Arte, impegno civile e cultura della legalità si incontrano nuovamente al Palazzo di Giustizia di Marsala, dove ieri pomeriggio è stato inaugurato il murale “Non si può chiamarlo amore”. Un’opera che nasce da un laboratorio realizzato dal V Circolo Didattico “Strasatti Nuovo” e che si propone come un omaggio al mondo femminile. Capofila dei lavori è l’architetto Antonio Mauro di Marsala, che sottolinea il legame tra l’idea e l’Area Protetta per le Udienze del Centro Antiviolenza “La casa di Venere”, dove è stato realizzato il murale.
Dopo l’inaugurazione dell’opera, i presenti si sono spostati nell’atrio antistante l’ingresso del Tribunale, dove l’evento è proseguito con gli interventi del procuratore capo, presidente del Tribunale di Marsala, Alessandra Camassa, presidente dell’Ordine degli Avvocati Giuseppe Spada, del direttore del V Circolo Vita D’Amico, che ha sottolineato il valore della cultura nella costruzione di un domani migliore, portando anche il saluto dell’assessore regionale all’Istruzione, Mimmo Turano. Poi il sindaco Massimo Grillo, che ha parlato del murale come “testimonianza tangibile di impegno concreto a favore di una cultura capace di superare ogni forma di violenza”. La presidente della Commissione Pari Opportunità del Tribunale di Marsala, Adele Pipitone, ha introdotto un gruppo di donne del laboratorio di ceramica “Le Barbottine”, attivo presso il Centro Sociale di Sappusi, che a loro volta hanno presentato ai presenti una loro opera in terracotta , che raffigura la testa di una donna.
L’evento è proseguito con un toccante monologo, scritto da Massimo Graffeo ed interpretato dall’attrice Cinzia Bochicchio, per poi concludersi con l’esibizione del quartetto Fabio Carpi, che ha eseguito alcuni classici del jazz.
