La scoperta dell’arsenale il 20 aprile 2022 nell’ambito di un’operazione della squadra mobile della Questura di Caserta
CASAL DI PRINCIPE – “Le armi erano mie ma non ho agito a favore del clan. Le armi erano sepolte lì dal 2000 e nessuno le ha mai usate, i miei cugini non ne sapevano nulla”.
Queste le dichiarazioni del boss Carlo Del Vecchiodetenuto in regime 41 bis, a Catania, davanti al gup Giovanni Vinciguerra, nel processo che lo vede coinvolto insieme ai cugini Pasquale, Leopoldo e Carlo Diana, ritenuto responsabile di concorso in detenzione di armi da guerra clandestine e comuni, complete di accessori vari e munizioni di diverso calibro, e di ricettazione di alcune di esse con l’aggravante di aver agevolato il clan dei Casalesi.
Del Vecchio nelle sue spontanee dichiarazioni ha sottolineato la stranezza dei cugini riguardo ai contenuti nascosti nei loro terreni.
La scoperta dell’arsenale il 20 aprile 2022 in un’operazione della squadra mobile della Questura di Caserta. La polizia ha rinvenuto alcuni bidoni in ferro sepolti contenenti armi nell’azienda di Pasquale Diana, gestita insieme ai fratelli Leopoldo e Carlo, sita in via Macedonio in zona Seponi al confine tra i comuni di Castel Volturno e Cancello e Arnone, in prossimità di un pozzo artesiano. armi da guerra e munizioni varie. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli si trattava dell’arsenale del clan dei Casalesi (fazione Schiavone) di cui Carlo Del Vecchio, cugino di Diana, era un esponente di spicco. Il pentito ha fornito anche informazioni sul ritrovamento delle armi Massimo
Vitolo già cognato di Carlo Del Vecchio.