Eleonora Duse da Taranto alla Medea di Corrado Alvaro. Un viaggio nel mito – .

È stata la grecità a collegare il tragico al personaggio di Eleonora Duse, che
recitò anche a Taranto. Era il 1895. Successivamente venne fondato anche un club dedicato al Divino. Taranto ha visto la presenza di Irma ed Emma Grammatica. Altra presenza importante è stata quella di Marco Praga, caro amico di Eleonora. Ma la città dei Due Mari ha avuto una storia teatrale importante, soprattutto con Cesare Giulio Viola che lavorò con il siciliano Turi Vasile.

da Il calendario popolare, p. 1720, Milano. “A trent’anni dalla morte: Eleonora Duse” maggio 1954 (Archivio Fondazione Giorgio Cini)

Credo che Eleonora resti un riferimento non solo nella cultura teatrale tra la fine dell’Ottocento e i primi 24 anni del Novecento. Resta centrale nei processi letterari che hanno caratterizzato l’intreccio delle varie arti.
Ti farò un esempio. Il modello tragico che ricerca il senso della parola nel mito nella malinconica lentezza dei gesti influenzò anche Corrado Alvaro nella sua “Medea”. Alvaro conosceva molto bene la “posa” di dolore di Eleonora.
Se si osserva con attenzione la partitura dialogica della Medea di Alvaria, si nota subito che il tratto del passo e le pause sembrano dettati da un patrimonio interpretativo che richiama chiaramente la visione della metodologia scenica di Eleonora.
Il tempo che in Alvaro diventa spazio-tempo nasce dal carattere di lentezza-silenzio che Eleonora ha portato in scena. Soprattutto quando ha interpretato cinematograficamente il romanzo di Grazia Deledda, “Cenere”. Una madre che porta tra le braccia la tragedia della morte.
Alvaro entra in teatro proprio per rappresentare l’interpretazione del senso del dolore di una madre e lo fa con una grecità meticolosa e profonda. Ma Alvaro era, d’altronde, uno studioso di Luigi Pirandello nel quale aveva più volte evidenziato il suo interesse per il personaggio che “spacca” gli schemi consueti del teatro ottocentesco. Un aspetto molto caro alla stessa Eleonora Duse.

La Tribuna Illustrata 5 novembre 1905 Eleonora Duse Troni Campania Porto di Roma

Alvaro, infatti, era interessato al mito non tanto da ritrovare nella parola ma nei linguaggi del corpo. E su Pirandello ha guardato con molta attenzione al ruolo di Marta Abba. Un’altra “combinazione” significativa?.
L’Alvaro che studiò Pirandello fu attratto da d’Annunzio ne “La figlia di Iorio”.
Ma è con “Quella lunga notte di Medea” che Alvaro crea una corrispondenza di visioni e immagini metaforiche con la Duse e attraverso la sua dolorosa sensualità tocca le “sponde” dannunziane del superamento della realtà.
Tutta una pagina ancora da scrivere e che sicuramente lo sarà. Dopo il volume “Undulna”, Solfanelli editore, seguiranno altri approfondimenti riguardanti il ​​Divino e il tragico Mediterraneo. Rosso di San Secondo, infatti, parla di Eleonora Duse e del mito.

 
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