunità LGBTQIA+ ha vissuto, si è divertita, ma ha anche combattuto.
Come in altri lavori passati di Serck-Hanssen, come quelli sulle suture o sulla tradizionale coppettazione cinese, l’attenzione è sempre rivolta ai corpi, ma sempre nell’ottica di una narrazione che va oltre la fisicità: «Per me si parte sempre innanzitutto dal corpo, forse anche per una mia esperienza personale, visto che da bambino ho rischiato di morire e mi hanno aperto e chiuso», ci dice: «In definitiva si tratta di come reagisci ai corpi. Per me il linguaggio del corpo è forse più importante di quello verbale, mi affascina sempre il modo in cui la mia fotografia reagisce nel vederli e rappresentarli.” Così spiega il suo rapporto con i soggetti fotografati: «Non è un rapporto molto giusto, loro non possono vedere il mio sguardo nascosto dietro l’obiettivo, ma mi piace vedere cosa succede quando i loro corpi incontrano la luce, in modo naturale . E non li fotografo a lungo, a volte bastano 4-5 scatti, è uno comunicazione intima e istantanea perché cerco di catturare la loro vulnerabilità, ma allo stesso tempo voglio che anche loro si sentano sempre a loro agio”.
