Padova, è tempo di bilanci. Cosa bisogna salvare e quali errori sono stati commessi – .

Padova, è tempo di bilanci. Cosa bisogna salvare e quali errori sono stati commessi – .
Padova, è tempo di bilanci. Cosa bisogna salvare e quali errori sono stati commessi – .

La stagione 2023/24 se ne va, proviamo ad analizzarla un po’ più freddamente

Quando arrivi alla fine di un viaggio, guardandoti indietro, riesci a dare un senso a tutto quello che hai fatto. Il cerchio si chiude e possiamo allora fare a bilancia più preciso. Anche perché quello appena terminato era un Campionato dai due volti. Quasi Perfetto al primo turno, al di là di ogni più ottimistica previsione. Più caratterizzato da errori e incertezze nella ripresa, con scelte (anche coraggiose) che purtroppo non si sono rivelate efficaci. Quando si analizza il campionato di un club bisogna sempre partire dal punto di partenza, che piaccia o no ai tifosi ambizioni estivequindi daglielo obiettivi sportivi e da budget assegnato per raggiungerli. Anche se l’idea di voler arrivare in Serie B diminuendo gli investimenti nella squadra rispetto agli anni precedenti può essere contestabile, è oggettivo che questa società agisca secondo criteri che oggi sono ampiamente condivisibile (evitare sprechi di denaro che alla lunga potrebbero minare le finanze del club, individuare giocatori con potenziale ancora da sviluppare, valorizzare elementi del proprio settore giovanile) e allo stesso tempo è penalizzato da carenza o scarsa qualità dal infrastruttura calcio (lo stadio anticalcio con il fantasma della nuova curva, il centro sportivo che sembra irraggiungibile). Sul piano sportivo arrivano le eliminazioni anticipate (secondo le aspettative non solo dei tifosi, ma anche dei bookmaker) playoff non deve cancellare quanto fatto in campionato, con a posizionamento finale che in altri anni avrebbe potuto valere la promozione diretta (su rivali che investivano quasi il doppio come Vicenza e Triestina). A testimonianza della bontà dell’ scelte del mercato estivo.

L’equilibrio vincente si è rotto dopo la pesantissima sconfitta casalinga contro il Mantova, che ha dato il definitivo slancio alla squadra di Possanzini e ha minato psicologicamente la squadra allora guidata da Torrente. L’azienda ha deciso di intervenire prima con la Innesti di gennaio e poi con illicenziamento dell’allenatore. Proprio queste decisioni nella seconda parte di stagione hanno contrastato con le ottime intuizioni estive, rivelandosi di fatto sbagliate. Gli acquisti più importanti, insomma Crisi E Valente, salvo poche occasioni, non si sono rivelati all’altezza del compito. Non solo, hanno cambiato gli equilibri dello spogliatoio, creando nel tempo malumori e “depressione”. Infine, la scelta di cambiare allenatore ha avuto il suo rapporto, ma, ancora una volta risultati alla mano, ha dato prova di sé totalmente inefficace. L’arrivo di Massimo Oddo non ha portato alcun valore aggiunto (Torrente non poteva fare peggio, visto che il secondo posto era già saldamente nelle mani del Padova al momento del cambio) e la sua seconda esperienza scudetto bianco si è rivelata deludente sotto diversi aspetti. L’obiettivo era riportare l’autostima nel gruppo e l’entusiasmo in generale in tutto l’ambiente. È iniziato con il allenamenti a porte chiuse (era necessario? No, verrebbe da dire, visti i risultati…), poi con affermazioni incoerenti (prima era una squadra con cui ci si poteva divertire e prendersi grandi soddisfazioni, più forte di quella di due anni fa, poi è diventata una squadra di giocatori inesperti e poco adatti a partite di questo livello rispetto al Vicenza), infine con scelte rischiose formazione playoff (l’esterno offensivo Capelli su Costa, poi nella ripresa la sconfessione del suo 4-3-3 e il ritorno al 3-5-2 con un Liguori arrabbiato in panchina fino al 70′).

Ancora una volta il Padova calcio resta con questa spiacevole e frustrante sensazione di aver fatto oggettivamente tanto, ma non abbastanza. E così, con questo stato d’animo, ci ritroveremo in Serie C. Sono i giorni in cui si cerca un capro espiatorio: esclusi alcuni imbecilli che puntano il dito contro la stampa, molti se la prendono con i giocatori, con Il DS Mirabelli, con l’amministratore delegato Bianchi, con l’amministrazione comunale. Questo è un esercizio che non fa altro che aumentare la rabbia e la disperazione perché la verità su quest’alone di sfortuna che circonda da anni il Calcio Padova resta sfuggente. Ripartiremo con in mente i consueti obiettivi. Serie B, perché è il minimo per questa città (e il passato non conta niente, conta solo l’enorme potenziale inespresso che ha questa città nel calcio). E magari inventarsi qualcosa per portare più gente allo stadio. Magari cercando di ispirare quei padovani a cui piace il calcio ma che hanno occhi e cuore solo per certe squadre di Serie A. Ben sapendo che tifare Padova è sempre più roba da eroi.

 
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