Velletri – Dal 22 giugno al via la mostra “Vibrazioni tra Cielo e Terra” di Lucrezia Rubini.

Dopo quella recentemente inaugurata dal maestro Sergio Gottinelle prossime settimane Velletri ospiterà una nuova mostra d’arte. Infatti, da sabato 22 giugno – all’interno del Chiesa della Coroncina È suArgo Mons. Giuseppe Centrale – inizierà da lì Recensione ‘Coronart’con la mostra “Vibrazioni tra Cielo e Terra”a cura del critico d’arte Lucrezia Rubini.

L’esposizione, allestita tra i ruderi della chiesa settecentesca originariamente affidata alla Congregazione della Coroncina, riporta la storia, le vicissitudini, le distruzioni che hanno infierito nel tempo sull’edificio, sia umane – i bombardamenti dell’ultima guerra -, entrambi naturali – una tempesta nel 1969 e un incendio nel 1976.

“Il recupero qui attuato – proprio in nome dell’arte, strumento eminentemente salvifico per l’uomo d’oggi – credo possa dare un contributo diverso, di carattere simbolico, di rilettura, riscoperta, riconoscimento, riesumazione delle stratificazioni di un’esperienza, di di cui sono testimonianza le pietre rimanenti. Il luogo è estremamente suggestivo, carico di vibrazioni, e quelle rovine, quei resti, diventano reliquie e come tali si riattivano, grazie ai “catalizzatori dell’opera d’arte”, che in questo luogo, rivivendo, rivelano dimensioni stratificate nel tempo. Lo sfondamento della volta apre realisticamente al Cielo, non più con l’illusorio trompe l’oeil dei cieli seicenteschi abitati da angeli e santi, ma con una minacciosa aria plumbea di inquinamento, mettendo così l’uomo di fronte alle sue responsabilità “dice il curatore della mostra Lucrezia Rubini.

A terra, il pavimento squarciato ha lasciato emergere le erbe, testimonianza della forza rinnovatrice e riemergente della Natura, in contrasto con la furia distruttrice dell’actio stesso dell’uomo. Pertanto, tra Terra e Cielo, l’uomo, sospeso, fragile, ormai privo di punti di riferimento, attraverso l’arte può trovare strumenti di ricordo, riflessione, riconoscimento di sé, per un nuovo percorso di riorientamento. L’opera d’arte stessa diventa luogo di incontro ideale, trait d’union tra l’individuale e l’universale. L’uomo, in quanto riconosce sé stesso nel Tutto attraverso l’opera d’arte, attiva questa consapevolezza, che non è razionale, ma intuitiva ed emotiva.

mostra velletri lucrezia rubini

Le mura perimetrali creano una connessione privilegiata tra Terra e Cielo, in cui l’uomo diventa prima fulcro centripeto, e poi centrifugo, di vibrazioni e forze represse dell’inconscio collettivo. E così l’opera d’arte diventa luogo della memoria, di un’esperienza ritrovata, per quanto modificata, ristrutturata, frammentata e precaria, perché quella riscoperta, parzialmente ricostruita, è destinata a perdersi nuovamente, lasciando però un segno, una traccia, un punto. di leva finanziaria per un successivo “incontro”. Le opere d’arte realizzate dagli artisti con espressioni tecnico-artistiche di tipo plastico, figurativo, o con installazioni site-specific hanno saputo cogliere l’inclinazione, la discrasia del triangolo Uomo/Terra/Cielo, una triade non
più in armonia. L’uomo antropometrico ha perso il senso della misura, diventando pericolosamente antropofago e antropocratico. L’arte potrà prospettare nuovi percorsi di riarmonizzazione e riconciliazione delle coppie uomo-Natura, ambiente costruito dall’uomo, uomo-Terra, uomo-Cielo, uomo-uomo.

Le opere d’arte diventeranno allora “porte reali” capaci di aprire varchi spazio-temporali tra Cielo e Terra, per la ricostruzione, attraverso l’attivazione di infiniti circuiti virtuosi, di un nuovo Cosmo e di una nuova Cosmogonia, sospesi in uno spazio ineffabile, tra la materialità umanamente delimitata della Terra e la spiritualità infinita del Cielo; sospesi, ancora, tra passato e futuro, nel tempo senza tempo della contemplazione, per approdare ad una nuova antropometria, in armonia con gli elementi della Natura, dell’Umanità, del sé, finalmente ritrovati.

mostra velletri lucrezia rubini
 
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