Mezzo secolo fa il referendum sul divorzio. Il ricordo del repubblicano Mingozzi – .

A Ravenna hanno vinto i no con il 79,73 per cento (in Italia erano 59,1). L’esponente di Ivy ricorda la battaglia referendaria

Mezzo secolo fa, il 12 e 13 maggio 1974, si tenne il primo referendum abrogativo della storia repubblicana: 19 milioni di italiani (59,1%) dissero no all’abolizione della legge 898 Fortuna-Baslini sul divorzio che il Parlamento aveva approvato quattro anni prima, e 13 milioni hanno votato sì (40,9%). A Ravenna i contrari sono stati il ​​79,73%, ovvero 71.657 voti.

Giannantonio Mingozzi del Partito repubblicano italiano a Ravenna ricorda quella consultazione: «Il risultato del no nel comune di Ravenna è stato tra i più alti d’Italia così come l’affluenza alle urne, a difesa di una legge che tutelava il diritto di scelta, aspramente combattuta dai il comitato di ispirazione cattolica guidato da Amintore Fanfani insieme al Movimento Sociale e ai monarchici. Per molti di noi, allora poco più che ventenni, fu la prima vera esperienza di partecipazione ideale e politica, in piena Anni di Piombo e ancora circondati dalle contestazioni studentesche, ma convinti che la concezione democratica e laica dei diritti civili trionferebbe”. .

L’esponente di Edera ci tiene a ricordare tre aspetti di quella battaglia referendaria, alla quale seguì poi la riforma del diritto di famiglia, che possono essere di aiuto alle coscienze di oggi e alla memoria di Ravenna.

Il primo: «L’invito della Cei a scendere in campo per l’abrogazione non ha provocato una guerra di religione, ma grazie ad alcuni esponenti prestigiosi, tra cui l’arcivescovo di Ravenna Salvatore Baldassarri, il confronto è diventato sereno e civile; lo abbiamo intervistato, insieme a Mauro Mazzotti e le sue risposte, pur in linea con l’ufficialità della Chiesa, hanno mostrato una schietta disponibilità al dialogo e una sincera preoccupazione per evitare nuove crociate, per le quali lo abbiamo ringraziato. Quanto siamo stati grati ad Aldo Preda per aver raccolto diverse centinaia di sostenitori dei cattolici ravennati (tra cui 47 sacerdoti) per il “No all’abrogazione”, un atto di coraggio che ha voluto affermare i valori della convivenza civile e della libertà religiosa essenziali per democrazia”.

La seconda: «Il fronte del no, composito e variegato, chiamò a Ravenna i maggiori esponenti politici dell’epoca, da Ugo La Malfa e Oddo Biasini a Enrico Berlinguer, e analogamente si caratterizzò il fronte del sì; un manifesto, conservato nella redazione ravennate di Libro Aperto, dà l’idea del massimo impegno profuso dalle forze di ispirazione laica e democratica con il comizio finale tenuto a Roma dallo stesso La Malfa con Malagodi, Nenni, Parri e Saragat ”.

Il terzo: «La straordinaria partecipazione dei giovani ad ogni iniziativa, dall’incontro con Marco Pannella del 10 marzo alla Casa dello Studente, al comizio di Antonio Baslini del 7 maggio in piazza XX Settembre, e infine quella tenda dei giovani repubblicani che per dieci giorni, 9 febbraio compreso, in via Diaz, ha ricordato ai ravennati di esprimere un sereno no della coscienza umana del Paese, con l’auspicio che Giovanni Spadolini ci mandi per “un Tevere più largo””.

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