Effetto Campi Flegrei in Sicilia? Nessun segnale, ma ci sono state vittime in passato – .

Effetto Campi Flegrei in Sicilia? Nessun segnale, ma ci sono state vittime in passato – .
Effetto Campi Flegrei in Sicilia? Nessun segnale, ma ci sono state vittime in passato – .

“In Sicilia non sono lì segnali di pericolo simile a quello di Campi Flegrei, ma sono lì fenomeni di bradisismo locale da tenere sotto controllo. Visto che in passato, purtroppo, hanno causato anche delle vittime”. Giovanni Barreca, ricercatore di geologia strutturale del dipartimento di Scienze Geologiche e Ambientali dell’UniversitàUniversità degli Studi di Catania, fa il punto della situazione vulcanologica dell’isola, nelle stesse ore in cui la Campania trema per le continue scosse nel napoletano. Secondo ilIngv, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, “nella zona è in corso uno sciame sismico”, che a partire dal 21 maggio “ha registrato preliminarmente circa 150 terremoti con un magnitudo massima di 4,4 gradi“. Le scosse hanno suscitato forte allarme, con migliaia di persone scese in strada, tanto che il governo ha indetto una riunione incontro interministeriale per valutare gli interventi “Il nostro vulcanismo è diverso, non ci sono fenomeni di questa intensità”, ribadisce Barreca. «In ogni caso è bene tenere alta la guardia cogliere segnali di pericolo“.

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Campi Flegrei, nessun allarme simile in Sicilia

IL fenomeno che si verifica nei Campi Flegrei è noto come bradisismo. Secondo la Protezione Civile, che vigila sulla zona, si tratta di “una deformazione del suolo che prevede fasi lente abbassamento, alternati a fasi di sollevamento più veloce, generalmente accompagnati da terremoti superficiali e di bassa magnitudo”. Potrebbero esserne la causa vari fattoricome il gas in risalita o materiale lavico. Per il partenopeo i tecnici propendono per la seconda ipotesi. “L’insieme di risultati scientifici rafforza le prove di presenza di magma in profondità come causa scatenante”. Nel corso del XX secolo si sono verificate nell’area delle crisi, le più importanti delle quali si sono verificate nel 1970-1972 e nel 1982-84. Quello attuale è in corso dal 2005 e ne ha avuto uno negli ultimi mesi netta accelerazione. Per questo il governo Meloni ha già stanziato nell’autunno 2023 52 milioni di euro per interventi di tutela, a cominciare dal “Piano Straordinario del analisi della vulnerabilità indirizzato a patrimonio edilizio pubblico e privato“.

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I territori sotto osservazione dell’Isola

Come accennato, esistono anche in Sicilia fenomeni di bradisismo, anche se molto meno esteso di quello napoletano. “Le più famose dell’isola sono quelle che si trovano inZona Salinelle di Paternò, nel catanese, e nella riserva di Maccalube d’Aragona, nell’agrigentino”, spiega Barreca. In queste zone si verificano risalite di gas che portano con sé fango, il quale crea… “piccoli vulcani” sulla superficie. Questi ultimi sono monitorati dalla sede locale dell’INGV as indicatori dell’attività vulcanica locale, e generalmente non destano preoccupazione. “Normalmente i fenomeni sono di intensità limitata, ma a volte ce ne sono alcuni esplosioni violente, che ci ricordano gli dei geyser di gas e fango, come quello che ha portato al 2015 morte di due figli che ha giocato proprio ad Aragona”, osserva il geologo. Il nome stesso Maccalube, del resto, “deriva da a Termine arabo che significa “ribaltamento”.‘. A dimostrazione che un fenomeno apparentemente innocuo va tenuto sotto controllo, perché Tuttavia, può avere implicazioni pericolose“.

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Monitoraggio critico per la sicurezza

Non sono gli unici a cambiare tra Sicilia e Campania estensione ed intensità dei fenomeni ma il tipo stesso di vulcanismo. “L’Etna, ad esempio, è un vulcano di tipo effusivo, anche se negli ultimi anni sembra che stia cambiando. Nel napoletano, però, c’è sempre stato aattività esplosiva“, dice Barreca. La differenza non è trascurabile. “Il vulcanismo esplosivo significa che possono esserci dei fenomeni improvvisi, come ileruzione del Vesuvio nel 79 d.C., che in pochi secondi sommerse gli abitanti di Pompei con una colata di materiale eruttivo, senza dare loro il tempo di scappare“. Per fortuna, da allora molte cose sono cambiate. “Oggi abbiamo mezzi tecnici che ce lo permettono monitorare i fenomeni, come si sta facendo oggi ai Campi Flegrei, e per captare i segnali di eventuali situazioni di pericolo, per mettere in sicurezza la popolazione senza cedere a paure o inutili allarmismi”. Per questo, conclude l’esperto, “lo studio e la prevenzione dei dati sono fondamentali, in Campania come nel nostro territorio, cioè ancora vulcanico“.

 
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