Concessioni, 8 associazioni scrivono a enti e procure per bloccare le proroghe – Abruzzo – .

PESCARA. Obbligo di gara per l’affidamento delle concessioni di spiagge – sentenze del Consiglio di Stato – indicazioni dell’AGCM – spiagge libere – attuazione del Piano del Demanio Marittimo della Regione Abruzzo. Sono i temi riportati nella lettera inviata a organi e procure da otto associazioni ambientaliste (Stazione Ornitologica Abruzzo, Rewilding Appennini, LIPU Abruzzo, Forum Ambientalisti, Forum H2O, ALTURA, Paliurus e Gruppo Intervento Legale.

“Come noto, si legge nella lettera, nonostante i tempestivi e preventivi avvertimenti dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e le numerose ed univoche sentenze dei massimi organi di Giustizia Amministrativa che imponevano la mancata applicazione da parte dei funzionari delle norme interne che prevedevano proroghe Poiché le concessioni marittime sono in evidente contrasto con le norme europee, diversi comuni abruzzesi hanno tuttavia disposto la proroga delle concessioni fino alla fine del 2024 (in alcuni casi anche fino al 2033), eludendo così l’applicazione delle norme comunitarie.

La recentissima sentenza del Consiglio di Stato 3940/2024 del 30.04.2024 non ha fatto altro che ribadire quanto era già noto a tutti gli operatori del settore e cioè l’illegittimità delle proroghe oltre il 31.12.2023 e la necessità, se si vogliono riassegnare le concessioni ormai irrimediabilmente scadute, di procedere attraverso un bando pubblico. Al riguardo, le sottoscritte associazioni, oltre alla valutazione relativa alle possibili conseguenze dell’operato dei funzionari e amministratori a vario titolo coinvolti nelle ulteriori proroghe illegittimamente concesse, desiderano evidenziare quanto segue.

L’Abruzzo è tra le regioni con la più alta percentuale di coste sabbiose con stabilimenti balneari convenzionati. In alcuni comuni si supera addirittura abbondantemente il 60-70% delle aree assegnate in concessione, il che ha portato ad una forte antropizzazione della spiaggia con tanto di strutture in cemento armato e alla totale desertificazione delle spiagge
con lavori con mezzi meccanici di ogni tipo. Questa condizione ha chiaramente messo a repentaglio la tutela del patrimonio naturale costiero, come dimostrato dall’elevatissimo numero di taxa sia floristici che faunistici di specie legate ad ambienti dunali in scarso stato di conservazione o addirittura estinte.

La stessa ISPRA, in diversi documenti tecnici, ha accertato il gravissimo stato di stress ambientale a cui sono sottoposti gli ambienti costieri del Paese. Lo stesso Piano Regionale del Demanio Marittimo del 2005, con la relativa V.Inc.A. procedimenti. e la VAS e i conseguenti provvedimenti, ammette questa condizione di estrema sofferenza degli habitat costieri, orientando, almeno sulla carta, verso interventi di rinaturalizzazione e ripristino ambientale, tutti largamente ignorati dalle amministrazioni a tutti i livelli. In questo senso, a parere delle Associazioni, esiste un’alternativa oltre ai bandi
assolutamente da perseguire e cioè dare seguito alle indicazioni del Piano Regionale non mettendo a gara parte delle concessioni ma restituendo una parte significativa di queste a spiaggia libera, da gestire con modalità a basso impatto ambientale .

Questa proposta, si legge ancora nel documento, non è da considerarsi come un ritorno ad una fruizione incontrollata del litorale; SÌ
si tratterebbe solo di ripetere quanto già accade nella maggior parte dei paesi europei dove le spiagge libere sono attrezzate per l’accesso (con fermate dei mezzi pubblici; collegamenti navetta da queste se distanti; parcheggi per le auto, sono a pagamento per disincentivarne l’utilizzo spostandosi verso mezzi collettivi) di trasporti a basso impatto ambientale o ecologico), accessi e percorsi ciclopedonali e punti di accoglienza stagionale realizzati in prossimità (e non sulle) spiagge dove vengono forniti agli utenti servizi tra cui il noleggio di ombrelloni e lettini. Una simile forma di utilizzo consentirebbe sia lo sviluppo di iniziative imprenditoriali locali (senza la privatizzazione e l’occupazione stabile del demanio marittimo) sia la tutela degli ambienti naturali costieri residui.

Tra l’altro, questa opzione avrebbe enormi ricadute positive sia dal punto di vista dell’equità sociale, dato che molte persone non hanno redditi in grado di permettersi di pagare i costosi servizi attualmente forniti dagli operatori del settore, sia dal punto di vista del turismo. stessa, considerando che i grandi Paesi con pochissime concessioni (vedi Francia), con vaste aree di costa dunali e vegetazione psammofila, sono destinazioni turistiche più performanti del nostro Paese. Infine, per i tratti da dare in concessione tramite gara, che dovrebbero essere residuali, tra i parametri di selezione degli operatori dovrebbero essere considerati rigidi indicatori di rinaturalizzazione parziale della spiaggia, come, a titolo esemplificativo, la ricostruzione di spogliazione delle dune nei tratti retroombre (tra queste e le strade/ciclabili costiere) e l’utilizzo di materiali adeguati e a basso impatto ambientale sia per le strutture, che devono essere realmente rimovibili, sia per le zone d’ombra (vedi la drammatica questione della l’uso della rafia plastica sintetica largamente ed irresponsabilmente utilizzata da molti operatori abruzzesi).

Non si dimenticherà che l’attuale utilizzo pesante e del tutto insostenibile del demanio marittimo ha gravemente esacerbato i fenomeni di erosione costiera che ha comportato e comporterà una spesa pubblica di decine di milioni di euro che la rinaturalizzazione risparmierebbe almeno in parte, anche in prospettiva prospettiva delle criticità poste dall’innalzamento del livello del mare causato dalla crisi climatica. Anche in questo senso, gli interventi obbligatori di mitigazione dei rischi del cambiamento climatico impongono scelte coerenti per la gestione del demanio marittimo, diminuendo la pressione antropica su questi ambienti “di transizione”, come richiesto anche in questo caso dalle normative comunitarie e dagli accordi internazionali. Le associazioni scriventi, auspicando che le scelte delle amministrazioni ai vari livelli si basino su una gestione concretamente equilibrata ed ecologicamente sostenibile, che potrà realizzarsi solo con decisioni che seguano le indicazioni sopra riportate, restano a disposizione per ogni ulteriore informazione”, conclude la nota. .

 
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