«È libero di commettere ancora delitti, questa non è giustizia» La Nuova Sardegna – .

Sassari Due anni fa, 20 anni dopo quella prima domenica d’estate in cui Monica morì e le luci – in quella famiglia allegra e accogliente – si spensero per sempre. Due anni fa Debora MorettiL’ha detto la sorella minore di Monica Raimondo Gaspa avrebbe dovuto rimanere in prigione per sempre. “Quell’uomo ci ha ucciso tutti. Ci ha portato via Monica e ci ha condannato a vivere con il peso dell’assenza, perché provi ad andare avanti ma manca sempre un pezzo. Questo è il terribile destino che tocca le famiglie che soffrono un lutto simile”. E invece no, Gaspa è uscito dal carcere con largo anticipo: l’anno previsto era il 2030, dopo 28 anni di detenzione. Ad aprile, due mesi fa, l’assassino di Monica era già uscito, 6 anni prima rispetto al cerchio del calendario. Era libero, ma evidentemente non redento. Anzi, come sembra dimostrare l’ultima indagine che lo riguarda, è già concentrato sul nuovo obiettivo. Un’altra donna da molestare, come fece con Monica 22 anni fa. Lo rifiutò, condannandosi a morte. Per Debora Moretti è un’altra pessima giornata. È arrabbiata, delusa, confessa di essere profondamente scoraggiata. “Provo sgomento, sono triste – dice – mi sento delusa per una giustizia che evidentemente ha bisogno di essere rivista, per uno Stato che finge di tutelarci e invece ci abbandona”. La pena dovrebbe essere certa, «invece – dice Debora – ci sono criminali che scontano poco più della metà della pena in carcere e poi escono e sono liberi di rifare quello che hanno già fatto. Mentre noi familiari – aggiunge Debora Moretti – abbiamo una condanna all’ergastolo da innocenti, una condanna all’ergastolo che, il nostro sì, dura tutta la vita”. Debora non dice altro, se non che le parole ormai sono inutili ma “c’è solo quello che bisogna fare, quello che bisogna fare”, perché queste ingiustizie non si ripetano, perché chi commette crimini così efferati non venga messo in prigione. una posizione per poterlo fare di nuovo. In modo che non ci siano altre “Monica”.

Secondo gli inquirenti che hanno riferito Raimondo Gaspa in cella, il rischio che ciò accadesse era elevato. Perché nei confronti del ventenne conosciuto in carcere, Gaspa aveva attuato un copione fotocopia. Messaggi, telefonate, stalking. Come con Monica. L’unica differenza è che la dottoressa Moretti non conosceva il nome e il volto dello stalker che l’avrebbe uccisa. Aveva intuito che potesse trattarsi di una ex paziente e si era confidata con la sorella Debora. Poco meno di due mesi prima del delitto, era maggio, Monica le aveva raccontato che una sua amica la perseguitava, faceva telefonate strane, in alcune telefonate lui taceva, in altre diceva cose senza senso. Era seccata ma non particolarmente preoccupata: sentiva di poter gestire la situazione da sola. Aveva però anche detto a Debora che se avesse continuato a starle addosso lo avrebbe denunciato alla polizia. Non è arrivata a Monica in tempo. Perché il suo assassino l’ha vista in volto per la prima volta nel suo appartamento, la soffitta di via Amendola a Sassari dove Raimondo Gaspa l’ha uccisa con 51 coltellate. Spegnere la luce di Monica, la sua bontà, i suoi sogni. E della sua famiglia, di Debora, resterà per sempre impressa nel suo ricordo.

 
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