Il Piemonte che non c’è più, 25 luoghi da non dimenticare – .

Era uno splendore davanti al Duomo di Torino con un elegante portico lungo 60 metri chiamato Palazzo dei Portici. Era Palazzo Richelmy, casa natale del cardinale Agostino Richelmy, gioiello barocco del XVII secolo, costruito da Carlo di Castellamonte. Purtroppo, nel 1937 si decise di demolirlo e di trasformarlo, negli anni ’60, nell’attuale Ufficio Tecnico dei Lavori Pubblici del Comune di Torino. Molti torinesi lo chiamano “Palazzaccio” per il forte contrasto con l’ambiente urbano circostante, davanti alla facciata del Duomo e per l’impatto estetico molto mediocre. Forse sarebbe stato meglio ricostruirlo com’era. Ma quello di “Palazzo Richelmy” è solo uno dei tanti esempi di importanti monumenti storici piemontesi non più esistenti o abbandonati per vari motivi. Nella nostra regione sono tanti, dal Castello Mirafiori di Torino al forte Brunetta di Susa, dalla Galleria Grande di Carlo Emanuele I alle fortezze di Cuneo e ancora dal Castello di San Giulio d’Orta all’antica chiesa di Santa Maria di Piazza del Casale. Simone Caldano, novarese, docente di storia dell’architettura e dell’urbanistica, scrittore e autore di numerose pubblicazioni, racconta la storia di 25 edifici scomparsi in Piemonte nel suo libro “Il Piemonte che non c’è più”, Edizioni del Capricorno tra chiese e monasteri, castelli e fortezze, palazzi e molto altro ancora. Ecco alcuni esempi riportati nel volume.

Com’era bella la chiesa di Sant’Andrea a Chieri. Nell’area occupata dall’ex edificio scolastico di via Tana è stato realizzato un parco e durante i lavori sono emersi tratti di muratura riconducibili alla chiesa di Sant’Andrea, capolavoro progettato da Filippo Juvarra nella prima metà del Settecento e distrutto nel Napoleonico. Sant’Andrea era il cuore di un monastero fondato nel XIII secolo dalle monache cistercensi a ridosso delle mura della città. Le monache abbandonarono il monastero con le soppressioni del 1802 e la chiesa fu demolita pochi anni dopo per ordine del governo napoleonico. L’edificio religioso superstite passò più volte di proprietario in proprietario finché negli anni ’60 il Comune di Chieri distrusse l’antico monastero per far posto a due scuole. E che dire della cattedrale di Santa Maria a Novara, risalente al IV secolo, più volte distrutta e ricostruita. Demolita e ricostruita nel 1100, la chiesa fu restaurata a partire dal XV secolo. Nel Settecento, su progetto di Benedetto Alfieri, fu restaurato in stile barocco mantenendo le strutture originarie. Verso la metà dell’Ottocento Alessandro Antonelli progettò la costruzione della nuova cattedrale ma il progetto rimase del tutto incompiuto. C’era una volta la Cittadella di Cuneo, una fortezza quasi inespugnabile, che, tra il XVI e il XVIII secolo, respinse cinque assedi e si arrese dopo il sesto assalto. Poi arrivò Napoleone e il 2 luglio 1800 iniziò l’abbattimento delle secolari difese della “città d’assedio”. La città fortificata con la sua cinta muraria che inglobava l’attuale Cuneo Vecchia scomparve e “da quel momento non fu più il fulcro della resistenza armata contro gli eserciti nemici e furono aperti nuovi viali e giardini dove sorgevano i bastioni”. Dalle rovine del passato è nata la nuova Cuneo. «E dire che prima Cuneo veniva percepita proprio come una fortezza e non come un centro urbano».

Ecco ciò che resta del castello tardo medievale di Verzuolo, a pochi chilometri da Saluzzo, dopo il crollo di gran parte di una torre nel 1916. Una fine triste e un disastro che causò anche la perdita dell’archivio del castello con la storia del rapporti tra i marchesi locali, i Savoia e i re di Francia. Nel 1938 furono demolite la rimanente torre quadrata, detta Torre dell’Orologio, la torre del Belvedere e l’intera ala, facendo così scomparire l’intera facciata più bella del Castello. Successivamente il maniero venne spogliato di tutti gli arredi, dei camini e perfino della ricca fontana. Negli anni successivi il degrado del castello portò ad ulteriori crolli e demolizioni di gran parte della porzione meridionale dell’edificio. Da un anno il castello di Verzuolo ha un nuovo proprietario che intende ristrutturarlo parzialmente e trasformarlo in location, speriamo bene! A Casale, invece, un’antica chiesa fu distrutta per ampliare il mercato, mentre a Pinerolo andò perduta per sempre la cittadella fortificata, di grande importanza strategica, che inglobava l’attuale centro storico.

E potremmo continuare a lungo sfogliando le pagine del libro di Caldano. Si tratta sostanzialmente di un patrimonio perduto, ma di cui oggi è importante preservare la memoria. Così ha fatto Simone Caldano nelle 178 pagine del suo volume. “La qualità degli edifici distrutti, rileva l’autore, può suscitare naturale indignazione e comprendere le circostanze in cui furono rasi al suolo richiederà uno sforzo di contestualizzazione, non così immediato agli occhi di un cittadino del XXI secolo. Ma ne varrà la pena: anche così impareremo a valorizzare i tesori che ancora ci circondano e a non ripetere gli errori del passato”. Filippo Re

Nelle immagini

copertina libro “Il Piemonte che non c’è più, 25 luoghi da non dimenticare”, Simone Caldano, Edizioni del Capricorno

Palazzo Richelmy e il “Palazzaccio”, Piazza San Giovanni a Torino

Disegno raffigurante Cuneo durante l’assedio del 1557

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