«Bari, hai un leader» – .

«Bari, hai un leader» – .
«Bari, hai un leader» – .

BARI – «Determinazione, determinazione, spirito di squadra: Bari, con Longo trovi un vero leader». Non sono le solite parole di circostanza. Perché Alessandro Gazzi ama troppo i colori biancorossi. L’ex centrocampista ha trascorso sette anni al Galletti, dal 2004 al 2011, con 225 presenze e sei gol, la promozione in Serie A e il decimo posto nel massimo campionato nel 2010. Dopo Siena, Torino e Palermo, il centrocampista feltrese ha chiuso i battenti. la sua lunga carriera all’Alessandria e lì conosce Moreno Longo, con il quale ottiene prima la promozione dalla C alla B, poi inizia al suo fianco la carriera da allenatore che rappresenta il suo presente: è il «vice» di Marco Zaffaroni con il quale in l’ultimo anno guidò la Feralpisalò, retrocessa dalla serie minore alla Lega Pro. Ecco allora l’analisi di Gazzi, partendo da Longo e arrivando a quello che dovrebbe essere il Bari.

Alessandro Gazzi: per Moreno Longo al Bari si attende solo l’ufficialità. Siete d’accordo con la scelta?

«Il fatto è che puntiamo su un allenatore di fascia alta per la categoria. Lo dicono i fatti: Longo ha ottenuto la promozione in Serie A con il Frosinone, ha allenato il Torino nella massima serie, ha portato l’Alessandria in seconda divisione, ha fatto un ottimo lavoro al Como che è uscito da una situazione davvero complessa. Partiamo allora da un presupposto: per quanto affascinante sia sempre e comunque il nome del Bari, dubito che l’allenatore avrebbe accettato un progetto poco ambizioso. Puntare per Moreno, però, significa puntare a risultati importanti”.

Di Longo è stato calciatore e collaboratore: può parlarne da una doppia prospettiva invidiabile.

«Innanzitutto gli sono grato perché mi ha dato la possibilità di iniziare subito un altro percorso una volta terminata la mia carriera agonistica. L’avventura all’Alessandria è stata intensa come poche: lui è arrivato a gennaio, ha fatto una bella rimonta, noi siamo arrivati ​​secondi e poi abbiamo scalato i playoff fino alla finale con il Padova che abbiamo vinto ai rigori, ottenendo il ritorno in Serie B dopo 46 anni. E forse proprio quell’inesperienza nella categoria fu la causa dei problemi nella stagione successiva: retrocedemmo all’ultima giornata, tra mille lacrime. Ci siamo sempre aggrappati alla speranza della permanenza e devo dire che l’azienda ci ha dato la possibilità di lavorare fino alla fine”.

Quali sono le peculiarità di Moreno Longo?

«Quindi a livello umano ha un carisma davvero notevole. È una forza trainante, un grande motivatore. Ha entusiasmo, passione, parla tanto con la squadra, coinvolge tutti. E questa è la sua grande forza. A livello tecnico è addirittura superfluo che dica quanto sia preparato perché oggi tutti hanno gli strumenti per studiare. Moreno è un ragazzo concreto, che va al sodo. In un campionato “duro” come quello di B, con lui bisogna correre, avere equilibrio e una forte solidità difensiva. Tatticamente è capace di adattarsi a molteplici situazioni: molto spesso ha praticato la difesa a tre, ma sa posizionarsi anche a quattro, in fase offensiva l’ho visto sia con un trequartista che con due attaccanti, e con il tridente come usavamo ad Alessandria, nel 3-4-3. Longo non fa “filosofia”: il risultato deve venire prima dello spettacolo, come è giusto che sia. La sua storia ci dice che raramente ha mancato i suoi gol”.

Fai emergere una particolarità che lo rende unico.

“Empatia. Ci crede sempre e trova nei suoi ragazzi le risorse umane per andare oltre i propri limiti. Con lui la partita non finisce mai: puoi anche andare sotto, ma lui non riesce mai a placcare. Ed è proprio questa capacità di rimanere “morbosamente” attaccato agli incontri che spesso gli permette di raddrizzare o invertire le situazioni. Credimi, non è un’impresa da poco. Oggi i calciatori arrivano al professionismo con mille nozioni, ma la vera bravura è entrare nella loro testa, coinvolgerli, far emergere la loro voglia. Ecco Moreno è un valore aggiunto in questo”.

Come lo vedi a Bari?

«Premetto: non ho parlato con lui e se lo farò lo farò solo dopo l’ufficialità del suo arrivo. Ovviamente sono sempre informato sul Bari e ho letto di questa opportunità. Conoscendolo un po’, sarebbe molto felice di approdare in un posto simile. Chi con il suo temperamento vivrà appieno la passione dei baresi. Ed è proprio questo carattere forte che non lo farà tremare di fronte ad alcuna difficoltà. Infatti, superare gli ostacoli in una città che offre tanti stimoli sarà per lui una vera sfida”.

Quindi è la scelta giusta?

«Ripeto: è segno di voler progettare in un certo modo. Ma poi serve tutto il resto. Il Bari ha una storia importante: in Serie B i biancorossi sono la big per eccellenza e come tali devono agire. È ovvio che se esci dalle zone alte crei malumori: ho avuto stagioni complicate in biancorosso… E se non hai le spalle larghe è facile mettersi in difficoltà. Quest’anno il rischio era davvero grosso: perdere la Serie B sarebbe stato un danno difficilmente riparabile. Adesso bisogna trarre la forza del pericolo scampato e ripartire con la massima motivazione. Longo è un pezzo: ne devono seguire altri”.

Pensi che sia necessaria una rivoluzione?

«È difficile parlare da fuori. Sicuramente dobbiamo costruire una squadra forte. Un complesso capace di ricucire alcune delle distanze che si erano create con la squadra la scorsa stagione. Valerio Di Cesare ha detto una cosa sacrosanta: quando a Bari lavorano tutte le componenti si crea una magia unica che non può essere vissuta altrove. Inutile fare nomi: serve lavoro, idee chiare, una squadra che conquisti il ​​pubblico. Perché poi i tifosi biancorossi non ti lasciano mai solo se vedono che dai tutto. Con la giusta alchimia, tutto sarà possibile”.

 
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