estasi di amaranto a Roseto. Video – .

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Le lacrime di Diego Terenzi che asciuga quelle di Dorin Buca. Più di ogni altra è questa, negli spogliatoi della Libertas livornese dove si fumano sigari e scorre champagne a fiumi, l’immagine secondo noi è emblematica del capolavoro amaranto. Quella di un’azienda che ha costruito una squadra di uomini più che di fenomeni, di uno staff che ha dato pari importanza agli ultimi così come ai primi, di una squadra di amici, compagni, fratelli se non padri e figli che formano una grande famiglia. E, diciamocelo, di una tifoseria che ha fatto il giro del Paese mercoledì, giovedì, sabato o domenica, unita da quegli “Sbandati” che dal 9 ad Agliana sono tornati a riempire gli stadi di tutta Italia, riportandoli sui gradini di Via Allende chi non ci mette piede da 40 anni o chi è nuovo al basket e si è innamorato di questo sport e di questa squadra.

Ecco il capolavoro amaranto, la promozione in Serie A2, ottenuta nella magica notte di mercoledì 12 giugno 2024 – che segna questa data entra di diritto nella storia della Libertas -, fortemente voluta da chi verserà nel privato quelle lacrime di Diego e Dorin, quando si rende conto della gioia non solo personale ma soprattutto donata a un intero popolo. Lo capisce subito coach Andreazza quando non trova le parole subito dopo la partita, lo sa Francesco Fratto, leader indiscusso di questa squadra della Libertas che sa solo dire “sto male”, lo sa Fantoni – e in campo in quel momento i suoi occhi si gonfiano – prima di ammettere che “sì, questa vittoria vale il doppio del doppio“.

Ricci è il veterano che comanda le partite, Williams e Bargnesi sono i conduttori che cambiano registro, alternando lucidità e imprevedibilità a seconda delle necessità, Lucarelli è il talento martoriato dagli infortuni che non sente il dolore perché l’A2 è meglio della morfina. E ancora Saccaggi, il baffo che stappa la birra dei festeggiamenti e Tozzi, il bambino che dovrà vedere il calendario per credere che il sogno si sia avverato. Ne manca uno nel conteggio di quelli scesi in campo, ed è ancora più bambino del suo ex coinquilino sanminiatese: Gregorio Allinei, classe 2004, vent’anni, sei bombe sul bersaglio che spezzano le gambe anche a lui. chi ha 34 anni e ha al suo attivo due Euroleghe e tre campionati greci. Gambe e mani non tremano mai, è lui l’MVP di gara 5 della finale playoff, se proprio dobbiamo scegliere il migliore, ma è sempre lui che scende da un piedistallo condiviso con tutta “questa grande famiglia”.

Sì, una famiglia. Che si ritrovano la mattina con auto, furgoni, autobus per seguire e sostenere quei ‘parenti’ sul parquet. Chi soffre insieme, festeggia insieme, piange insieme. Nessuno vuole uscire fuori dal PalaMaggetti. Andreazza, il vero leader, lancia i cori dal pullman: “Amaranto sono nato, morirò vagabondo”.

 
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