La produzione industriale bresciana cresce del 2,2% nell’ultimo trimestre – .

La produzione industriale bresciana cresce del 2,2% nell’ultimo trimestre – .
La produzione industriale bresciana cresce del 2,2% nell’ultimo trimestre – .

La produzione industriale bresciana è cresciuta nell’ultimo trimestre del 2,2%.

La produzione industriale bresciana cresce del 2,2%.

Buone notizie dal Centro Studi Confindustria Brescia. I dati emergono dall’indagine congiunturale raccolta dal Centro stesso e si riferiscono al periodo gennaio-marzo 2024. Nel 1° trimestre 2024 l’attività produttiva del settore manifatturiero bresciano ha evidenziato una variazione rispetto al trimestre precedente pari al +2,2% (indice ciclico ), mentre l’evoluzione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (tendenza) mostra ancora un segno negativo (-2,3%), di entità simile a quella sperimentata tra ottobre e dicembre 2023.

A seguito degli sviluppi sopra indicati, il tasso acquisito – ossia la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2024 – risulta leggermente positivo (+0,5%), nonostante la componente negativa ereditata dal 2023 (- 1,6%).

“La crescita registrata per l’industria bresciana nei primi tre mesi dell’anno si inserisce in un contesto nazionale complessivamente positivo – commenta Franco GussalliBeretta, presidente di Confindustria Brescia -, caratterizzato, tra l’altro, dalla buona evoluzione del Pil, dai prezzi degli input energetici bassi, ma ancora elevati se confrontati con quelli pre-Covid, e dalla graduale ripresa del manifatturiero italiano. In questo contesto, però, registriamo un nuovo aumento dei costi di acquisto delle materie prime (+2,8%), in linea con il movimento al rialzo registrato sui mercati internazionali dei prezzi delle principali materie prime utilizzate dalle aziende bresciane. Un aspetto che continuiamo a monitorare, alla luce degli impatti pregressi già sperimentati sul nostro sistema produttivo”.

In dettaglio

  • Nei primi tre mesi del 2024 il 35% degli operatori intervistati ha dichiarato un aumento dell’attività rispetto al periodo precedente, contro il 45% che si è detto favorevole al mantenimento dei volumi prodotti e il 20% che ha invece segnalato un calo degli stessi.
  • La scomposizione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra “segni più” generalizzati: +1,0% per le microimprese, +1,8% per quelle piccole, +3,7% per quelle medie e +1,7% per quelle grandi.
  • Con riferimento alla dinamica economica per settore, l’attività produttiva ha evidenziato una certa eterogeneità. Risultati positivi provengono dalla metallurgia (+5,8%), dal legno e minerali non metallici (+4,9%), dal sistema moda (+4,7%) e dalla meccanica (+1,9%). I settori alimentare (-0,9%) e chimico, gomma e plastica (-0,5%) sono invece caratterizzati da un calo della produzione.
  • Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 77%, in leggero aumento rispetto alla rilevazione precedente (76%), ma in diminuzione del 3% rispetto a quanto misurato nel primo trimestre 2023 (80%).
  • Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 33% delle imprese, sono rimaste invariate per il 47% e sono diminuite per il 20%. Le vendite verso i Paesi UE sono cresciute per il 24% degli operatori, diminuite per il 21% e stabili per il 55%; quelle verso i paesi extra-UE sono aumentate per il 23%, diminuite per il 20% e sono rimaste invariate per il 57% del campione.
  • I costi di acquisto delle materie prime risultano in aumento per il 28% delle imprese, con un incremento medio del 2,8%; tale evoluzione (la più marcata dell’ultimo anno) sarebbe coerente con il movimento al rialzo registrato sui mercati internazionali dei prezzi delle principali materie prime utilizzate dalle imprese bresciane (in particolare quelle agricole e metallurgiche).
  • Sempre tra gennaio e marzo, i prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 21% degli operatori, per una variazione complessiva del +1,6%. Gli sviluppi sopra menzionati indicherebbero quindi una ripresa, ancorché non attualmente paragonabile a quanto riscontrato tra il 2021 e il 2022, delle pressioni inflazionistiche all’interno delle materie prime industriali.
  • La (relativamente) buona fase ciclica che caratterizza la manifattura locale è confermata dal fatto che ben il 50% delle imprese intervistate dichiara di non avvertire alcun fattore limitante la produzione. A questo proposito, le imprese che segnalano un freno dettato dall’insufficienza della domanda si attestano al 33%, una quota ancora elevata, superiore a quanto riscontrato nel primo trimestre 2023 (27%), ma ridotta rispetto alla rilevazione precedente (40%) . Tra i restanti potenziali fattori di ostacolo spicca (ed è di fatto nuova) la geopolitica (6%), in linea con un quadro internazionale sempre più complesso.
  • Va infine ricordato che le tensioni finanziarie (innescate anche dal credit crunch degli ultimi mesi) sono segnalate solo dall’1% degli operatori intervistati; si tratta di un elemento positivo, che sarebbe giustificato dagli enormi sforzi profusi dal sistema produttivo locale in termini di capitalizzazione aziendale.
  • Le previsioni per i prossimi mesi sono moderatamente positive, con un saldo netto positivo (+17%) tra indicazioni ottimistiche e pessimistiche, nonostante la maggioranza assoluta del campione (57%) sia orientata al sostanziale mantenimento dei livelli produttivi registrati nel periodo il primo trimestre dell’ anno. Come già segnalato mesi fa, tra gli elementi di potenziale positività vanno citati: la ripresa della locomotiva tedesca (la cui crescita è però attesa stabilizzarsi su ritmi tutt’altro che esaltanti), i bassi prezzi degli input energetici, la stabilizzazione dell’inflazione . Tra i fattori di rischio vanno citati: la fase debole del manifatturiero mondiale, l’acuirsi delle tensioni geopolitiche in corso, i possibili effetti negativi sul commercio mondiale derivanti da possibili nuove strozzature nei trasporti internazionali.
  • In questo contesto i settori con le prospettive più positive sarebbero la chimica, la gomma e plastica, la meccanica e la metallurgia. Le realtà dell’industria alimentare, del legno e dei minerali non metallici e del sistema moda esprimono invece maggiore cautela per i mesi a venire.
  • Gli ordini provenienti dal mercato interno crescono per il 22% delle imprese, stabili per il 62% e in calo per il 16%. Quelli degli operatori comunitari sono dichiarati in aumento dal 17% delle imprese, invariati dal 66% e in calo dal 17%. Crescono al 20% quelli che arrivano dai mercati extra-Ue, stabili al 65% e in contrazione al 15%.
 
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