Michele De Lucchi, quarant’anni di sperimentazione in mostra a Piacenza – .

Michele De Lucchi, quarant’anni di sperimentazione in mostra a Piacenza – .
Michele De Lucchi, quarant’anni di sperimentazione in mostra a Piacenza – .

Architetto, designer, artista e professore Michele De Lucchi è il protagonista della mostra omonima Michele De Lucchi. Con le mani e con la mente / Quarant’anni di sperimentazione tra arte, design e architettura. In mostra una selezione di opere rappresentative di una lunga ed eclettica carriera che anima gli spazi espositivi di Volumniaprogetto promosso da Enrica De Micheli.

L’antiquaria Enrica De Micheli, fondatrice del progetto Volumnia, insieme a Michele De Lucchi (foto Fausto Mazza Studio)

Fino al 29 giugno l’ex chiesa di Sant’Agostino nel cuore di Piacenza torna ad essere un luogo sacro, ma l’oggetto del culto è il design. Si entra in una dimensione sospesa, in cui l’occhio rincorre un insieme di opere dopo l’altro, inciampando su ognuna per prestargli la dovuta attenzione. L’allestimento funziona come un flipper, in cui le persone si muovono come palline tra le navate della chiesa.

(foto Studio Fausto Mazza)

La mostra, curata da Paola Nicolin, individua le due facce della produzione e della vita di Michele: quella collettiva e quella individuale, quella pubblica e quella privata. Per questo motivo le opere non sono esposte in ordine cronologico – contrariamente al catalogo – perché fanno parte della vita quotidiana di una persona, in cui i due poli si scontrano. E il percorso espositivo segue questa logica. Innanzitutto ci accolgono prototipi e pezzi storici tratti da Produzione Privata, il laboratorio di design fondato nel 1990 da De Lucchi e Sibylle Kicherer. Sono mobili, suppellettili e lampade realizzati da artigiani, in una collaborazione essenziale dal punto di vista dell’architetto.

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di Francesca Gugliotta

13 gennaio 2021

«In Italia abbiamo la fortuna di lavorare ancora con gli artigiani, cosa che nel mondo non è abbastanza apprezzata», ricorda De Lucchi, elogiando il punto di forza del design italiano. Invece «quando lavori da solo lavori con le mani e con la mente», dice. Trova il vantaggio di poter sbagliare, evitando la paralisi: sbaglia, ripara e va avanti. Da qui la seconda sezione della mostra, in cui lo sguardo gravita e viaggia attraverso il labirintico opera d’arte.

(foto Studio Fausto Mazza)

Prevalentemente in legno – ed eccezionalmente in pietra – i pezzi mantengono l’equilibrio tra l’aspetto più puro del progettare la mente e la praticità del mettere le mani sulle cose. Ma questa dicotomia si fonde, distaccandosi dai processi creativi e indagando l’ispirazione. «Il vero problema è dare un senso alle cose», afferma il designer, «la cosa più importante è lo spirito del tempo, ecco spirito del tempo». Il fil rouge che collega le tappe della carriera di Michele De Lucchi è il ruolo di interprete del mondo, «interpretare il momento in cui viviamo è il modo in cui diamo senso alla nostra esistenza, questo ci gratifica, ci rende felici», ammette. Ecco perché l’isolamento lo terrorizza “se mi isolo perdo il contatto con il mondo, con il senso di quello che sto facendo”. Per l’architetto la chiave per rimanere sempre in contatto è stata distruggere i confini tra le diverse discipline e rifiutare le etichette.

(foto Studio Fausto Mazza)

Al centro dell’esposizione, posto su un altare posto su un piedistallo, c’è un vaso in vetro soffiato, il primo di venti prodotti in edizione limitata, dal colore giallo brillante. Il sole attorno al quale orbitano le altre sue produzioni. Ma anche la realizzazione delle sue convinzioni. Un inno alla positività. Con cui combatte il crescente pessimismo tra i giovani, di cui si dice preoccupato. Quando le cose davanti a noi sembrano senza soluzione e ci chiediamo “cosa posso fare?”, la prima cosa per Michele è ritrovare l’ottimismo. “Possiamo farlo”, lui ripete. «Dobbiamo scavare dentro noi stessi. E la cosa bella del design, dell’architettura e dell’arte in generale è che non solo si creano ambienti e prodotti, ma soprattutto si ispirano nuovi comportamenti. Attraverso queste discipline possiamo mostrare un modo di vivere, di comportarsi, di agire a cui non avevamo mai pensato. Ed essere felice. Per me è il lavoro più bello del mondo”, conclude.

(foto Studio Fausto Mazza)

A lato, all’interno della chiesa, ciò che suscita interesse è l’opera di distruzione dei nidi effettuata dall’artista Nico Vascellari. Un’incursione nella mostra personale da evidenziare come De Lucchi sia anticipatore di alcuni temi dell’arte contemporanea. «Michele costruisce casette, Nico Vascellari decostruisce nidi», cita Paola Nicolin e rende pienamente l’idea di rispecchiamento tra il lavoro dei due artisti.

In collaborazione con il Corso di Laurea in Moda e Industrie Creative dell’Università IULM di Milano

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