«Pronti a investire su Bagnoli ma niente più ritardi sulla bonifica» – .

«Pronti a investire su Bagnoli ma niente più ritardi sulla bonifica» – .
«Pronti a investire su Bagnoli ma niente più ritardi sulla bonifica» – .

Il presidente dell’ANCE Angelo Lancellotti con il decreto coesione diventato legge, a Bagnoli il governo ha stanziato 1,2 miliardi per il recupero ambientale e le infrastrutture. Ma serve l’intervento privato – invocato dal sindaco Manfredi – per restituire Bagnoli ai napoletani. Gli industriali di Napoli sono pronti a investire nel territorio e costruire un nuovo eco-distretto?

«Innanzitutto voglio sottolineare che la politica del dialogo del sindaco Manfredi porta risultati estremamente positivi. Noi a Bagnoli eravamo pronti tanti anni fa, poi ci siamo addormentati ai blocchi di partenza perché Bagnoli è rimasta immobile negli anni. Noi abbiamo sempre fatto la nostra parte anche contro i nostri stessi interessi mettendo in guardia su quanto poi puntualmente accaduto. Avevamo anche avvertito che le aste fondiarie sarebbero rimaste vuote. Il vero problema, adesso, sono i tempi della bonifica: il primo elemento di cui hanno bisogno gli imprenditori per creare un piano economico e finanziario è la certezza dei tempi. Cioè quando finirà la bonifica e quando saranno disponibili le aree? A quel punto potremo iniziare a parlare di sviluppo dell’area”.

Il piano per l’area ex Italsider prevede alberghi, industrie high tech e green e opere ricreative per lo sport e lo sfruttamento del mare. È questa la strada giusta da seguire?
«Assolutamente sì perché il mix di funzioni rende il quartiere vivo a tutte le ore del giorno e della notte e oggi le città vivono 24 ore su 24 ed è proprio il cambio di approccio che è rilevante. A questo si aggiunge la necessità di pensare al porto turistico. Se a seguito della bonifica dovessero sorgere anche problemi di balneazione, si potrebbe prendere in considerazione anche l’idea di ampliare il porto turistico”.

Quindi ci sono ancora questioni da sciogliere?
«Bisogna fare delle scelte fondamentali: ovvero quali flussi finanziari garantiranno la sostenibilità economica della manutenzione delle aree pubbliche? Nell’attuale Praru – il piano di recupero ambientale e rigenerazione urbana – sono previsti grandi spazi pubblici come il parco urbano e le spiagge ed è proprio a questo che mi riferisco. Altro elemento importante e decisivo è la realizzazione di tutte le funzioni previste che sono interconnesse, unite da un filo che non si può spezzare, che è quello dello sviluppo uniforme del sito ex Italsider”.

Ci troviamo in un contesto geoeconomico e politico che sembrerebbe favorevole a Napoli: per tornare ad occupare un ruolo centrale in Europa e nel Mediterraneo, di cosa ha bisogno la città?
«Ciò di cui ha bisogno la città è ciò di cui ha bisogno l’Italia. Solo il rilancio del Mezzogiorno può dare impulso all’intero Paese. Ma il Paese crede davvero in questa opportunità? Se ci crede, occorre mettere in atto una nuova politica industriale. Benvenuto. L’alta capacità non può essere raggiunta solo sulla linea Napoli-Bari ma serve molto di più. Bisogna mettere a sistema i porti di Napoli, Gioia Tauro, Augusta e Taranto. Ciò consentirebbe di fatto di mettere il Sud al centro del Mediterraneo”.

È d’accordo con il “Nuovo Paradigma”, la campagna de Il Mattino che dimostra nei fatti che lo sviluppo al Sud esiste e va ora incrementato? E secondo te cosa dovrebbe fare di più il Napoli?
«L’idea è che se si concedono al Sud le stesse condizioni competitive che si concedono al Nord, non solo lo sviluppo si può fare qui ma conviene farlo al Sud. Napoli oggi ha una nuova credibilità e reputazione, tanto che se ne stanno accorgendo anche i fondi internazionali. Il 14 verrà da noi anche la delegazione saudita e gli mostreremo tutte le potenzialità del nostro territorio”.

Il nuovo Prg del Comune – più flessibile e con nuove regole volte a favorire la rigenerazione urbana – ha posto al centro dello sviluppo anche la zona Est, oltre a Bagnoli. È un’intuizione corretta?
«Assolutamente perché il processo di deindustrializzazione è avvenuto a Bagnoli ma anche nell’area orientale. Da certi punti di vista la zona orientale è ancora più attrattiva di Bagnoli perché già conta insediamenti importanti come Magnaghi nel campo aerospaziale e dell’industria della conoscenza come le accademie. E poi è un’area equidistante dai tre principali snodi dei trasporti: porto, aeroporto e stazione”.

Secondo i costruttori napoletani quali sono le difficoltà di fare impresa a Napoli?
Servono 4 precondizioni: sicurezza, scuola, sanità e trasporti che non sempre sono garantiti nella nostra città. Se creiamo queste condizioni potremo trattenere quei giovani che costituiscono il miglior capitale umano e che stanno lasciando la nostra città”.

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La mattina

 
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