non è una soluzione a una crisi – .

non è una soluzione a una crisi – .
non è una soluzione a una crisi – .

“Il nostro sistema sanitario, e soprattutto i nostri cittadini, non hanno bisogno di scorciatoie strette e tortuose come quelle indicate dall’assessore lombardo al Welfare”. È questo l’appello lanciato da Antonio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up, in merito alla decisione dell’assessore lombardo Guido Bertolaso ​​di richiedere entro la fine dell’anno circa 3mila infermieri dal Sudamerica per fronteggiare l’attuale crisi. «È in gioco la qualità stessa dell’assistenza, già profondamente minata dalla crisi in corso, a partire dal principio che la conoscenza della lingua italiana è essenziale nell’approccio del professionista al paziente, tanto meno a una persona anziana o affetta da patologie croniche. Nei primi tempi Bertolaso ​​aveva caratterizzato il Magellano come un progetto ambizioso di caratura internazionale, unico nel suo genere in Europa, volto a sviluppare la cooperazione con i Paesi più deboli e che dovrebbe portare anche a frenare i cosiddetti deserti sanitari. In parole semplici, con l’obiettivo, una volta che questi professionisti saranno stati adeguatamente formati, di vederli magari anche ritornare nelle loro case, sostituiti da altri che seguirebbero la stessa strada”, dice De Palma.

Nelle ultime settimane «Bertolaso ​​non si nasconde più e come previsto ammette chiaramente che questi professionisti, dopo quello che si prevede sarà un breve periodo di apprendimento della lingua italiana, verranno immediatamente messi in contatto con i nostri pazienti, nel pubblico e nel privato. settori, e non certo per esigenze formative, ma chiaramente per coprire le enormi carenze di personale che affliggono la Lombardia. Non possiamo non mostrare una legittima preoccupazione per quanto sta accadendo e per le ammissioni di Bertolaso.

Non sono affatto questi i progetti di risoluzione a lungo termine di cui abbiamo bisogno, con organici ridotti all’osso, fughe all’estero e dimissioni da arginare, con un contratto sanitario in corso che, purtroppo, non ha ancora trovato la realizzazione sperata, nonostante vedere sindacati come il nostro, al tavolo delle trattative, difendere strenuamente i diritti degli infermieri, delle ostetriche e degli altri professionisti ex legge 43/2006”, spiega il presidente di Nursing Up. “Immaginiamo un gruppo di giovani operatori sanitari volenterosi, provenienti dall’altra parte del mondo, “letteralmente gettati nella mischia”, per usare questo termine, nelle Rsa e negli ospedali pubblici di una regione complessa alle prese con deficit da sempre irrisolti come la Lombardia, con la drammatica carenza di 10mila infermieri continua. Provate a pensare che impatto potrebbe avere il loro lavoro quotidiano, senza nulla togliere al loro impegno, sulla qualità e sull’efficienza di un’equipe sanitaria, dopo appena quattro settimane di percorso di formazione linguistica, tanto è previsto per loro in quel Magellano progetto fortemente voluto dal sempre “risoluto” assessore al Welfare Guido Bertolaso, che non vuole fermarsi affatto”.

Le infermiere sudamericane «ci dicono che saranno circa 3mila in tutto, arriveranno a scaglioni, e seguiranno, come i loro predecessori, solo quattro settimane di corso di italiano presso il Gulliver Centre accreditato. Alle prese con barriere linguistiche che non sono certo ostacoli superabili in un solo mese di formazione, nonché con la totale mancanza di conoscenza del complesso insieme di regole del nostro sistema sanitario, immaginateli davanti al registro delle ricette scritto in italiano, per preparare il carrello della spesa terapeutico con i farmaci da utilizzare e relativo dosaggio”. Per questo De Palma insiste: “Provi a pensare a quali potrebbero essere le loro difficoltà. E la nostra non è certo un’esagerazione. Ci chiediamo quale medico o infermiere si sentirebbe a proprio agio avendo al proprio fianco, in équipe, un professionista che mostri questo tipo di problematiche. Sia chiaro, i colleghi italiani stanchi e stremati che si trovassero a lavorare in questo stato di cose rischiano di vedere ulteriormente aggravato il loro già arduo compito quotidiano, alle prese da tempo, in territori come la Lombardia, con un ciclone di disagi che non sembrano destinati a attenuarsi”.

 
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