Armellino, il mago della Lega Pro vuole il poker nella “sua” Campania – .

Un vincitore per natura. Questo è quanto emerge leggendo il suo curriculum Marco Armellino e di una carriera che si è dipanata finora, tra l’ex C2 e la Serie B, con quasi 500 presenze tra i professionisti.

La terza serie, in particolare, non ha segreti per il 34enne di Vico Equense avendola vinta a tutte le latitudini e con tre maglie diverse: nel 2017/18 con quella del Lecce nel girone C; nel 2019/20 con quella del Monza nel girone A; nel 2021/22 con quella del Modena, tra i club della fascia media, in un anno in cui ha trionfato addirittura nella supercoppa di Lega Pro.

Successi che un leader indiscusso, dentro e fuori dal campo, spera di ripetere anche lui Avellino in un club dove è approdato nelle ultime fasi del mercato di agosto e gli ci è voluto davvero poco per ricoprire anche il ruolo di capitano. Un punto di riferimento guadagnato quasi naturalmente, settimana dopo settimana, con prestazioni sempre più convincenti ma soprattutto con grande temperamento. Caratteristiche apprezzate innanzitutto da Massimo Rastelli, che pur in condizioni fisiche approssimative lo ha buttato nella mischia nei due momenti di gara sotto la sua gestione, ma soprattutto da Michele Pazienzache a Cerignola ha fatto a meno solo per squalifica.
Nelle altre 37 gare su 38 partite di campionato, non è un caso che Marco Armellino abbia messo sempre piede sul rettangolo verde, collezionando 3035 minuti complessivi.

Un punteggio emblematico, inferiore solo a Simone Ghidotti che non ha saltato un solo minuto della stagione regolare. Nell’anno in biancoverde di Marco Armellino, però, al di là del gol e dell’assist entrambi registrati nella partita vinta al Partenio Lombardi contro il Monopoli, ciò che va notato soprattutto è la sua spiccata duttilità esaltata da uno spirito di sacrificio comune a pochi calciatori. Giocatori. Qualità che nella terza serie hanno sempre fatto la differenza, pensando ancor più che fantasia e tecnica. Caratteristiche che, soprattutto nella prima parte di stagione e nel momento di grande difficoltà difensiva, l’ex under del Vico Equense, partito dai campi polverosi dell’Eccellenza campana, ha sfruttato al meglio, indirizzando il pacchetto arretrato da centrale.

Superata l’emergenza infortuni (con il recupero di Cionek e Rigione) Pazienza ha preferito riportare Armellino nel cuore del centrocampo, dove la squadra aveva spesso mostrato grandi difficoltà, soprattutto in termini di ritmo.
Utilizzato spesso come interno, indistintamente a destra e a sinistra, nella seconda parte di stagione che coincise con gli inserimenti del Antonio De Cristofaro e Michele Roccama anche con l’adattabilità di Michele D’AusilioArmellino si è così ritrovato spostato quasi automaticamente davanti alla difesa. Nel classico e antico ruolo di centrocampista centrale metodista, che Armellino ha evidentemente interpretato in maniera meno geometrica e fantasiosa rispetto al classico trequartista come Luca Palmiero, l’ex capitano di Lecce, Monza e Modena si è ritrovato praticamente a fare il libero aggiunto davanti. della linea Maginot.

Un compito interpretato con grande sagacia tattica e determinazione che fa esaltare ancora una volta le sue caratteristiche di leadership con riflessi di grande equilibrio ritrovati nel gioco collettivo di centrocampo. Un equilibrio che Marco Armellino, che si è ritrovato anche con la fascia da capitano al braccio sinistro, ha cercato e raggiunto anche davanti a microfoni e taccuini quando non ha avuto remore a lanciare appelli e rivolgersi ai tifosi del Sud nel momento in cui i rapporti si erano deteriorati. tra calciatori e ultras.

Parole guida pronunciate a Potenza, dopo il finto pareggio e la lite, ma anche nell’immediato dopo la sconfitta di Taranto, dove ha saputo trovare l’angolo positivo in una giornata caratterizzata da tante ombre: «Questo passo falso – ha detto – ci farà bene perché ci ha fatto capire cosa vuol dire giocare partite di playoff come queste. Vedrai che non accadrà più.” Parole di Marco Armellino, un leader come pochi che, a 34 anni, ha ancora tanta voglia di vincere.

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