L’olivo, il mare, il G7 in Puglia / Pensarsi al centro del mondo per ritrovare fiducia in se stessi – .

Pensare a te stesso come al centro del mondo, senza cedere alle tentazioni della grandezza o alle illusioni della megalomania. E per qualche giorno, almeno una settimana, esserlo davvero. Per essere più precisi, ritrovarti al crocevia di attenzioni e interessi, dialoghi e contrasti, accordi e contrasti. Nel punto esatto dove nord e sud, ovest ed est – luoghi dell’anima più che del planisfero – si confinano e si guardano negli occhi da secoli. A volte amici. A volte nemici. Lì dove il nord cede il posto al sud, a tutto il sud del mondo. Sembra quasi poesia dirlo, se non fosse geopolitica. Spesso duro, duro. Anche violento. Proprio in questo lembo di terra vivono i Signori del Mondo e coloro che vorrebbero esserlo – tranne Cina E Russia – si incontrarono. Qui dentro Puglia.

Analisti ed esperti hanno spiegato, e continueranno a spiegare, il valore materiale e simbolico di eventi come il vertice G7. Sono occasioni per fare il punto della situazione, valutare l’evoluzione degli scenari e delle emergenze, capire dove portano i nuovi tempi e come intervenire prima che causino disastri. O, al contrario, come accompagnarli affinché dispieghino al meglio il loro potenziale di sviluppo. Una sosta per un servizio molto accurato, insomma. Le decisioni operative verranno prese altrove; altrove verranno stipulati accordi e intese che porteranno ad interventi mirati e azioni concrete. Questo è e resta il momento delle dichiarazioni di principio, con tutto il peso che hanno. I temi erano tanti, e di una certa importanza: l’intelligenza artificiale, i flussi migratori, il sostegno all’Africa, i conflitti bellici. Così come c’erano quasi tutti i leader mondiali, dal Brasile all’India, dalla Turchia agli Emirati Arabi Uniti, ad accompagnare come ospiti, partecipando direttamente, i lavori dei Paesi del G7 (con ilItalia anche USA, Giappone, Canada, Francia, Germania e Gran Bretagna). Per la prima volta vi ha preso parte anche il Pontefice, in una giornata ricca di incontri e segnata dall’intervento sull’intelligenza artificiale: uno strumento “affascinante e terribile”, da usare sempre e comunque – ha avvertito Papa Francesco – al servizio dell’uomo.

Ma tra i simboli c’è la Puglia, c’è l’olivo. C’è questa terra scelta come base del G7. Il porto di Toast, Savelletri, le distese di campagna a ridosso del mare, le scogliere rocciose e le spiagge sabbiose. Qui storia e mito si sono fermati e si fermano più volte: Virgilio, Federico II, fino ai giorni turbolenti e bui che però aprirono le porte alla Repubblica, quando Brindisi vantava il titolo di capitale d’Italia. Un luogo ponte, un’arca di pace, un porto di arrivo e di partenza. C’è tutto nell’immagine che ha accompagnato la scelta della Puglia come sede del vertice mondiale (nel 2023 a Hiroshima, per esempio). L’incontro «tra Occidente e Oriente, terra di dialogo e confronto al centro del Mediterraneo, il “mare di mezzo” che collega i due grandi spazi marittimi del globo, l’Atlantico da un lato e l’Indo-Pacifico dall’altro », come ha spiegato al Quotidiano il presidente del Consiglio Meloni proprio alla vigilia dei lavori. E come ha ribadito ieri, sempre a questo giornale: «La forza della regione è nelle sue capacità, nella forza delle sue radici, delle sue tradizioni».

Poi l’olivo. Presenti ovunque, anche se scomparsi in gran parte del territorio pugliese, fin dai luoghi sommitali in giù, bruciati dal fuoco dei xylella. L’olivo simbolo del G7, con i suoi rami protesi verso il cielo e le radici (appunto) ben piantate nella terra. Con i frutti – sette – simbolo dei Paesi che compongono il forum dei Paesi più industrializzati. Con il mare intorno, nei suoi molteplici significati. L’olivo della tavola rotonda dove si sono seduti i leader mondiali nel primo incontro a Borgo Egnazia. L’olivo sul podio per la conferenza finale del presidente del Consiglio italiano: da queste parti è di casa per i periodi di vacanza trascorsi nelle altre stagioni; forse per questo è anche molto a suo agio nel gestire ospiti e incontri, avviare dialoghi, respingere polemiche, congelare accenni di polemica con uno sguardo. È uscita vittoriosa dalla tornata elettorale per le elezioni europee, primo ministro. Dopo il vertice ospitato in Puglia ne esci ancora più rafforzato nella tua immagine e credibilità internazionale.

Eccolo: al centro di un progetto di recupero e valorizzazione nelle opere esposte al G7, l’olivo vive la sua simbolica rivincita. Ma non basta: averne fatto centro e sfondo agli eventi, all’aperto con la distesa degli alberi nelle foto di gruppo e al chiuso negli incontri ufficiali, non lo preserva dall’oblio, dal lento abbandono delle campagne, dalla alternando successi di agricoltori e imprenditori, dai risultati affidati al lungo periodo di ricerca. Servono consapevolezza e coraggio per chiudere la partita con quel maledetto batterio e aprire una nuova fase di rigenerazione (e ripensamento) del paesaggio. Che è – diceva un grande giurista, Alberto Predieri – ciò che modella il volto del nostro territorio, l’immagine che la Puglia proietta nel mondo. Allora questo stato di cose, questo prolungarsi dei tempi, non è più tollerabile: una lenta agonia, una balbettante ripresa delle campagne. Al di là di ogni sforzo, al di là della buona volontà.

La Puglia, “prima” del G7 e ancor più “post” G7, è una regione molto avanzata nel cuore del Mediterraneo. Ha indici econometrici in grado di competere con il Nord, dal Pil alle esportazioni, dall’occupazione alle imprese femminili. Enormi prospettive di crescita. Attenzione da tutto il mondo. Le criticità non mancano, è evidente: siamo di fronte a ritardi storici e ad ataviche indolenze; problemi infrastrutturali, la cui soluzione richiede grandi sforzi; presenza pervasiva di criminalità ancora da combattere e sconfiggere (il che è ben diverso dal volgare e sorpassato pregiudizio secondo cui anche la CNN). Prevalgono ormai i fermenti intellettuali e culturali, i settori produttivi e innovativi che fanno di questa regione un centro di interesse non solo per flussi turistici ma anche per insediamenti industriali ad alto contenuto tecnologico.

Certo: devi pensare a te stesso come al centro del mondo. E se non del mondo, di questo specchio d’acqua che collega tre continenti, tante civiltà, tanti interessi e non pochi conflitti. Per dirla con McLuhan, anche qui “il mezzo è il messaggio”: l’essere stato palcoscenico di incontri e negoziati globali dà ulteriore significato al “mezzo” e ne rafforza l’essere. Non è poco. Prendere coscienza di sé e delle proprie potenzialità è il primo passo, il presupposto necessario: partire dal proprio posto nella storia, che si realizza nuovamente – come palcoscenico dell’umanità, non solo per gli eventi ma anche per la posta in gioco – qui e ora. Nel cuore del Mediterraneo.

Ma c’è una bella differenza tra essere un luogo “sul” mare ed essere un luogo “di” mare, come dice il sindaco Domenico Mennitti ha spiegato a papà Benedetto XVI, giunto a Brindisi in visita pastorale nel 2008, negli stessi giorni di giugno: «Non è una distinzione terminologica sofisticata; è la valorizzazione di un elemento dinamico – l’acqua – che non lambisce la città, ma la penetra. E condiziona la loro vita, determina il carattere delle persone, la forza dei sentimenti prevalenti: la solidarietà, la speranza, la determinazione a non arrendersi mai”. Siamo come l’olivo. Come il mare. Non devi pensarlo. Devi solo ricordartelo.

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