Gli avellinesi non devono aspettare alcun processo – .

Non occorre attendere alcun processo per affermare che per cinque anni le delibere consiliari del Comune di Avellino furono pubblicate solo molti mesi dopo l’approvazione, mentre le relative decisioni di spesa furono fatte sparire entro quindici giorni dall’adozione in nome della un futuristico diritto all’oblio che semplicemente non esiste. Non occorre attendere alcun processo per affermare che ciò ha consentito all’ex sindaco e ai suoi di governare di nascosto, di sottrarsi a qualsiasi controllo, preventivo, contestuale o postumo, e che se ciò non fosse avvenuto, se qualcuno, in consiglio e per la maggioranza, se avessero trovato il coraggio di prendere le distanze da quella tendenza, di pretendere trasparenza, Festa e i suoi probabilmente non avrebbero potuto fare quello che hanno fatto, non avrebbero potuto spendere e diffondere, disfare e così via SU.

Non occorre attendere alcun processo per affermare che negli ultimi cinque anni l’amministrazione comunale di Avellino ha distribuito incarichi “ad capocchiam” a un esercito di avvocati, come denunciato dai commissari prefettizi, ha gestito le strutture pubbliche nell’anarchia .

Non occorre attendere alcun processo per affermare che l’ex sindaco di Avellino, poche ore prima di essere sottoposto a perquisizione nella sua stanza al Comune, nella sua auto e nella sua abitazione, o pochi giorni dopo le prime perquisizioni disposte dalla Indirizzo della Procura della Repubblica dei fratelli Guerriero e della dottoressa Smiraglia, ha tentato prima di far ripulire il suo ufficio e poi di far sparire il pc dalla sua scrivania e con il pc ogni prova a suo carico.

Non occorre attendere alcun processo per affermare che il giorno dopo il sindaco indisse una conferenza stampa per annunciare al mondo che quelle perquisizioni non avevano portato a nulla e per attaccare frontalmente la stampa libera e la Procura, immaginando di aveva ingannato gli inquirenti che invece, ecco, avevano filmato tutto.

Non occorre attendere alcun processo per affermare che l’allora vicesindaco, oggi candidato alla fascia tricolore, pochi minuti prima che Festa procedesse alla rimozione del PC si trovava in quella stanza e, da quanto emerge dalle indagini, era lì per far sparire qualcosa.

Non occorre attendere alcun processo per affermare che due concorsi pubblici nel Comune di Avellino sono stati truccati, che l’ex sindaco ha fornito direttamente le risposte ai quesiti al padre di un candidato al concorso dei vigili urbani, che un collaboratore di l’Architetto Guerriero ha vinto un’altra procedura competitiva, per la copertura, con assunzione a tempo pieno e indeterminato, di tre Cat. Si posiziona il tecnico D1, con il consenso dell’ex sindaco e grazie all’azione attiva e decisiva del dottor Smiraglia, presidente della commissione gara, al fine di fornire al Guerriero le tracce e i quesiti della prova di gara affinché possa consegnare consegnarle al candidato segnalato, predisponendo un idoneo meccanismo per segnalare le buste chiuse al candidato.

Su tutti questi fatti la città dei suoi cittadini, non quella dei suoi clienti, pretende una parola chiara. Ora. Lo pretende da chi è al fianco di Festa da cinque anni, e oggi corre in suo nome, da chi ha scelto di scendere in campo con il sostegno degli alleati, consiglieri della vecchia maggioranza ed ex consiglieri comunali, lo pretende da tutti coloro che in qualche misura rappresentano la continuità, da chi la rivendica e da chi vorrebbe cancellare il passato con un colpo di spugna.

Lasciamo da parte il spacchettamento, Eurochocolate, Delfes, contratti e così via. Sono questi fatti, che non sono contestabili, che non necessitano di verifica in alcun processo, perché già acquisiti e provati, che nessuno può trascurare in nome di un’ipocrita garanzia che si alimenta del principio secondo cui a cui i cittadini non capiscono o non gliene frega niente.

 
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