Riordinare la successione logica della sequenza, Giorgio Calcagnini. «Se la popolazione diminuisce, i paesi si svuotano, non c’è forza lavoro, il territorio non…
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Così come sono rigorose e puntuali le conseguenze generate dal calo inarrestabile delle nascite.
«Non dobbiamo interrompere la catena economica. Se il calo della manodopera non viene compensato dall’arrivo di lavoratori da altre regioni, le aziende sono costrette a chiudere o a delocalizzare”.
Altro effetto collaterale?
«Distribuzione territoriale. Assisteremo ad un’ulteriore riduzione degli abitanti nelle località con meno servizi, cioè nell’hinterland, che soffre più di altre aree di spopolamento. Perché una giovane famiglia dovrebbe decidere di vivere in una zona interna?”.
Definisce il perimetro di un circolo vizioso: non restano, non hanno figli, è il deserto.
“Inoltre, se non ci sono famiglie, non c’è motivo per cui esista il commercio”.
Metti in moto un elemento che potrebbe cambiare la direzione di questa storia persa.
«L’Università: ha un ruolo essenziale. Chi va a studiare altrove, a Milano per esempio, non torna più”.
Fare leva sulla formazione accademica è una strategia per riequilibrare i dati?
«Certo, dobbiamo rendere le nostre università attraenti per i giovani marchigiani e per chi potrebbe sceglierle provenendo da fuori. Una volta finiti gli studi, quei ragazzi potrebbero decidere di restare”.
Soprattutto potrebbero diventare la linfa vitale delle produzioni locali.
“Esatto. Potrebbero lavorare qui e crearsi una casa. Ma questa strada non è ancora stata intrapresa”.
Spiega per favore.
«Il rapporto dell’Anvur, sullo stato del sistema università e ricerca, alla voce Marche dà un saldo negativo tra studenti in entrata e in uscita».
Cominciamo a correggere la situazione oggi: quanto tempo ci vorrà per trasformare l’inverno demografico in un autunno?
«Ci vorranno 10 o 15 anni per osservare un cambiamento. Per spostare un minimo la barra servono anche servizi e strade. È tutto intrecciato.”
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Corriere Adriatico
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