Italia e Cina parlano due lingue diverse sulle auto – .

Italia e Cina parlano due lingue diverse sulle auto – .
Italia e Cina parlano due lingue diverse sulle auto – .

Condividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su LinkedInCondividi tramite WhatsappCondividi tramite e-mail

Gli inglesi in casi simili parlerebbero di “storm in a teacup”, in italiano potremmo invece usare l’espressione “molto rumore per nulla”. Perché non si placano le polemiche sul nome della piattaforma modenese di Xiaomi, che tanto ha fatto infuriare il sindaco Gian Carlo Muzzarelliche nell’inaugurare la sesta edizione del Motor Valley Fest si è scagliato contro il marchio hi-tech che arriva dall’Est: “Il gruppo cinese non ci ha minimamente informato né chiesto permesso – ha spiegato Muzzarelli – Utilizzare il marchio modenese per sviluppare e promuovere un mercato cinese prodotto, quindi non del nostro territorio e non prodotto qui, nella Motor Valley, penso che sia un errore e un’offesa”.

XIAOMI HA DAVVERO UN MODELLO CHE SI CHIAMA MODENA?

Eppure, nonostante la scelta di utilizzare un nome non solo tipicamente italiano, ma anche radicato nella tradizione motoristica del nostro Paese (Modena fa parte della Motor Valley italiana, è la patria della Maserati ed esiste già la Ferrari 360 Modena) aveva sorpreso a prima vista Inizia la rivista quando, più di un anno fa, ospitò un approfondimento sul progetto Xiaomi, dall’agosto 2023 queste stesse pagine si erano premurate di sottolineare che Modena non era il nome di un modello, bensì quello interno al progetto di piattaforma sviluppato dai cinesi.

LA REPLICA XIAOMI A MODENA

Insomma, nella lista non ci sarà mai nessuno Xiaomi Modena. Ed è proprio questo ciò che ha risposto Xiaomi: “In relazione alle recenti notizie circolate nel fine settimana e alle dichiarazioni rilasciate da rappresentanti del governo nazionale e locale – fanno sapere Inizio dal gruppo -, Xiaomi tiene a precisare che il nome del suo veicolo elettrico è Xiaomi SU7. ‘Modena’ rappresenta solo il nome interno di un progetto, nonché l’identificatore dell’architettura della piattaforma ‘Xiaomi EV Modena Architecture’ come annunciato durante un evento tenutosi a Pechino il 28 dicembre 2023.”

L’azienda sottolinea quindi che “non ha intenzione di utilizzarlo per campagne di marketing globale indicandolo come nome della vettura. Xiaomi è da sempre impegnata a rispettare tutte le normative europee e italiane applicabili, compreso il regolamento sulla protezione delle indicazioni geografiche”.

E non si tratta, come si potrebbe pensare, di un’inversione improvvisa e un po’ maldestra perché il nome Modena in realtà non compare da nessuna parte e il modello, di cui avevamo già scritto anche qui, si chiama SU7. Poi, certo, con un po’ di malizia si potrebbe far notare che per un nome interno è stato sbandierato un po’ troppo all’esterno. Altrimenti non saremmo qui a parlarne.

URSO E MUZZARELLI TIRANO DRITTO

Fanno festa intorno al dipartimento Made in Italy, che legge la comunicazione che Xiaomi ha inviato alla stampa come una completa assunzione di responsabilità colpa mia: “La casa automobilistica cinese Xiaomi”, si legge nell’informativa diffusa da Via Veneto, “ha comunicato a Mimit che non promuoverà l’auto SU7, prodotta al 100% in Cina, con il nome “Modena”, come è stato fino ad essere evidenziati oggi sui media dopo l’evento di presentazione dello scorso 28 dicembre a Pechino”.

“L’azienda – si legge ancora nella nota del ministero – ha assicurato che intende rispettare la normativa italiana sulle false indicazioni, compreso il regolamento sulle indicazioni geografiche. Non verranno promosse campagne di comunicazione e marketing che possano trarre in inganno i consumatori”.

ITALIANI E CINESI NON SI CAPISCONO?

Insomma, da un lato Xiaomi chiarisce che non è mai stata intenzione del gruppo sfruttare il nome di un progetto per scopi di marketing, dall’altro il ministero sventola il chiarimento come una rinuncia formale al nome ed un ritorno in carreggiata. Prova provata che quando Italia e Cina si parlano non sempre si capiscono.

L’ALLEANZA SULL’ITALIAN SOUNDING CHE UNISCE CSX E CDX

Certo è che lo Xiaomi SU7 o Modena aveva contribuito alla nascita di una curiosa alleanza tra il centrosinistra (ovvero il sindaco di Modena) e il centrodestra di matrice sovranista rappresentato dal ministro dell’Impresa e del Made in Italy , Adolfo Urso (ancora ovviamente incazzato da denunce, contestazioni con Stellantis sull’Alfa Romeo Milano). Un’alleanza che nelle ultime ore sembrava promettere battaglia al mondo intero.

I due si erano infatti sentiti al telefono: Gian Carlo Muzzarelli non solo aveva ricevuto il massimo appoggio del Mimit anche nel caso in cui, come già lasciato intendere dal sindaco, avesse deciso di intraprendere iniziative legali (l’assessorato avrebbe assicurato al sindaco che hanno dalla loro parte l’articolo 4, co. del Ministero del Made in Italy per garantire maggiore tutela alle località che vantano precise indicazioni geografiche per i loro prodotti artigianali e industriali.

IL NUOVO SCUDO PER PROTEGGERE MADE IN ITALY

Dopo le polemiche sull’Alfa Romeo Milano e sulla presunta Xiaomi Modena, i tecnici del Ministero dell’Impresa e del Made in Italy hanno accelerato la prima ricognizione su oltre duecento località italiane conosciute in tutto il mondo per le loro produzioni, che possono fregiarsi del riconoscimento di “indicazione geografica” prevista dal nuovo regolamento a tutela dei consumatori e dei produttori Ue. L’obiettivo, insomma, è innanzitutto individuare i paesi e le città legati, nell’immaginario collettivo, a prodotti artigianali e industriali, blindandoli legalmente.

Una vera novità visto che solo fino a pochi anni fa l’Italia aveva sempre permesso di correre (su strada) auto straniere con nomi italianissimi. Pensiamo alla Nissan Murano, oppure alla Kia Sorento (sì, con una sola ‘r’…) e alla Kgm Tivoli, solo per citare i casi più recenti. Ma con l’invasione delle auto elettriche cinesi ormai alle porte, i possibili dazi Ue sulle auto in arrivo da Pechino ma soprattutto la drammatica situazione in cui versa il settore automobilistico italiano, è chiaro che il governo su questo punto ha i nervi scoperti. Insomma, chi vorrà usare nomi italiani dovrà produrre in Italia. Basterà questo a convincere alcuni produttori stranieri a creare una propria gigafactory nel Paese?

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Parte ‘Maas ToMove’, 6 super app per una mobilità personalizzata – Italianewsmedia.it – PC Lava – Magazine Alessandria oggi – .
NEXT in prima linea per il Sud e la Calabria Valentina Corneli, candidata del M5S nella circoscrizione Sud – .