le prime 3 partite della prossima stagione. Il vero ruolo di Ibra. Lo sciopero non è solo della Curva. E ho detto di Conte… – .

Cosa è rimasto in questi ultimi 270 minuti di stagione? Che significato hanno? Non chiudiamo la questione con una classifica ormai definita: certo, va difeso un secondo posto che non è mai un piazzamento banale, certifica la continuità ai vertici del campionato (sì signore, compreso quello dell’anno scorso, perché se si bara in tavolo da gioco e viene rimosso per questo, la sua puntata rimane con le altre essendo state danneggiate). Il vero senso delle partite di Cagliari, Torino e Salernitana, però, è la riflessione che bisognerà fare su una rosa competitiva, ma da migliorare ancora con decisione: il futuro è adesso. Un po’ come disse Tonali all’inizio della stagione 2022-2023 (“Dobbiamo pensare che non giochiamo le ultime partite dell’anno scorso, ma le prime di questa stagione…”). Scrollatevi di dosso il passato: domani è un altro giorno ed è già oggi.

Sappiamo bene che non è in gioco il futuro di Pioli o il nome del nuovo allenatore in queste ultime 3 partite: questa è una scelta che la società sta facendo a prescindere, mentre io ho già espresso le mie certezze sulla girandola di nomi. Molti di quelli emersi in queste ultime settimane sono frutto di pressioni, spinte, favori alle procure del più e del meno, concessioni – purtroppo – di qualche mio collega o di qualche redazione in cerca di improbabili scoop.

È chiaro che all’interno di una società la cui struttura è diversa dai parametri canonici, le riflessioni sono collegiali e non delegate ad un unico plenipotenziario. Hai chiara la storia Moratti-Allodi, Agnelli-Boniperti, Berlusconi-Galliani, ma se hai un po’ di conoscenza della realtà americana ti sarai reso conto che negli USA nemmeno il proprietario è l’unico padrone delle decisioni: io ne segnaliamo solo un paio a questo proposito di film (“Air”, “Blackberry”) e soprattutto della serie “Success”. È un modo di concepire la gestione aziendale, la vita di un’azienda, l’impresa, profondamente diverso dal nostro. All’interno di quelle strutture l’organizzazione prevede certamente conflitti, discussioni, anche liti furiose prima di arrivare ad un risultato.

Non lo dico né lo scrivo per edulcorare la situazione: è un modo per prendere atto che adesso le cose funzionano così, non vuol dire necessariamente che sia meglio o peggio. E’ semplicemente profondamente diverso. Si può obiettare alla conoscenza sportiva, calcistica, milanista e culturale italiana: credo però che, a questo proposito, una figura imponente come quella di Ibrahimovic e una tecnica collaudata come quella di Moncada debbano fornire un riferimento.

Sul ruolo e sui compiti di Zlatan si scherza quotidianamente, anche in modo vagamente offensivo sulle sue capacità cognitive, sulla sua esperienza o sul suo modo di stare un po’ fuori dalla mischia. Scusate se mi fa sorridere: quel lunghissimo comunicato di presentazione il giorno del suo ingresso come consulente diretto di Gerry Cardinale, che suscitò sarcasmo anche in Fabio Capello, dava sicuramente la definizione. Se pensiamo che oggi lui debba parlare, spiegare, esporre le sue idee e le sue indicazioni, penso che siamo tutti fuori strada. Ibra è ancora ambizioso, è ancora un accentratore: non accetta compromessi, non accetta fallimenti. In questo momento sono la garanzia di una presenza forte, la comunicazione deve – poi – essere studiata e mirata.

In questo scenario c’è spazio per la protesta silenziosa, lo sciopero della Curva che non è solo loro, ma è condiviso da migliaia di altri tifosi demoralizzati e timorosi per il futuro. Un modo molto più garbato, composto e civile delle frecciate volgari o degli hashtag infruttuosi: è un messaggio chiaro e diretto sulle aspettative del popolo rossonero, non solo e non tanto riguardo al mercato e all’allenatore, ma alla presenza e al peso che deve essere restituito per avere nelle stanze che contano. Non per ottenere vantaggi, ma per esigere rispetto e per partecipare alla vita italiana ed europea fuori dai campi di calcio.

Una precisazione necessaria. In una diretta YouTube con Carlo Pellegatti (ci sono le registrazioni) non ho mai detto: “Antonio Conte ha ‘accettato’ le condizioni del Milan”, non so nemmeno se abbia mai parlato con un allenatore. Ho semplicemente ripetuto, come già avevo fatto nelle scorse settimane, che lui era (è) a disposizione per allenare i rossoneri e che di conseguenza, non facendo il cretino, sa perfettamente qual è la filosofia e quali sono le strategie attuali del Milan, alludendo a salari e mercato. Purtroppo alcune cose sui social – come spesso accade – sono state distorte.

Concludo con un applauso a Carlo Ancelotti, ancora una volta campione e finalista in Champions League, anche se per alcuni è solo uno che gioca al “gratta e vinci”. E un applauso anche a Paolo Maldini per i contenuti di una sua recente intervista, dove emergono con chiarezza i valori dell’uomo che personalmente ho sempre anteposto a quelli del giocatore prima e dell’allenatore poi.

 
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