La Calabria al Salone del Libro. Rubbettino presenta il ritorno alla poesia di Andrea Di Consoli con Franco Arminio – .

Si apre tra pochi giorni il Salone del Libro di Torino condotto da Annalena Benini. La Calabria offre una partecipazione mostruosa al suo stand che il presidente Occhiuto ha già annunciato come “moderno e accogliente” e messo a disposizione di sindaci, fondazioni culturali, scuole, e i 20 autori che hanno chiesto di essere ospitati su richiesta secondo un avviso pubblico regionale. Cresce anche il numero delle case editrici, che quest’anno raggiungono le 44. Colgo quindi l’occasione per segnalare che una delle migliori case editrici calabresi, Rubbettino, di Torino, presenterà un libro di poesie di una certa importanza. Considerato che l’assessore calabrese alla Cultura, Giusi Princi, in occasione del centenario della nascita di Saverio Strati, ha scelto lo slogan istituzionale della presenza regionale a Torino “Potremmo rendere questa terra un paradiso” Non vorrei che sfuggissero le parole di un autore che nel suo ultimo libro ha scritto: «I committenti Griffi, Strati, Incoronato… leggo le loro parole e alle loro aggiungo la mia solitudine, e davvero non ricordo più perché per molto tempo la convivenza con i libri fu più forte».

Il nome dell’autore è Andrea Di Consoli, scrittore, autore televisivo, opinionista da prima pagina che dopo tanto tempo ritorna alla poesia con una raccolta di potente forza espressiva e polemica e, a mio personale parere, non priva di rilevanza umana civile. Bisogna dare il merito della restituzione al Premio Mario Desiati Strega, pugliese, che da appassionato amante del Di Consoli, autore lucano da tempo iscritto alla scuola romana, lo spinse a riaprire dopo tanti anni la sua porta poetica, avendo un disperato bisogno di leggere nuove composizioni. In questa circostanza è nato “Dimenticami dopodomani”con la prefazione dello stesso Desiati, da cui la casa editrice ha ripreso lo slogan di copertina che recita “le parole di Andrea di Consoli sono la carne e l’urlo del nostro Sud”.
È un contesto da non perdere, quello narrato. Giovani intellettuali meridionali della provincia si recarono a Roma negli anni Novanta per incontrare e frequentare scrittori e poeti e per partecipare a riviste. A Desiati, da Locorotondo in Puglia, il poeta Di Consoli è stato segnalato dal “calabrese” Enzo Siciliano nei pressi della redazione di Nuovi argomenti. Nascerà una fratellanza intellettuale basata anche sulla rabbia comune, ma c’è anche molto altro. Mario Desiati è il mentore di questo libro, scritto da Di Consoli a verso libero (ma l’endecasillabo e il settenario sono spesso nascosti) che contiene «un flusso quasi narrativo di scene principali, di vita quotidiana, frammenti del passato».
Di Consoli è figlio di contadini emigranti, nato a Zurigo e poi ritornato nella sua Fratta di Rotonda sui lime della Calabria. E così nel flusso ci godiamo il racconto autobiografico del ragazzo che va a lavorare nella falegnameria di Franco di Mormanno e si ritrova ad andare a montare finestre a Catanzaro e lì il non ancora poeta rimane abbagliato dai manifesti che annunciano il concerto di Tina Turner e oggi testimoniamo che «Finalmente il mondo che mi sembrava irraggiungibile mi era vicino, anche se nessuno mi avrebbe portato a quel concerto».
Per Di Consoli “era una cosa a cui non potevo credere, visto quanto mi sembrava grande il mondo in quel momento, in quell’afoso furgone nel crepuscolo calabrese”.
Di Consoli che sognava di fare il calciatore del Cosenza, che fa l’autostop, diventa adulto in compagnia di epici, scrutando la spirale della commedia umana.
Amo la poesia discorsiva e intensa di Di Consoli che scava nel profondo della sua anima per farci comprendere nessi cruciali dell’esistenza odierna.
Scena di vita reale mostrata nella sua nudità. Mangiare un supplì in un bar di Roma accanto all’anziano Michelangelo Antonioni e sentire «Sono uno studente fuori casa senza un soldo. Ma ero felice di essere al suo fianco. E non mi importava di essere povero. È già più adulto quando invece incontra un regista novantenne che sogna ancora di fare un film ed è emozionato nel vedere che Andrea ha il dvd del Ferroviere di Germi. Ma l’umanità descritta da Di Consoli è varia in questo essere insostenibile che non appare mai e in cui si teme il successo come le feste sociali romane. Un suocero napoletano, un gommista, emarginati incontrati di notte per strada, quartieri romani, l’amato quartiere lucano di Fratta con il padre che sgozza animali e di nascosto piange il suo dolore sono i tableaux poetici del racconto.
E poi c’è lui, Andrea, che si reca volontariamente in alberghi e motel per trovare pace la notte su un letto anonimo, il suo continuo antagonismo e ragionamento sulla sua morte e su quella degli altri. Le persone care, il ricordo, la memoria dei fatti, la madre, la moglie, i figli che ti aiutano a vivere meglio, tua sorella, la maestra cieca che riconosce la sua voce in un angolo del paese. Gerusalemme e il maestro morale Franco Scaglia. Il tutto narrato con un linguaggio chiaro e deciso, il flusso dei fatti che scorre con l’attraversamento di Terni, ex città operaia o con la descrizione di notti bizzarre vissute nelle stanze buie della Roma più profana.
Descrizioni di case e grandi disperazioni incontrate nel suo peregrinare come quella di un uomo “che morì d’amore guardando Striscia la notizia in solitudine, bevendo il vino delle cantine di Castrovillari, pensando che se l’amore non ritorna, allora è meglio morire”. “.
Che fosse la generosità di un grande latinista come Luca Canali che conosceva e frequentava, l’osservazione di un uomo con il figlio annoiato al McDonald’s di Torpignattara o il medico Michele Ciasullo sempre disponibile a placare l’ipocondria di Di Consoli e Franco Arminio questi versi in forma di prosa soddisfano molto chi ama la lettura della letteratura come uno scavo che aiuta molto la vita personale di chi vuole usare il periscopio del poeta per i propri ricordi e introspezioni.
Perché «Poi penso agli altri, e gli altri, come sempre, mi consolano». Andrea Di Consoli, Dimenticami dopodomani, Rubbettino. Il volume sarà presentato dall’autore e da Franco Arminio al Salone del Libro di Torino, giovedì 9 maggio alle 15 in Sala Magenta (pad. 3). ([email protected])

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