“La mia Bologna è un dipinto. Dedico la Champions League a Sinisa, Joey decisivo” – .

“La mia Bologna è un dipinto. Dedico la Champions League a Sinisa, Joey decisivo” – .
“La mia Bologna è un dipinto. Dedico la Champions League a Sinisa, Joey decisivo” – .

Bologna, 27 maggio 2024 – Jackson Pollock odiava i cavalletti, preferiva dipingere sul pavimento. “Mi sento più a mio agio – ha spiegato l’artista americano –, mi sento più vicino, più parte del quadro, perché in questo modo Posso girarci intornolavora da quattro lati e sii letteralmente “dentro” il dipinto.” Lorenzo De Silvestri è qualcuno che gira intorno alle cose, alle persone, ai sentimenti fino a entrarvi. Per questo è letteralmente dentro Bologna e dentro Bologna. Fa parte di questa città, di quel meraviglioso dipinto rossoblu realizzato da centomila mani in Piazza Maggiore.

Lorenzo De Silvestri, 36 anni: con il Genoa ha raggiunto le 432 presenze in Serie A. Al Bologna dal 2020; a lato il pullman con i giocatori e De Silvestri insieme ad Orsolini

Lorenzo, il Bologna è in Champions.

“Ogni volta che sento questa frase mi fa sempre più effetto: Bologna-è-in-Champions-League (canta, ndr). Abbiamo festeggiato tanto, ma ancora non ci rendiamo conto di quello che abbiamo fatto. Forse ce ne renderemo conto solo quando vedremo arrivare al Dall’Ara le grandi squadre europee”.

L’ultima volta che hai giocato in Champions League avevi 21 anni. Giovedì ha compiuto 36 anni. “Sono molto orgoglioso di essere tornato dopo così tanto tempo. Alla Samp con Sinisa siamo arrivati ​​in Europa League, ma siamo usciti ai preliminari. Al Toro è successa la stessa cosa. Il mio sogno era raggiungere l’Europa anche con il Bologna: ma quest’anno abbiamo esagerato. ..”.

Cosa diresti oggi a quel giovanissimo Lollo?

“Gli direi di continuare a fare questo lavoro con passione, svegliandosi ogni giorno con una voglia incredibile. Lo stesso che ho ancora oggi”.

A proposito: i bolognesi di questi tempi hanno bisogno di certezze. Resta qui l’anno prossimo, sì?

“Sono molto sincero. La mia volontà è quella di continuare a fare il calciatore: mentalmente e fisicamente mi sento benissimo. Ho le idee chiare, ma la società adesso ha cose più importanti: decideremo insieme”.

Thiago, però, ha deciso da solo. È rimasto molto commosso dal tuo abbraccio venerdì sera dopo la partita di Genova.

“Voglio dire ‘grazie’, ma anche ‘complimenti’ all’allenatore. Perché non era facile arrivare dopo Sinisa, dopo un momento così difficile e delicato, e Thiago si è subito posto con noi in maniera molto sincera. Si è affidato a noi per creare questo tipo di gruppo, ci ha lasciato molte responsabilità in questo. Poi tra di noi, visto che siamo quasi coetanei, si è creato un rapporto che va oltre quello tra allenatore e giocatore”.

C’è però gran parte dei tifosi che ha preso male l’addio di Motta.

“Forse sto invecchiando, ma vorrei lanciare un messaggio: ricordiamo questi momenti, questi occhi pieni di gioia, la folla in piazza, le tante fotografie di questi giorni felici. In Champions dopo sessant’anni: sono tanti, eh. Arriverà un’ altra stagione e ricominceremo da capo. Quindi godiamoci il momento perché il calcio va veloce”.

E, infatti, suo padre Roberto voleva che facesse la fondista…

“È vero. Da bambino mi fece praticare lo sci di fondo e la ginnastica, e di conseguenza toccò anche a mia sorella Martina. Ma dopo l’allenamento mi trovava sempre con la palla tra i piedi e tutto sudato. A 11 anni dovette arrendersi, costretto anche da mia madre e da mio nonno. Ma ringrazierò sempre mio padre perché quegli sport duri hanno forgiato il mio carattere, insegnandomi il valore del sacrificio”.

Cosa ti ha insegnato Mihajlovic?

“Coraggio. Innanzitutto in campo. Quando è arrivato ci ha dato un’impronta forte, europea: in un momento delicato per il club, ha proposto un calcio innovativo, quasi sfrontato. Ne abbiamo preso coscienza. Poi ha insegnato il coraggio nella vita: con la sua malattia abbiamo dovuto maturare, siamo cresciuti come uomini. Ha forgiato questo gruppo che è alla base del capolavoro di questa stagione. Voglio mandargli un pensiero, voglio dedicargli questa Champions League”.

Che effetto ti fa sapere che un altro Mihajlovic, il suo terzo figlio Miro, verrà a Bologna per studiare da allenatore?

“Quando l’ho scoperto mi sono commosso. Quel cognome avrà sempre un posto nella mia vita, quella famiglia anche: parlo spesso con Arianna e i suoi figli. Sarò sempre lì per loro. Grazie a Sinisa sono cresciuto, ho imparato ad affrontare i problemi. E gli sarò sempre grato per avermi portato al Bologna”.

Pochi come lei riescono a capire cosa significhi la Champions League per i bolognesi.

“Dopo i festeggiamenti con la Juventus ho voluto fare una foto con Ricky e Lucasz (Orsolini e Skorupski, ndr): siamo qui da più tempo, conosciamo i sacrifici fatti, i momenti bui superati per raggiungere questo sogno. Per noi è un doppio orgoglio”.

Nella Serie A che ormai è in mano a Fondi, cosa significa avere uno come Saputo?

“Il presidente è magnifico, educato, umile. Ha il senso della famiglia: ricorda i nomi dei figli e delle mogli dei giocatori. La sua presenza fissa qui è stata un valore aggiunto. Quando dici ‘siamo una cosa sola’: per noi è stato letteralmente così”.

EssoQuali sono i momenti chiave di questa stagione?

“Ci metto sicuramente la vittoria contro l’Inter in Coppa Italia: vincere a San Siro in rimonta è stata un’emozione incredibile, ci ha dato grande consapevolezza. Lì abbiamo capito che sarebbe stato un anno speciale. Poi dico le vittorie di Bergamo e quella in casa della Roma, decisive per il sogno europeo. Personalmente, però, metterò la partita contro il Frosinone con il mio gol in tuffo: non lo dimenticherò mai”.

Il messaggio più bello ricevuto in questi giorni?

“Robbie’s, Soriano. Era qui fino a ieri, ha vissuto tante cose importanti con noi, lo stesso vale per Nick, Gary, Jerdy e Marko (Sansone, Medel, Schouten e Arnautovic, ndr). Hanno fatto molto per me, mi piacciono le sue parole, perché Robbie è un amico. Questa Champions League è anche grazie a lui”.

Ami l’arte: e se questa Bologna fosse un’opera?

“Sarebbe un quadro di Pollock, questa squadra è un ‘action painting’. Dentro c’è un po’ di tutto e di tutti: la parte societaria fatta di dirigenti seri e competenti, il lavoro incredibile dello staff con i giocatori. E poi la simbiosi con i tifosi, che ci sono sempre stati vicini: ci hanno fatto sentire come se fossimo a Bologna, negli stadi di tutta Italia”.

Lo sa che se si candidasse a sindaco rischierebbe di essere eletto?

“È nato come una gag: hashtag Lollo sindaco. Perché mi vedono un po’ come lo zio del gruppo, viaggio spesso per la città, ho stretto tante relazioni. Io e mia moglie Carlotta ci troviamo benissimo qui. Abbiamo comprato casa: il nostro futuro lo vediamo a Bologna”.

Qual è il suo segreto?

“La mia famiglia e i miei amici. La mia carriera è breve, i riflettori si spengono, è importante mantenere il proprio equilibrio: ecco, avere una moglie ricercatrice oncologica spesso me lo ricorda. Così come me lo ricordano i miei amici che fanno lavori. normale. Questo è il consiglio che do ai miei compagni più giovani: non restate chiusi nell’ovattato mondo del calcio, aprite gli occhi, conoscete più persone per capire le cose importanti della vita”.

 
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