Messina, lo scandalo Nemo Sud e il ruolo della Regione – .

17 maggio 2024, 06:44

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PALERMO – “Contradittorio, in parte vago e sfuggente, non hanno fornito risposte esaustive e obiettive sui temi esaminati (natura giuridica degli strumenti utilizzati, autorizzazione, accreditamento, esternalizzazione).

Con queste parole la Procura di Messina ha fatto proprie le dichiarazioni dei commissari e dei dirigenti regionali sul centro clinico Nemo Sud travolto dall’ultimo scandalo giudiziario. Nessuno di loro è sotto inchiesta.

Se l’enorme malversazione è stata commessa, se 11 milioni di euro di fondi pubblici sono stati destinati senza alcun criterio ad un centro privato ospitato all’interno del Policlinico di Messina, allora la burocrazia regionale ha mostrato quanto meno una debolezza sistemica.

Clinica privata in un ospedale pubblico

C’erano tutte le condizioni per scoprirlo in tempo. E invece dal 2012 fino a giugno 2021 (anno di chiusura di Nemo Sud), raccontano gli inquirenti, «attraverso la stipula di convenzioni, sempre più vantaggiose per la clinica, è stato consentito ad una clinica privata di operare in un ospedale pubblico, con costi a carico Ministero del Tesoro, in assenza di autorizzazione e accreditamento da parte della Regione Siciliana”.

I campanelli d’allarme

C’era stata un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle. Si accesero i riflettori e l’allora consigliere regionale Ruggero Razzanel 2019, chiese chiarimenti al direttore generale del Policlinico e attuale commissario dell’ASP di Catania Giuseppe Lagangaindagato per peculato.

Laganga spiega che, a seguito del rifiuto di esternalizzare i servizi, il Policlinico e la Fondazione Aurora (che poi gestirà il centro) hanno stipulato il primo accordo “integrando” il centro clinico nell’unità di Neurologia dell’ospedale universitario.

Il n. di Lucia Borsellino

Fu Lucia Borsellino a dire no all’autorizzazione e non la concesse nel duplice ruolo prima di direttore generale del dipartimento e poi di consigliere.

Ricevuta la risposta da Laganga, Razza ha deciso di nominare una commissione di verifica. Si è trattato di un lavoro di scartoffie, ma il campanello d’allarme avrebbe dovuto già suonare.

La commissione ha redatto un verbale, secondo i pm di Messina, “limitandosi a riportare l’excursus documentario che aveva caratterizzato il verbale, senza, peraltro, pronunciarsi sulla liceità degli accordi posti in essere e prendere posizione rispetto alla mancanza di autorizzazione e accreditamento del centro clinico”.

I commissari per la verifica

Gli inquirenti hanno convocato i membri della commissione: Giuseppe Sgroi (dal 2004 responsabile dell’Area Affari Legali del Dipartimento Pianificazione Strategica dell’assessorato regionale), Lucia Li Sacchi (allora responsabile del servizio di pianificazione ospedaliera), Francesco Nicosia (responsabile dell’area “Ispezioni e Vigilanza”) e Maria Letizia Di Liberti.

Quest’ultimo, notano gli investigatori, “Non ha potuto dare risposte certe sulla natura giuridica di Nemosud, sulla necessità o meno dell’accreditamento, sull’esistenza di un’esternalizzazione dei servizi sanitari dal Policlinico al centro clinico”. Presenterebbero le dichiarazioni dei commissari “diversi profili di contraddizioni”.

Cosa hanno detto i leader regionali

Stessa cosa per i responsabili di repartodi chi ricostruzioni Vorrebbero essere “in contrasto con la normativa sanitariaciò probabilmente per giustificare l’azione dell’assessorato, che ne ha consentito la nascita e la permanenza nel tempo un’operazione macroscopicamente illegittima“.

La polizia ha sentito Gaetano Chiaro di Pianificazione Strategicasecondo cui Nemo Sud avrebbe avuto bisogno dell’accreditamento se avesse mantenuto rapporti diretti con la Regione, ma poiché aveva l’accreditamento solo presso il Policlinico di Messina, sarebbe toccato a quest’ultimo verificarne i requisiti.

Ignazio Tozzo (direttore del centro Dasoe e poi della pianificazione strategica), precisa di non aver verificato se il centro clinico Nemo Sud fosse accreditato o menoammesso che lo fosse
perché la struttura era operativa da molti anni.

Ha aggiunto che “qualsiasi struttura sanitaria privata necessita di autorizzazione e accreditamento, ma in questo caso quest’ultima misura non era necessaria perché Nemo Sud, operando nell’ambito di una struttura pubblica, si è avvalsa delle esigenze di questa”.

Antonio Tobia, direttore dell’Ente Tecnico di Accreditamento, spiega che «Nemo Sud non rientra tra le strutture sanitarie private accreditate dalla Regione Sicilia, quindi non ha un accreditamento formale».

Osservazioni ignorate, poi arrivò il professore

Mille dubbi, altrettante domande e tanta confusione. Eppure tutto andò liscio fino al 2019 quando il professore del policlinico Roberto Dattola ha segnalato una serie di irregolarità nella gestione del centro clinico privato.

Lucia Borsellino ha respinto la richiesta di esternalizzare il servizio di assistenza. Ma l’osservazione è stata completamente ignorata. Nel frattempo si era attivata la magistratura.

Oggi la Procura ha posto sotto indagine nove persone (non sono indagati commissari e dirigenti regionali) e ha sequestrato 11 milioni di euro. Sarebbe emersa anche una tornata di assunzioni e favori. L’uomo chiave è considerato il professor Giuseppe Vitaindagato per “corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio”.

pubblicato su

17 maggio 2024, 06:44

 
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