Blitz a Bari Vecchia alla vigilia della festa: 4 in manette, tra cui il figlio di Mimmo Capriati

Blitz a Bari Vecchia alla vigilia della festa: 4 in manette, tra cui il figlio di Mimmo Capriati
Blitz a Bari Vecchia alla vigilia della festa: 4 in manette, tra cui il figlio di Mimmo Capriati

BARI – L’ordine di interrogatorio di due esponenti di spicco e di due presunti seguaci della famiglia camorristica del Capriate Di Bari Vecchiaal quale gli inquirenti della Squadra Mobile hanno notificato venerdì della scorsa settimana un’ordinanza per l’applicazione della custodia cautelare in carcere.

I due indagati di rilevante “spessore criminale” finiti dietro le sbarre sono Giuseppe Capriati, 27 anni (raggiunto dalla misura cautelare nel giorno del suo compleanno), figlio di Domenico Capriati, 49 anni, assassinato con tre colpi di pistola alla testa e uno al braccio nel novembre 2018, in via Archimede a Japigia e Onofrio Lorusso, 28 anni, cognato di Raffaele Capriati, 41 anni, detto «Lello», ucciso con quattro colpi di rivoltella la sera dello scorso aprile 1, lunedì di Pasquetta, in contrada Torre a Mare.

Domenico e Raffaele Capriati, entrambi vittime di “omicidi” di mafia, erano fratelli, entrambi figli di Sabino e nipoti del “padrino” Antonio Capriati detto “Tonino”.

Gli altri due “Capriati” finiti in carcere, Vito Lucarelli, 21 anni e Michele Schiavone, 20 anni, apparterrebbero invece alla schiera dei (presunti) sodali. Lorusso, Capriati e Lucarelli sono accusati di detenzione illecita di sostanze stupefacenti (3.832 chilogrammi di hashish, cocaina e marijuana) e di ricettazione e detenzione di un revolver “Smith and Wesson” 357 magnum con caricatore pieno (6 cartucce), arma ritrovata rubata. nel lontano 2011. Michele Schiavone è invece accusato esclusivamente di detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

I fatti risalgono al 29 settembre dello scorso anno quando gli investigatori della Squadra Mobile, guidati dal primo dirigente Filippo Portoghese, nel corso di un’operazione antidroga, nel cuore di Bari Vecchia, nei luoghi di spaccio sotto il controllo della Polizia Capriati, riuscì a trovare l’aiuto di cani antidroga ben due “teschi”, cioè due nascondigli utilizzati per nascondere droga e armi. La prima cantina che gli investigatori della Mobile hanno portato alla luce era stata allestita all’interno di un seminterrato, un vecchio locale dismesso in via Piazzetta 62 Marinai. Il secondo, invece, era più piccolo, dotato all’interno di una scatola metallica per un contatore del gas in via Arco San Pietro, quest’ultimo individuato grazie al fiuto infallibile dei cani antidroga.

Nel seminterrato adibito secondo l’accusa a magazzino e nella nicchia del contatore montato lungo il muro perimetrale di un edificio abitato sono stati rinvenuti complessivamente involucri di plastica e dosi pronte per lo spaccio per 716,09 grammi di hashish, 475,76 grammi di cocaina. e 2640,93 grammi di marijuana. La Magnum, invece, si trovava all’interno del locale di via Arco San Pietro, avvolta in un sacchetto di plastica, all’interno di un contenitore di polistirolo.

Gli investigatori della Squadra Mobile sono riusciti a risalire ai quattro indagati grazie alle impronte digitali individuate ed esaminate dagli esperti del Gabinetto di Polizia Scientifica Interregionale sui contenitori di sostanze stupefacenti. Nella tetra zona di via Piazzetta 62 Marinai sono state rinvenute tracce che hanno consentito di risalire a Capriati, Lorusso e Lucarelli, mentre nella cassetta del tassametro sono state rinvenute solo le impronte digitali di Schiavone, al quale quindi non è stato imputato il reato di ricettazione. e possedere il revolver. La misura cautelare, richiesta dalla Procura, è stata concessa dal gip Rosa Caramia. Questa mattina sono proseguiti gli interrogatori davanti al gip e alla presenza dell’avvocato difensore Donato Colucci che assiste i quattro arrestati.

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