La suspense in salsa teatina di Maccio è già diventata un cult per gli abruzzesi – Spettacoli – .

CHIETI. Un po’ di ironia sulla “città della camomilla” e un po’ sul problema ben più grave della città che perde servizi, sottratti alla vicina e impopolare Pescara. Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, porta la sua Chieti nel nuovo programma della Gialappa’s Band. Torna con un finto trailer al “Gialappas Show” in onda tutti i lunedì su TV8, il format che gli ha fatto fortuna e lo ha lanciato sul piccolo schermo.
Qualche mese fa le riprese in centro città avevano catturato parecchia l’attenzione dei teatini. Ora è stato svelato chi erano i quattro banditi scesi da un furgone con il mitra in mano: stavano per rapinare la Banca d’Italia. Nel video, mentre il furgone attraversa le strade di Chieti, con i banditi che promettono di “fare delirio”, con l’andatura irriverente tipica delle finte roulotte di Maccio, si alternano la fuga da un palazzo per pericolo di incendio, un inseguimento notturno sotto sotto i portici, un’ombra inquietante dietro la tenda di una doccia dove c’è una ragazza. Alla fine, ovviamente, tutto si risolve con un’ironia che smonta la suspense. Questa volta, però, ci sono battute sottotitolate in dialetto, che in pochi giorni hanno subito reso virale il video diffuso online, e ne hanno fatto un piccolo cult per gli abruzzesi.
Poi l’inseguimento sotto i portici, dopo il grido di aiuto, si conclude con «Lu portafoje si è innamorato di te» (“Ti è caduto il portafoglio”). L’ombra dietro la tenda della doccia altri non è che il fidanzato (interpretato da Enrico Venti, teatino, amico e collaboratore di lunga data di Maccio alias Ivo Avido) che, dopo l’urlo, dice candidamente: «Amore, dimentica il bagnoschiuma» (“Amore, hai dimenticato il bagnoschiuma”). E poi c’è la banda dei rapinatori, interpretata dal gruppo di comici abruzzesi “I 4 santi” (Marco Di Lillo, Giovanni Adriani, Cristian Ippolito e Valerio Vespucci), che scende senza fiato davanti alla Banca d’Italia. Che però non esiste più perché, come da ritornello, “ci stanno togliendo i servizi e gli uffici”. Per spiegarlo, arrivano sul palco due passanti, interpretati tra gli altri dai genitori di Maccio, Rita Cremonese e Attilio Macchia, che candidamente fanno notare ai malviventi, che stupiti chiedono «Ma non c’era qui la Banca d’Italia?», che «No, qui a Chieti chiusi».
E qui nasce il titolo del finto film; “A Chieti”. Sottotitolo? “Un film in cui non succede nulla di brutto.” E così, mentre Maccio rassicura gli sfollati dal palazzo con «Tutto apposta, non è successo niente, eravamo soli senza falsi allarmi» (“Va tutto bene, non è successo niente: è stato un falso allarme”), arriva l’indicazione-consiglio ai rapinatori: “Se volete rapinare hanno aperto un ufficio a Pescara”. E così, in questo che si presenta come un “film interregionale che da molti è stato definito una capitale”, fa sorridere anche il dramma della città spogliata di servizi e uffici.

 
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