lascia Monza, diventa devastante e sogna lo scudetto – .

lascia Monza, diventa devastante e sogna lo scudetto – .
lascia Monza, diventa devastante e sogna lo scudetto – .

Sul dischetto Marco Cartanella porta Tommaso Alfieri. Undici metri, calcio di rigore. Gol sì o goal no? Aperti i televoti. «Alfieri è cattivo, non so se gli farei gol… Ma vi dico che ce la giocheremo». Il nome e il cognome di chi parla vengono naturali. Una volta tornati a Renata, sarà d’obbligo organizzare una sfida. Aperta anche la petizione da presentare Stefano Marcandalli E Michele Cossa.

E’ molto emozionato. La sfida a Tommaso Alfieri è il tramonto, il momento di relax dopo appena un minuto di fibrillazione. Era elettrizzato. «Marco, vieni qui per due parole?». Alza lo sguardo, indica se stesso e spalanca gli occhi: «IO?». Era molto emozionato. L’intervistato che tutti vorrebbero. Chiaramente il rigore innanzitutto, calciato con maestria ed eseguito con freddezza: «Mi sono allenato tanto, sono felice di aver segnato». Ma c’è un segreto: «I portieri (Alfieri e Lodi) mi hanno aiutato a scegliere l’angolo. Il consiglio era di aprire, così ho fatto».

ESULTAZIONE

Apparentemente una celebrazione, in effetti un film. L’intro è una corsa pazzesca sotto la tribuna, ai piedi del Curva di Renate e all’ombra della bandiera nerazzurra. Iconico. Mano sul cuore e un paio di urla indecifrabili, poi la seconda ed ultima parte. Egli arriva Davide Lodi, un brindisi mimato e via allo scatto. Tutto falso, ovviamente. La fibrillazione era evidente e sì, era molto emozionato. Adesso è un must.

La palla pesava davvero come un macigno. Un po’ per il risultato el’avversario, un momentaneo pareggio a reti inviolate contro il Cesena dei fenomeni, la squadra più forte d’Italia. Un po’ per il momento (intervallo dietro l’angolo) e quelli possibili conseguenze, trasformate da ipotesi a solide realtà. Quindi dal condizionale all’indicativo. Infatti il gioco cambia, punto di svolta. Apparentemente per sempre, ma è così un illusione. Tanto però per indirizzarla e sondare il terreno per una possibile impresa, arrivata ai supplementari con il gol della vita di Cante. E chi se non lui? Quello che giocava nelle provinciali.

MOMENTI

Il resto è storia. In parte già scritto, per il resto… «Vogliamo alzare la coppa». Più che per sé parla un po’ per tutti. Quasi come se ne fosse il portavoce. Ma non è finita: «sarò sincero, non ce lo aspettavamo. Ci abbiamo creduto e lo abbiamo fatto». Sempre portavoce. Anche quando, in un altro momento di lucidità, riassume in poche parole qual è il segreto del suo uomo Renate. Nessuna pozione magica, nessuna stregoneria. E nemmeno il lavoro tanto desiderato, quanto la capacità di lasciarci alle spalle le difficoltà.

«Se dovessi localizzarlo un momento decisivoDirei la parte centrale della stagione». In poche parole il cuore dell’inverno, da una sorta di crisi (aperta e chiusa da due sconfitte, la terza in sei partite) al giorno zero di una cavalcata mostruosa. «Siamo usciti dalle difficoltà in gruppo, riuscendo a rialzarci alla grande». Niente da eccepire. Dalla sconfitta di Novara (28 gennaio) sono arrivati 17 risultati utili consecutivi, tra cui spiccano le 13 vittorie, di cui 7 consecutive nella parte finale della stagione. Intanto parla come un veterano. Anzi, da leader. Il numero 9 sul retrosulle spalle una groppa da 14 gol stagionali. E probabilmente non hai bisogno di molto altro. Magari qualche info di servizio, un piccolo regalo per chi è andato fino in fondo. Ha 17 anni dallo scorso 21 gennaio, un anno fa giocava al Monza e vanta un passato al Milan. Ruolo d’attacco. Punto. Ieri talentoOggi di grande talento e domani, chissà, forse Campione d’Italia.

 
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