“Suicidio? Impossibile. Controllavo il suo cellulare per paura di sfide sociali” – .

«Voglio sapere prima come è morto mio figlio. Pensò a tutto: al suicidio? Amava la vita, impossibile. Leggo tante sciocchezze sui social: c’è chi dà la colpa a noi genitori e c’è chi è pronto a giurare che sia stato vittima di una “challenge”, una sfida folle lanciata online. L’ho pensato anch’io per un momento. Ma come accertarlo se la polizia non ha ancora aperto il suo tablet scolastico e il suo cellulare? So solo che avevo controllato il suo telefono due giorni prima e non c’era nessuna chat, nessun messaggio che mi preoccupasse. Solo i cuoricini con le tre “fidanzate” e i messaggi degli scout. Andrea, il mio “nano”, era un bambino iperattivo, fragile, con problemi di dislessia ed era costantemente accudito da noi, dalla scuola, da uno psicologo e da un centro di riabilitazione e per superare le sue fragilità amava stare con gli altri, fare tante attività : scout, karate, calcio, giocava costantemente. Per noi non può che trattarsi di un tragico incidente. Ma se mai dovesse emergere dalla perizia su quegli ordigni (programmata dopo l’autopsia prevista per oggi, ndr) che dietro tutto questo si nasconde un gioco folle o qualcuno che lo ha istigato ad agire, allora si andrà a fondo della questione. ” Madre Loredana è un fiume in piena. Da domenica, quando ha trovato il figlio dodicenne cianotico nella sua cameretta, non ha trovato pace e in quella stanza non è più tornata. “C’è ancora il suo sangue”, dice. Ha ancora in mente il marito che trasportava in spalla la bombola di ossigeno per nove piani «perché nel frattempo gli operatori del 118 erano rimasti bloccati nell’ascensore rotto».

Andrea è morto soffocato, aveva una cintura di cordura stretta al collo. Cosa potrebbe essere successo?
«È stata la sorella 16enne a trovarlo in quelle condizioni. Dell’esistenza della cintura ho saputo più tardi dai paramedici del 118. Era la tracolla del porta tablet, di quelle che si chiudono con una clip. Forse Andrea stava giocando sul letto in una sorta di gioco “apri e chiudi” e poi non si è più liberato. Oppure, con un movimento disordinato, visto che aveva la testa penzolante sul materasso più basso del letto a castello verso terra e le gambe erano sollevate contro il muro, deve aver messo la tracolla sulla fronte come per sorreggersi e poi la cintura si allargò all’improvviso. Non si è fermato un attimo”.

I soccorsi sono arrivati ​​immediatamente?
«Mia figlia è intervenuta per prima. Avevo appena sfornato i crostini, erano le 20.05 e li avevo messi in tavola, stavano arrivando anche mio marito e l’altro mio figlio maggiore. Ho chiamato Andrea ma non ha risposto, pensavo che ascoltasse la musica con le cuffie, gli piacevano De Gregori, i Queen e De Andrè. Ho mandato sua sorella a chiamarlo. Ha provato a tirarlo giù, ha sganciato la clip. Ora è sotto shock. “Mamma Andrea non si muove, corri”. Sono andato e il mio bambino era blu, penso già morto. Al telefono il 118 mi ha dato istruzioni per la rianimazione. L’ho fatto per 20 minuti finché non sono arrivati ​​e loro hanno continuato per altri 50. Ho pregato Dio e i miei genitori di rimandarlo sulla Terra…”.

Ma l’ascensore non funzionava…
«Viviamo in una delle torri di Tor Bella Monaca, uno dei due ascensori si è rotto in quel momento, l’altro era già fuori servizio da un mese. Solo la mattina dopo sono venuti a sistemarli. Mio marito poi si è incollato addosso la bombola di ossigeno nove piani più in alto, una vergogna”.

Forse Andrea è stato vittima di bullismo?
“Non credo. C’era solo un ragazzo che gli dava fastidio, ma lui ha gestito la cosa e lo ha bandito. Siamo sempre stati molto attenti: il nostro “nano” non aveva i social, lo avevo bannato da Tik Tok, era troppo piccolo. Avrebbe compiuto 12 anni il prossimo 12 luglio. Guardava YouTube soprattutto per la musica, per guardare gli episodi di “College” e le battaglie con i Nerf, i fucili che sparano dardi di gommapiuma. Ripeto, non si è mai fermato, comunque non l’ho lasciato a casa da solo.

Tuo figlio ha fatto un sogno?
«Sì, voleva fare lo chef, mi ha preparato i toast e mi ha fatto il caffè. Sabato andremo a ritirare la cintura rossa di Karate da lui tanto agognata. Qui nel quartiere gli dedicheranno un murale. Anche i nostri amici ci aiutano per il funerale, l’altra sera da Don Paolo c’è stata una veglia, non ci siamo sentiti soli ma che dolore vedere le sue amiche piangere”.

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