Verona. La foto, il cibo, il permesso. La rabbia dei detenuti per Chico Forti: «Perché tutti questi privilegi?»

Verona. La foto, il cibo, il permesso. La rabbia dei detenuti per Chico Forti: «Perché tutti questi privilegi?»
Verona. La foto, il cibo, il permesso. La rabbia dei detenuti per Chico Forti: «Perché tutti questi privilegi?»

VERONA – La foto con a deputato dei Fratelli d’Italia, la chiacchierata telefonica con il fratello sulla paura di ingrassare per la bontà del menù italiano cucinato da uno chef professionista, la visita all’infermeria dove c’è la Playstation diventata famosa con il caso di Filippo Turetta. Dal ricevimento del presidente del Consiglio Giorgia Meloni all’aeroporto di Pratica di Mare, tuttoincontro con la madre Maria Loner nella casa di Trento, erano giorni di polemiche per Chico Forti. Soprattutto nel penitenziario di Montorio Veronese, dove secondo l’associazione Sbarre di Zucchero ribolle la rabbia degli altri detenuti, condivisa con le loro famiglie: «Quando un diritto non è per tutti diventa un privilegio».

LA POSTA

IL gruppo di volontari impegnato in questioni carcerarie, ha pubblicato sui social un confronto tra il trattamento riservato alla trentina Forti (che si proclama innocente, ma è stata condannata all’ergastolo per omicidio volontario) e l’esperienza vissuta dalla veronese Annarosa Lorenz (che dovrà scontare 5 anni per furto, rapina, incendio e ricettazione). Questo il post: «Chico Forti torna in Italia dagli Usa sabato; la domenica entra nel carcere di Verona; Mercoledì è in licenza a Trento per far visita all’anziana madre. Annarosa Lorenz entra nel carcere di Verona per scontare la pena definitiva, dopo un percorso impeccabile in misura sostitutiva; suo padre muore dopo pochi giorni; negato il permesso di necessità per partecipare ai funerali”. Il commento dell’associazione: «Sugar Bars a sostegno dei diritti di tutti gli oltre 61mila detenuti e non dei privilegi di pochi. Sacrasantemente permettendo a Forti di far visita all’anziana madre, ma altri detenuti non hanno avuto la stessa opportunità, nello stesso istituto penitenziario. Perché?”.

L’IMMAGINE

Per avere una risposta precisa a questa domanda bisognerebbe saperlo le ragioni delle decisioni assunti nelle due situazioni dai giudici di Sorveglianza. Il dibattito però si è comunque acceso. All’attacco è passata la deputata dem Laura Boldrini: «Il punto, sia chiaro, non è che Chico Forti ha potuto incontrare la madre appena 5 giorni dopo il rientro in Italia. Il punto è che la stessa possibilità non è garantita a tutti i detenuti e alle detenute del Paese che vivono in condizioni di sovraffollamento e mancanza di servizi. Ciò non può che esasperare gli animi all’interno degli istituti penali. È il doppio standard che qualcuno dovrà spiegare”. Il Pd, con la consigliera comunale Alessia Rotta, aveva stigmatizzato l’immagine di Forti all’interno della struttura anche con il parlamentare Andrea Di Giuseppe (“È inaccettabile che una foto del genere venga scattata all’interno di un carcere, dove è vietato usare i cellulari “). L’esponente di Fratelli d’Italia si è giustificato così a “Uno, niente, 100Milan” su Radio 24: «Quella foto che mi ritrae con Chico Forti, intanto, non è stata scattata con il cellulare perché l’ho consegnata alla polizia penitenziaria , come da regola. Ho chiesto il permesso al direttore, non scatto le foto da solo. E non eravamo in un’area protetta ma nella zona Matricola del carcere”. Ma altrettanto indignato è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria: «Il carcere non è un palcoscenico sul quale le star possono fare il loro spettacolo e ricevere trattamenti e benefici di grande considerazione».

LA PETIZIONE

Nel frattempo continua la mobilitazione del movimento innocentista. Ha raggiunto quasi 5.000 firme la petizione online lanciata su Change.org per chiedere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di concedere la grazia a Chico Forti, “che sta pagando ingiustamente per un reato privo di fondamento”.

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