“Ero un bullo”, la prima teatrale della storia (vera) di Daniele Zaccaro a Verona – .

“Ero un bullo”, la prima teatrale della storia (vera) di Daniele Zaccaro a Verona – .
“Ero un bullo”, la prima teatrale della storia (vera) di Daniele Zaccaro a Verona – .

Un libro bestseller, una storia vera di riscatto e riscatto che ora arriva al cinema.

Ero un bullo racconta la storia di Daniele Zaccaro ed ebbe un successo straordinario: 16 ristampe; da quaranta settimane nella classifica dei libri per ragazzi più venduti in Italia; traduzioni in corso in vari paesi, tra cui Cina, Grecia, Slovenia, Georgia e Romania.

Scritto da Andrea Franzoso ed edito da DeAgostini, diventa ora uno spettacolo teatrale prodotto da Fondazione Aida in collaborazione con il Dipartimento della Pubblica Istruzione e il Settimo Distretto di Comune di Verona.

Uno spettacolo in prosa dal grande valore sociologico e rivolto a tutti, in particolare ai ragazzi delle scuole secondarie, alle famiglie, agli insegnanti, agli educatori e a tutti coloro che credono che non sia mai troppo tardi per ricominciare, magari partendo dai propri errori e fallimenti.

Lo spettacolo ero un bullo con la direzione di Lucia Messinafarà la sua prima nazionale il 19 giugno alle 21 al Cinema Teatro Nuovo San Michele (via Vincenzo Monti 7C) a Verona.

«Forse c’è qualche ragazzo o ragazza là fuori che può leggere la sua vita attraverso la mia storia e sentirsi meno solo – le parole di Daniele Zaccaro -. Nella vita non esiste un copione già scritto. Fino alla fine puoi decidere di cambiare il finale”.

«Nessuno avrebbe scommesso un centesimo su Daniel – spiega Franzoso citando le parole di don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria –. Eppure quello che sembrava un destino già scritto prende una svolta inaspettata dopo che Daniel incontra alcuni adulti credibili. Si parla di temi molto attuali: bullismo, devianza giovanile, baby gang, abbandono scolastico, ma è anche un appello all’azione per gli adulti: che esempio diamo ai nostri ragazzi, come possiamo intervenire, cosa fare e cosa non fare Fare? ».

Daniel vive a Quarto Oggiaro, periferia di Milano. Il clima in famiglia è teso, pochi soldi e continui litigi. È cresciuto nei cortili delle case popolari, amava il calcio ed era il più forte in campo, tanto che a dieci anni giocava nell’Inter. Le aspettative su di lui sono molto alte e non vuole deluderle. Ma quando, durante una partita, Daniel sbaglia il gol decisivo, il suo sogno di diventare un calciatore famoso si infrange per sempre.

Alle scuole medie Daniel è un bullo temuto da tutti, pieno di rabbia e aggressività. Sente che l’unico modo per guadagnarsi il rispetto è instillare paura e non temere nulla, nemmeno colpire la banca. E infatti le rapine le arriva proprio, fino a finire al Beccaria, il carcere minorile.

È considerato un ragazzo perduto e irrecuperabile.

Per segnare la svolta, l’incontro con don Claudio, cappellano del carcere. Daniel si affida alla sua comunità, che accoglie “ragazzi difficili”, e pian piano impara a guardare le cose da una nuova prospettiva. Di lui si prende cura anche un’insegnante di lettere in pensione, Fiorella, che fa volontariato in carcere. Daniel riprende gli studi che aveva interrotto, si laurea, poi decide di iscriversi all’università. Si è finalmente laureato in Scienze dell’Educazione all’Università Cattolica e a festeggiare c’era anche il pubblico ministero che lo aveva condannato.

Oggi Daniel è educatore presso la comunità Kayrós di Milano. «Una storia molto ricca – spiega la regista Lucia Messina – di personaggi funzionali e disfunzionali e di colori emotivi. Le canzoni rap, sua fonte di riconoscimento, sono la colonna sonora di inciampi e ascese”.

 
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