“Catania, in C non servono nomi e stemmi. Pelligra ha bisogno di tempo” – .

IL catanese può e deve puntare dritto Serie B: parola di Fabio Caserta. L’ex tecnico del Cosenza e Beneventocon un passato da calciatore in rossozzurri, ha parlato in esclusiva ai microfoni di Sporticily.it della stagione di Serie C del popolo etneo, pieno di difficoltà ma anche segnato da legittime ambizioni da parte della piazza. L’allenatore è del parere che il club di Ross Pelligra ha ancora molto da fare, vista la rinascita avvenuta poco più di due anni fa. È per questo che ci si aspetta una crescita da parte della società, che ha accumulato tanta esperienza dopo la scorsa stagione e si prepara a pianificare con maggiore attenzione la prossima.

Fabio Caserta commenta la stagione del Catania in Serie C

Fabio Caserta ha fatto il punto sulla stagione appena conclusa catanese, il primo della nuova società tra i professionisti: “Quando si è esterni a certe situazioni si fa fatica a comprendere le vere ragioni di un problema. I rossozzurri sono andati in bancarotta, c’è una proprietà che ha bisogno di tempo. Non basta chiamarsi catanese in modo che tutto sia più semplice. Infatti quando si ha uno stemma così grande ogni situazione diventa più difficile. Qualunque squadra che affronti la squadra etnea cerca di dare qualcosa in più. In queste condizioni è normale che si incontrino certi campionati, a maggior ragione in Serie Cun torneo complicato in sé.

La rosa costruita, sulla carta, sembrava di tutto rispetto. “I giocatori rossozzurri, presi singolarmente, sono nella stessa categoria o addirittura superiore. Ma le squadre che hanno vinto quest’anno Serie C sono la prova che avere nomi non basta. Bisogna correre, avere il giusto mix di gioventù ed esperienza per fare un campionato importante. IL catanese sicuramente poteva fare meglio, ma alla fine ha provato fino all’ultimo a risalire di categoria. Sono sicuro che ci riproveranno l’anno prossimo. catanese è una piazza che meriterebbe altri palcoscenici, entrambi diversi dall’ Serie C quello da B“.

Oltre l’individualità, agli occhi di Fabio Casertaci sono altri fattori che hanno indirizzato la stagione catanese. “C’era un tempo in cui la squadra giocava ogni tre giorni, con tante partite ravvicinate. Ciò ha avuto un impatto enorme. Quando hai la possibilità di lavorare in una settimana tipo tutto è più facile: puoi preparare meglio e recuperare i giocatori. A un certo punto, troppo lontani dalla vetta della classifica, i rossozzurri hanno deciso di puntare Coppa Italia di Serie C. Per me è stata la scelta giusta, visto che permetteva di accedere ai playoff e saltare qualche turno”.

Inoltre bisogna considerare i continui sconvolgimenti, che non hanno certo favorito la costruzione di certezze. “La squadra ha ripagato gli sforzi compiuti, a cui vanno aggiunti i cambi di allenatore e le diverse metodologie di allenamento. Alla fine, quando ci sono anni come questo, è difficile raddrizzarli. A fine campionato i rossozzurri rischiarono anche i playout. Ora i responsabili devono mettere da parte il passato. Sia il direttore sportivo Daniele Faggiano rispetto al vicepresidente Vincenzo Grella sanno che potrebbero accadere anni simili, ma devono iniziare a pensare all’anno che verrà”.

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Fabio Caserta tesse le lodi di Samuel Di Carmine e Salvatore Monaco

Tra gli uomini in rosa oggi catanese sono due con cui negli anni si è costruito un legame importante Fabio Caserta. Riguarda Samuele Di Carmine E Salvatore Monaco. Il primo era un compagno di squadra dell’ex allenatore del Cosenza al Juventus-Stabiamentre il secondo che è stato allenato dall’allenatore a Perugia. È da loro che, secondo lui, bisogna ripartire: “Per Di Carmine parla il CV. È un attaccante che ha fatto tanto, anche se oggi non è più giovanissimo in Serie C può fare la differenza. MonacoPer me è un ottimo calciatore con qualità umane elevate. Qualcuno che ti dà sempre una mano nello spogliatoio. Per me il catanese Possiamo concentrarci su di loro, anche se poi bisognerà vedere quali saranno le preferenze del nuovo allenatore dal punto di vista tattico”.

La questione della proprietà straniera

Fabio Caserta infine si è espresso sul fatto che il catanesecome altre squadre del panorama calcistico italiano, si è affidata a proprietà straniere (anche se le origini del Ross Pelligra Sono in Sicilia) per ripartire dopo il fallimento. Un fenomeno che sembra ormai inevitabile viste le ingenti spese che oggi una squadra di calcio richiede. “L’avvento della proprietà straniera rappresenta la direzione che sta prendendo il calcio contemporaneo. Parlo spesso con Francesco Manniello (ex presidente della Juventus-Stabia tra il 2008 e il 2020, ndr) di multiproprietà e fondi. Oggi il calcio non è più sostenibile per un presidente vecchio stile. È una figura che oggi si vede sempre meno. Ci sono alcuni esempi, come Oreste Vigorito A Benevento O Renzo Rosso A Vicenza“.

Così avanzano le altre realtà. “Allo stesso tempo ci sono sempre più gruppi e fondi. Competere con questi soggetti è difficile per le aziende con un unico proprietario o con pochi azionisti. Anno dopo anno è aumentata la proprietà straniera anche in Serie B e C. Qualche tempo fa, proprio con Manniello al Juventus-Stabia, una stagione nella cadetteria costò qualche milione. Oggi ne servono almeno 7-8 milioni e alcuni imprenditori faticano a sostenere queste spese”, ha concluso.

 
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