In Emilia-Romagna si spende di più in cultura, pari al 4% delle risorse mensili – .

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La cultura è sempre più un motore dell’economia dell’Emilia-Romagna e questo è ancora più vero dopo gli anni della pandemia. Bologna, con i suoi musei, teatri e opere d’arte, è in testa. È questa la fotografia che emerge dal XIX Rapporto annuale “Impresa Cultura. Formazione per il sistema culturale di fronte alla sfida del cambiamento”, realizzato da Federculture, l’associazione nazionale che rappresenta le imprese culturali e gli enti pubblici e privati ​​che gestiscono beni e attività culturali. Ogni anno il rapporto fotografa lo “stato di salute” del sistema culturale e dei suoi trend in termini di risorse, domanda e offerta, oltre ad offrire in ogni edizione un approfondimento su uno specifico tema di attualità.

Un quadro positivo

Quello che emerge è un quadro complessivamente positivo. Dopo gli anni di crisi del 2020-21, nel 2022 tutti gli indicatori faranno un balzo in avanti: cresce la spesa delle famiglie, +15,9% in attività ricreative, sport e cultura. La partecipazione agli eventi culturali, scesa all’8,3% nel 2021, si è attestata al 23,1% nel 2022. L’occupazione culturale aumenta del +5,7% rispetto al 2021. Forte ripresa anche del turismo, in particolare del turismo culturale, con le grandi città d’arte che registrano un +104% di presenze.

In Emilia-Romagna si spende di più in cultura

In questo contesto l’Emilia-Romagna non fa eccezione, anzi in alcuni ambiti risulta essere una delle regioni italiane con le migliori performance come nel caso della fruizione culturale.

In Emilia-Romagna la spesa mensile delle famiglie italiane è di 2.897,59, di cui 116,22 euro per attività sportive, culturali e ricreative, pari a circa il 4%. %. Numeri superiori alla media nazionale, che vede la spesa delle famiglie pari a 2.625 euro, pari al 3,5%.

Rispetto alle medie nazionali, i residenti in regione sono più frequentati dai musei (25,2% contro 22,6%), o vanno ai concerti (12%, media italiana 6,5%) e sono molti di più i lettori abituali in Emilia-Romagna (44% contro 39 % della media italiana). Molto bene anche i siti museali, che registrano nel 2022 in regione 6,3 milioni di visitatori, il 106% in più rispetto all’anno precedente.

La regione si conferma anche una delle più virtuose (è la terza a livello nazionale) per i consumi culturali. Nel 2022, la spesa media mensile delle famiglie per “ricreazione, sport e cultura” in Emilia-Romagna è pari a 116 euro, un valore superiore alla media di spesa nazionale (91,9 euro) e più del doppio di quanto spendono le famiglie delle regioni del Sud ( Sicilia, Puglia, Calabria) con la spesa più bassa.

L’Emilia-Romagna si conferma un territorio capace di portare risorse private nel settore culturale: è infatti la terza regione dopo Lombardia e Piemonte per raccolta di donazioni Art Bonus. Nel 2022 ammontano a quasi 15 milioni di euro con una crescita del 12,8% sul 2021 e del 21% sul 2019. Dall’istituzione dello strumento Art bonus sono state erogate in Regione risorse per circa 98 milioni di euro.

Arte bonus per regione

Puntare sull’educazione culturale

Nell’edizione 2023 il focus è sulla formazione nel settore culturale che viene analizzata sia negli aspetti relativi all’offerta formativa – alta formazione, ricerca, formazione professionale – sia nelle connessioni tra sistema formativo e lavoro.

La cultura è, infatti, un settore che “pesa” anche in termini occupazionali, nonostante il calo dovuto alla crisi post-Covid: al 2022 sono occupate 815mila persone (+5,7% rispetto al 2021), con profili professionali qualificati e titoli di studio elevati (47,5% dei laureati), più che nel resto del mercato del lavoro (dati Istat).

Un contesto in cui la formazione assume una rinnovata centralità – a diversi livelli – volta a fornire conoscenze, competenze e strumenti critici a coloro che intendono inserirsi professionalmente nel settore culturale e creativo, che sta attraversando una delle fasi più complesse degli ultimi decenni , mentre nuove sfide attendono chi ci lavora.

La spesa turistica per regione

Emerge un quadro molto complesso che spazia dai corsi di laurea, circa 1.000 censiti, ai master post-universitari, agli oltre 5.000 corsi AFAM e ITS Academy che, con 30 percorsi formativi attivati ​​nel settore culturale, sono gli ultimi in ordine di tempo per entrare in questo settore.

Un sistema di offerta ampio che complessivamente riunisce circa 450.000 iscritti e immette nel mondo del lavoro circa 90.000 laureati e diplomati dei diversi livelli formativi, tra i quali prevale la componente femminile e significativa è anche la presenza di studenti stranieri (circa il 15% degli iscritti ai corsi AFAM, ad esempio).

Secondo Eurostat, il 20,2% del totale degli studenti italiani è riconducibile all’area culturale dell’istruzione terziaria; è da sottolineare che si tratta della percentuale più alta tra i 27 paesi europei.

 
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