Venerdì con il Brescia costretto a vincere e sperare nei play-out – .

Venerdì con il Brescia costretto a vincere e sperare nei play-out – .
Venerdì con il Brescia costretto a vincere e sperare nei play-out – .

BARI – Chi ha ridotto il Bari a queste condizioni? Chi è il mandante di questo pasticcio? Chi ha potuto creare un simile incubo con un finale che meriterebbe ben più approfondimenti (via Iachini, squadra mascherata da autogestione)? A Cittadella è andato in scena anche uno spettacolo mortificante (si fa per dire…). Uno stato di confusione nel gruppo che non fa ben sperare all’alba dell’ultimo atto di un campionato di spaventosa mediocrità. Il Bari non è una squadra in difficoltà. Il Bari non è una squadra con limiti tecnici e strutturali, ancor più che tattici, atletici e di personalità. Più semplicemente, il Bari non c’è.

Da qualche settimana si continua a commettere un errore gravissimo. Avventuratevi nei calcoli, studiate il calendario e curiosate nelle case degli altri. Ma di cosa stiamo parlando? La realtà è molto semplice. C’è una squadra che non vince ormai da una vita (Bari-Feralpisalò, il 17 febbraio, nel giorno in cui Di Cesare e compagni gridarono al mondo che era nato un amore con Iachini) e che, soprattutto tutto, continua a dare una mortificante sensazione di piccolezza. Oggi il Bari non è superiore nemmeno all’ultima della classe, la dignitosissima Lecco. Semplicemente perché non ha identità. E nemmeno un’anima. Guardandolo da fuori si vede molta improvvisazione, in certi momenti l’impressione è che nessuno sappia cosa fare (in Veneto altro cambio di modulo, 4-3-1-2 e un’incredibile girandola di cambi lungo il modo). Ed è difficile distinguere i compiti tattici, anche i ruoli. Ecco perché torna attuale la domanda iniziale: ma chi ha dato vita a un simile obbrobrio? Come potremmo permetterci di fare scelte folli e avventate quando abbiamo tra le mani un giocattolo prezioso come il Bari Calcio? Parliamo di responsabilità molto gravi che profumano di incoscienza e arroganza. Il vero filo conduttore di stagione. Una percentuale di errori così alta in una sola stagione non si era mai vista. Congratulazioni sincere.

La partita? Illeggibile, come quasi tutti gli altri. Il solito inizio al rallentatore. Il gol subito in avvio per la sesta volta nelle ultime dodici partite, roba da manicomio altro che “siamo forti” come ci ha detto recentemente un Maita arrabbiatissimo (e cosa dovrebbero dire i tifosi, Mattia?). Qualche fase di gioco decente ma mai veramente la sensazione di una squadra capace di dettare legge e di incidere. Un paio di sprazzi nel consueto deserto di gioco e di intensità. Ragazzi, qui la questione è seria ma non è grave (Ennio Flaiano dixit): Il Bari non corre, punto. E non correre significa essere a un passo dalla Serie C. Battere il Brescia per sperare di raggiungere i playoff, probabilmente dalla quartultima. Ma come si può pensare di vincere una partita guardando giocare Di Cesare e compagni? Una squadra spaventata prima ancora che mediocre. Un cocktail emozionante alla vigilia di partite ad altissimo livello di emozione. E per fortuna il Cittadella non aveva il cinismo delle grandi squadre. Oltre al pareggio (bravi Acampora e Nasti), c’è stata anche un’occasione monumentale sprecata da Rizza, incapace di segnare a due metri da Pissardo. Sarebbe stato il game Over anticipato. Dobbiamo dire grazie anche a «Citta». Tristezza, rabbia, un pizzico di vergogna. Qualcuno ci spieghi chi ha ridotto il Bari così.

 
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