Porta Vittoria – San Pietro in Gessate tra i sette siti europei in pericolo – .

Chiesa di San Pietro in Gessatesituato di fronte al Tribunale di Milano, è stato identificato come uno dei i sette siti culturali più minacciati d’Europa. Questa preoccupante notizia è arrivata attraverso il programma “7 Most Endangered 2024”, promosso per sostenere monumenti e siti europei in condizioni precarie che richiedono interventi sia pubblici che privati.

7 I più a rischio di estinzione nel 2024” è un’iniziativa di Europa Nostra, la federazione paneuropea dedita alla salvaguardia del patrimonio culturale e naturale. La selezione dei siti si basa sull’eccezionale valore culturale e patrimoniale di ciascuno, nonché sul pericolo imminente che ne minaccia l’integrità.

La chiesa di San Pietro in Gessate è oggi ufficialmente riconosciuto come punto di interesse prioritario per Europa Nostra. Questa selezione non solo richiama l’attenzione sulla situazione critica del sito, ma apre anche la possibilità di ricevere fondi per interventi di conservazione. Oltre alla chiesa milanese, sono stati selezionati altri sei luoghi, sparsi tra Turchia, Serbia, Grecia, Francia e un’altra località italiana (la sinagoga di Siena), che riceveranno ciascuno un contributo economico di 10.000 euro dalla Banca Europea investimenti per avviare le prime attività di salvataggio.

Ma quali sono le ragioni che hanno spinto Europa Nostra a puntare su questo sito nel cuore di Milano? San Pietro in Gessateun gioiello artistico di Lombardo del XV secolopresenta seri problemi di conservazione, soprattutto per quanto riguarda i suoi cicli di affreschi di inestimabile valore.

Costruito probabilmente nel XV secolo progettato dall’architetto Guiniforte Solari, la chiesa fu un importante centro di riforma appartenente all’ordine benedettino. Nel corso dei secoli sono stati eseguiti diversi interventi di restauro, tra cui quello della facciata nel 1912, seguito dalla ricostruzione dopo i danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale nel 1943.

Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi, i cicli di affreschi quattrocenteschi, considerati tra le opere più significative dei pittori lombardi e di altri artisti europei, versano oggi in uno stato critico. Gli interventi di restauro degli anni Cinquanta e Novanta non sono stati sufficienti a preservare integralmente queste preziose opere d’arte, ed alcune cappelle, come quella di Sant’Antonio e Sant’Ambrogio/Grifi, versano attualmente in condizioni preoccupanti. La cappella di San Mauro, l’unica rimasta nella navata destra, necessita di un intervento urgente.

Nonostante gli interventi passati, il sito continua a deteriorarsi rapidamente e le risorse disponibili non sono sufficienti per intraprendere i necessari lavori di restauro. Inoltre, il cambiamento climatico e l’aumento degli eventi meteorologici estremi pongono ulteriori minacce alla conservazione sia indoor che outdoor.

È evidente l’urgenza di interventi, sia pubblici che privati, per preservare questo prezioso patrimonio artistico e culturale per le generazioni future.

Fin dalla fine del XIII secolo si hanno testimonianze dell’esistenza di una chiesa degli Umiliati dedicata a Santi Pietro e Paolo e chiamato in Glaxiate, con annesso monastero. Il secondo Trecento e il primo Quattrocento videro il progressivo declino del monastero finché, nel 1433, un breve pontificio soppresse la prepositura del SS. Pietro e Paolo trasformandolo nel priorato della congregazione benedettina di Santa Giustina in Padova.

I lavori di ricostruzione della chiesa iniziarono intorno al 1460, quando Acerrito e Pigello Portinari, responsabili della filiale milanese del Banco dei Medici, finanziarono la costruzione del coro e dell’abside maggiore, della sala capitolare e della sagrestia (uno stemma in marmo della famiglia Portinari è ancora visibile all’esterno del coro).

Dell’originaria abside della chiesa restano alcune tracce nel vano d’accesso quadrato con copertura ad ombrello e nei capitelli pensili della sagrestia. Nel 1571, per volontà dell’abate Paolo Orio, venne ampliato e sopraelevato, dando origine al volume alto e profondo che esiste ancora oggi.

Gli archivi sono ricchi di notizie dalle quali possiamo trarre testimonianza del rapido sorgere delle cappelle gentilizie ai lati della navata, prima a sinistra, poi a destra. Queste cappelle sono legate, per il loro arredo pittorico e scultoreo, al mecenatismo di personaggi illustri gravitanti attorno alla corte ducale, che avevano deciso di collocare la propria sepoltura in S. Pietro in Gessate.

Il nome dell’architetto responsabile del cantiere non è attestato nei documenti, ma le forme, le strutture e gli elementi decorativi appartengono sicuramente alambito culturale dei Solari. In particolare la rilevazione delle marcate affinità tra San Pietro in Gessate e Santa Maria delle Grazie a Milano raccoglieva le ipotesi attributive sulla personalità di Guiniforte, che intorno al 1460 raggiunse l’apice della sua fortuna professionale e fu coinvolto nei più significativi cantieri milanesi.

La chiesa ha pianta longitudinale a croce latina con tre navate, transetto aggettante con absidi semiottagonali e cinque cappelle per lato, anch’esse semiottagonali, frutto di un progetto unitario nella coerenza di forme e dimensioni. Le navate sono divise da sette archi ogivali impostati su colonne di granito in sostituzione dei pilastri compositi, sormontati da capitelli con motivi fogliati. La copertura del corpo centrale è realizzata con volte a crociera, caratterizzate da costoloni a toro e chiavi di volta con busti in rilievo; le cappelle laterali sono invece coperte da volte a ombrello. Una ricca decorazione pittorica sottolinea il gioco delle membra architettoniche.

L’impianto solariano così impostato è stato più volte modificato nel corso dei secoli: dopo il già citato ampliamento cinquecentesco, la zona absidale fu nuovamente soggetta a trasformazione in epoca barocca, quando il campanile (ancora visibile nel 1950) e il furono inoltre rinnovati tre portali. di accesso. Il restauro condotto da Diego Brioschi negli anni 1910-12 si interessò particolarmente alla facciata a capanna, con l’eliminazione dei due ingressi laterali e la loro sostituzione con alte monofore ogivali, la revisione del rosone centrale e delle aperture e l’aggiunta di acroteri fittili. in corrispondenza dei quattro contrafforti e della sommità dei salienti.

Dopo i gravi danni causati da bombardamenti del 1943 e i successivi restauri, il chiostro si presenta oggi con eleganti arcate a tutto sesto su esili colonne, un doppio fregio marcapiano e finestre ritmate da semplici lesene al piano superiore.

Le cappelle del lato sinistro della chiesa, con la loro decorazione pittorica e plastica, costituiscono un ricco repertorio della cultura figurativa lombarda tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.

Nel transetto sinistro della chiesa è conservata la tomba di Ambrogio Grifi, protonotario apostolico, consigliere ducale e architetto della famiglia Sforza, che ne finanziò la straordinaria decorazione.

Oggi, come dicevamo, questa graziosa e preziosa chiesa soffre di abbandono, bisognosa di importanti restauri e di maggiore attenzione e considerazione.

  • Riferimenti immagini: Roberto Arsuffi, ARCHIVIO STORICO INTESA SANPAOLO, Milano Sparita, Milano ufficio.it
  • San Pietro in Gessate, Rinascimento, Giovanni Donato Montorfano, Guinforte Solari, Quattrocento Lombardo, Guiniforte Solari, Diego Brioschi, restauro, Europa
 
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