Vasco Brondi è all’Ermitage – .

Vasco Brondi è all’Ermitage – .
Vasco Brondi è all’Ermitage – .

MOLFETTA – Il tour estivo di Vasco Brondi. Il cantautore porterà sul palco i brani del suo ultimo album «Un Segno di Vita» (Carosello Records), e i brani più significativi dei suoi lavori precedenti, come in una macchina del tempo.

L’album, uscito a marzo e preceduto dai brani «Illumina tutto» e «Fuocointerno», è un esperimento in cui Brondi esplora nuove dimensioni musicali e temi profondi, con la consueta sensibilità e intelligenza. Ed è accompagnato da un «Piccolo manuale del pop impopolare», un libretto che racconta il dietro le quinte della creazione artistica. Oltre al tour, organizzato e prodotto da IMARTS – International Music & Arts in collaborazione con Gibilterra Management (biglietti su Ticketone – l’11 luglio a Ferrara condividerà per la prima volta il palco con i CCCP), l’annuncio del grande concerto in programma il 2 dicembre 2024 all’Alcatraz di Milano per celebrare i dieci anni di «Costellazioni», l’album pubblicato nel 2014 che, dopo il progetto Le Luci della Centrale Elettrica, ha aperto le porte dei grandi agli spazi live di Vasco Brondi e ne ha ampliato la popolarità.

Il tour parte dalla Puglia, regione che le ha sempre dimostrato affetto. Cosa ti viene in mente se pensi a questa terra?

«Ricordo la prima volta che ho giocato qui, una serata dove c’erano, tra gli altri, Max Gazzè e io Ministri, miei carissimi amici. Abbiamo suonato tantissime canzoni, proprio a Bari, ed è stato bellissimo vedere la Puglia per la prima volta in assoluto dalla prospettiva di un palco. Mi emoziona sempre portare le mie canzoni scritte altrove e vedere ragazzi e ragazze cantarle insieme a me. Surreale.

Nelle scorse settimane hai già condiviso le tracce di «A sign of life»: quale feedback ti ha colpito di più?

«È sempre un’emozione forte suonare le canzoni dal vivo, forse la vera celebrazione di un disco. Il pubblico è stato al di sopra delle aspettative, partecipazione compresa, abbiamo cantato tutti insieme i brani usciti la settimana prima. Ed è bellissimo rivederci oltre gli schermi, per far uscire la musica dai luoghi chiusi come faremo nel tour estivo, sono davvero felice”.

Nell’album ha incluso un libro che racconta i retroscena del processo: da dove viene l’ispirazione per continuare a fare musica dopo tanti anni?

«Credo che sia sempre importante trovare una scintilla, qualcosa che accenda il mio entusiasmo. Nel libro parlo del processo che ha accompagnato l’album, contiene tutto quello che è nato dalle canzoni. Ogni album è come rimuovere uno strato fino ad arrivare al nocciolo, questo è ciò che mi spinge a continuare.”

Si è sempre mosso su un binario che non segue le mode, contemporaneo ma senza snaturarsi: la fascia di pubblico più giovane si avvicina ancora alla sua musica?

«Ho un seguito molto eterogeneo. Nelle prime file ai concerti vedo ventenni che avevano 5 anni quando è uscito il primo album, e poi persone che hanno vent’anni più di me. Questa trasversalità mi sorprende. La ricerca continua ad essere non solo orizzontale, per ampliare il pubblico, ma anche verticale, dal centro incandescente di me stesso per andare verso l’alto, seguire una strada che nessuno ci indica, trovare un percorso unico che solo noi possiamo costruire”.

A dicembre festeggerai i dieci anni di «Costellazioni»: cosa è cambiato da quell’esperienza nel tuo approccio al lavoro?

«È stato un cambiamento enorme, ho allargato lo spazio delle mie canzoni. Sono diventati più comprensibili, come se fossero partiti da una piccola provincia con pochi amici e avessero oltrepassato un orizzonte. Cerco di essere sempre libero di esplorare territori, e il rapporto con ogni disco non cambia, non c’è niente da perdere, bisogna buttarsi nella mischia.”

Quando immagini il futuro, quanto lontano proietti?

«Questo lavoro ti obbliga ad evolverti per restare in vita. E vivo un passo alla volta, per trovare qualcosa che mi entusiasmi e alimenti il ​​respiro dell’esistenza.”

 
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