il (giovane) borgo della Sicilia, patria di nobili e premi Nobel – .

il (giovane) borgo della Sicilia, patria di nobili e premi Nobel – .
il (giovane) borgo della Sicilia, patria di nobili e premi Nobel – .

Fondato da un principe nel 1635, è uno dei comuni più recenti dell’isola. Qui vissero due illustri cognati, uno scrittore e l’altro premio Nobel per la letteratura

Fervono i preparativi ad Acquaviva Platani per l’ottava edizione della “Breccialfiorata” in onore del Corpus Domini che animerà il centro storico con originali e colorati pannelli di arte sacra. Un’iniziativa che coinvolge la quasi totalità della popolazione residente. Non che ormai siano molti i residenti, ridotti a meno di mille, a fronte, però, di diverse migliaia di acquavivesi che vivono e prosperano nelle grandi comunità di Forbac, in Francia, e di Wooking, in Inghilterra.

Molti di loro hanno fatto fortuna. Basti citare, a titolo esemplificativo, Joe Ricotta che nel suo rinomato ristorante londinese “Nonna’s Kitchen” ha ospitato addirittura star di Hollywood come John Travolta O Sylvester Stallone e le star, piene di buon cibo della tradizione siciliana, si sono poi prestate bene per le foto ricordo.

Benvenuti ad Acquaviva Platani, borgo rurale in provincia di Caltanissetta, ma facilmente raggiungibile dalla SS 189 Palermo-Agrigento, dove, proprio per ricordare il dramma di un popolo che ha dovuto cercare il proprio futuro in altri luoghi, è nata una originale, ancora poco conosciuto, Museo dell’emigrazione.

Avv

Il museo è suddiviso in tre macro aree: “Le cause dell’emigrazione”, ovvero la mancanza di lavoro con la chiusura delle miniere di zolfo e la crisi agricola; “La partenza”, con l’acquisto di biglietti anche per grandi navi verso il sogno americano a partire dalla fine dell’Ottocento; “Lavoro all’estero”, l’ultima area, dove è possibile visionare la parte più emotiva, come la corrispondenza degli emigranti con i familiari rimasti ad Acquaviva.

Il museo è arricchito da grandi pannelli murali che riproducono documenti originali ma anche moltissimi cimeli come valigie di cartone legate con spago e molto altro.

Dallo scorso anno è stato allestito anche un museo di immagini sacre per ampliare l’offerta turistico-culturale. Queste immagini, raccolte durante la sua vita di collezionista dal Dott. Mario Siracusa, sono state donate alla comunità. Tra questi anche centinaia di quadri che i nostri nonni e bisnonni conservavano nelle loro case, come ad esempio comodino del letto matrimoniale.

Nel museo se ne possono ammirare anche molti santini facenti parte delle collezioni del Dottor Siracusa e che in passato hanno contribuito all’organizzazione delle mostre “I Santi Patroni della Sicilia” e “I mille volti e nomi di Maria”, un excursus storico lungo duemila anni sulla figura di Madonna per scoprire titoli assolutamente originali e veritieri, come la “Madonna dello schiaffo”, la “Madonna della confusione”, la “Madonna con le corna”, la “Madonna del sudore”, la “Madonna della pazienza”, la “Madonna della solletico” e potremmo continuare a lungo.

Riguardo a Breccialforataanch’essa un’idea innovativa nata nel 2014, si differenzia da quelle molto più conosciute ornato di fiori (caratterizzato dall’uso di fiori freschi), per l’utilizzo di brecce colorate e incollate artisticamente su pannelli che vengono poi arricchiti da fiori di stoffa e composizioni varie.

Mesi e mesi di lavoro volontario e appassionato per allestire i grandiosi pannelli posizionati proprio nel centro del paese, una location perfetta viste le strade in pendenza di Acquaviva, per offrire una vista da manuale a chi arriva da fuori.

Ma questo piccolo borgo collinare è famoso anche nella letteratura con la L maiuscola. Qui, infatti, vivevano Elio Vittorini e il Premio Nobel per la Letteratura, Salvatore Quasimodo.

Nelle “Conversazioni in Sicilia”, la sua opera più nota, Vittorini, che qui aveva vissuto col padre cantoniere, scrive: «E io pensai ad Acquaviva lontana nello spazio, una solitudine alla foce del monte… e mia madre disse che era un’estate terribile e che era un’estate terribile non significava nemmeno un’ombra per tutti quei chilometri, le cicale scoppiavano al sole, le lumache svuotate dal sole, tutto nel mondo diventava sole.”

Anche suo cognato, Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per la letteratura nel 1959, da ragazzo, visse ad Acquaviva Platani, tra il 1912 e il 1913, nell’edificio della piccola stazione ferroviaria al seguito del padre ferroviere. Così Quasimodo immortala Acquaviva nell’Olimpo letterario con la lirica “Che vuoi, pastore d’aria?”.

«Ed è ancora il richiamo dell’antico corno dei pastori, aspro sui bianchi fossi di corteccia di serpenti. Forse respira dagli altipiani di Acquaviva, dove Plàtani fa rotolare conchiglie sott’acqua tra i piedi dei bambini dalla pelle olivastra.

Insomma, al turista che decide di trascorrere un week-end diverso tuffandosi nella Sicilia rurale, forse interesserà anche sapere che con i suoi quasi 390 anni, Acqua viva è tra i comuni minore della Sicilia. Fu fondato nel 1635 da don Francesco Spadafora al quale venne concessa dal viceré Ferdinando Afan de Ribera, duca di Alcalà, la licenza di “abitare” la sua baronia di Caccione e Michinese sita nella Val di Mazara.

Il paese deve il suo nome al Duca d’Alcalà per la notevole presenza di acque sorgive e la vicinanza del fiume Platani.

Scrive ancora lo storico Padre Giannino: «Un giorno il principe girava per il suo feudo e i dipendenti gli indicarono le sorgenti più vicine a lui, perché aveva in mente un certo progetto. Ora poteva sapere quanta acqua c’era nel serbatoio che era stato tramandato nella sua famiglia da duecento anni, perché ovunque fosse scavato uscivano pozze d’acqua limpida e viva.

Quanta acqua! Quanta acqua! disse la sera alla principessa. Chiamiamo Acqua viva il nostro villaggio. Ti piace questo nome Donna Lucrezia? E la principessa con un sorriso: è davvero bellissimo questo nome! Chiamiamo la nuova terra Acqua Viva. Sarà un nome per tutti. E così più tardi il Duca d’Alcalà lo fece scrivere sulla pergamena: vogliamo che la stessa Terra abbia nome e si chiami Acqua Viva”.

UN nome di buon auspicio che tra i suoi concittadini vanta anche un eroico carabiniere, Giuseppe Plado Mosca, Medaglia d’Oro al Valor Militare, al quale è intitolata la caserma cittadina.

La storia di questo borgo è minuziosamente ricostruita nei libri di Padre Alfonso Giannino, autore di testi fondamentali come “Acquaviva Platani nella storia della Sicilia e nella vita nazionale” e “Civiltà acquavivesi-saggi di antropologia culturale”, quest’ultimo pubblicato da l’amministrazione comunale in occasione del 350° compleanno della città.

Una storia che si dipana in meno di quattro secoli, insomma, ma il territorio di Acquaviva è stato abitato fin dall’antichità, come testimoniano le tombe accovacciate neolitiche in contrada Vignazze, distrutte nei decenni passati.

Scrive padre Giannino di queste tombe: «Erano scolpite in un rettangolo su blocchi di calcare, per una lunghezza inferiore alla normale lunghezza di un uomo. L’accavallamento del cadavere ancora caldo evitò un lungo lavoro di scavo nel calcare, effettuato con pietra più dura, generalmente silicea”.

Grotte e grottini dall’interno liscio, ulteriore testimonianza di tombe preistoriche, si trovano ancora nelle frazioni di Acquaviva. In contrada Santa Margherita è presente una tomba “a tholos”, con apertura rettangolare e rientranza per l’inserimento della lastra di pietra pieghevole.

Le grotte accovacciate risalgono a circa 1400 anni prima di Cristo, ovvero 3.400 anni fa. Tracce di civiltà successive (greca, romana, bizantina) testimoniano la presenza di questi popoli nel territorio dell’attuale Acquaviva.

 
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