Il processo a carico del 38enne Marco Melillo di Lavinio, autore di…
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È iniziato il processo a carico di Marco Melillo, 38 anni, di Lavinio, autore di una rapina compiuta l’8 dicembre dello scorso anno ai danni del supermercato Lidl di via Mascagni ad Aprilia. L’uomo, assistito dall’avvocato Manuela Comandini, è comparso ieri mattina davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Latina Giuseppe Molfese per rispondere di rapina, evasione dagli arresti domiciliari e uso di arma impropria.
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I FATTI
L’episodio di cui è chiamato a rispondere risale al dicembre dello scorso anno quando l’uomo entrò nel supermercato con un paio di forbici in mano con cui aveva minacciato la cassiera e si fece consegnare i 1.300 euro contenuti nella cassa di contanti. Poi la fuga che in realtà è durata poco poiché i carabinieri della sezione radiomobile del dipartimento territoriale di Aprilia, dopo l’immediata denuncia dell’aggressione da parte dei dipendenti dell’azienda, lo avevano rintracciato e arrestato. Melillo, del resto, non era estraneo a delitti del genere, visto che nel settembre 2016 ad Aprilia aveva rapinato un altro supermercato, Eurospin, reato per il quale era stato arrestato e poi condannato. Durante l’interrogatorio di convalida per la rapina al Lidl, il 38enne ha ammesso tutto, spiegando di aver agito per necessità, avendo bisogno di soldi ma che non aveva intenzione di fare del male a nessuno.
Oltre alla rapina, il gip lo ha accusato anche di fuga in quanto aveva commesso la rapina mentre si trovava agli arresti domiciliari, e l’uso di un’arma impropria, ossia delle forbici, convalidando l’arresto e disponendone la custodia cautelare. custodia cautelare nel carcere dove si trova tuttora. La Procura ha chiesto per lui un giudice immediato e ieri si è svolto il processo, che si è svolto con rito abbreviato su richiesta della difesa di ottenere uno sconto di un terzo della pena. L’accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Giorgia Orlando, ha chiesto la pena di 8 anni di reclusione. Al termine della seduta, il giudice ha attenuato la pena rispetto alla richiesta del pubblico ministero e lo ha condannato a 4 anni e quattro mesi di reclusione, concedendogli attenuanti generali ma riconoscendo anche la recidiva per la commissione dello stesso reato. Per lui anche l’interdizione dai pubblici uffici.
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Il Messaggero