nessuna lettura targhe, polizia e parcheggio, zero linea diretta – .

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ANCONA Zac, basta agli ingorghi alla baia. Dall’onomatopea all’attuazione del provvedimento c’è voluto poco. L’amministrazione Silvetti ha esultato lo scorso luglio per il debutto della zona ad accesso controllato a Portonovo. L’anno scorso sindaco e deputato misero subito la mano avanti: «Un esperimento, capiremo come calibrarlo per riproporlo l’anno prossimo in veste ufficiale». Ha funzionato così: alla rotonda a monte, il Comune aveva incaricato la polizia locale di effettuare una sorta di filtro, cercando di dissuadere gli automobilisti dall’avventurarsi verso il basso, quando i semafori nei parcheggi erano rosso vivo.

Le origini

All’inizio ha dato anche i risultati sperati. Ma poi l’utente è diventato furbo. Rendendosi conto che la polizia non esercitava il pugno di ferro, sono iniziate le scuse più varie e fantasiose: “Ho il parcheggio assicurato in quel posto o nell’altro”, “Devo andare a pranzo in quel ristorante o nell’altro”. ”, “Prendo mia moglie e torno su” e così via. Fatto sta che già l’anno scorso, nelle successive sperimentazioni dello Zac, le misure larghe della delibera comunale non hanno prodotto l’effetto annunciato. Nel senso: il passaggio vero e proprio non è mai stato introdotto. È stata una prova, è stata ripetuta fino allo sfinimento. Un test che sarebbe poi stato messo a punto l’anno successivo.

Debutto 2024

Un anno per pensare a tutte le misure correttive necessarie. Weekend dell’1 e 2 giugno: Zac debutta nuovamente a Portonovo. Qualcosa è cambiato, è vero. Quest’anno a effettuare il controllo a monte non è solo la polizia locale, ma anche gli ausiliari della circolazione e un operatore della Cooperativa Atlante. In media una squadra di quattro-cinque persone. Aumenta il numero di persone che dovrebbero azionare un filtro, ma l’effetto è lo stesso del 2023: passano tutti. “Ho l’ombrello in quel locale” e via di nuovo con le scuse più disparate. Tutto come prima. Quindi cosa è andato storto? Semplice, l’attuazione di misure correttive. Già lo scorso anno si parlava della necessità di dotarsi di un sistema di lettura delle targhe per dare il via libera solo a chi è autorizzato a scendere, anche nei parcheggi pubblici pieni. Lo strumento non è mai entrato in vigore.

Gli ostacoli

Il tema è riemerso di nuovo all’inizio della stagione. Abbiamo superato la metà di giugno, tra meno di un mese entreremo nell’alta stagione, se l’atteggiamento continuerà ad essere quello della semplice moral suasion, finiremo per tornare anche ai livelli pre-Zac. Gli operatori a monte non possono comunicare in alcun modo con i colleghi dei parcheggi. Non esistono ricetrasmittenti, il che aiuterebbe molto a facilitare il lavoro garantendo il flusso delle informazioni in tempo reale. Sono questi i due principali ostacoli – è bene dirlo – sui quali si infrange il buon governo dello Zac. Il che non tradirebbe la sua natura di accesso controllato se svolgesse soltanto il ruolo per cui è stato creato: quello di filtro. Ma a questo si aggiungono anche altri aspetti, magari minori, ma che nel complesso delle criticità assumono un valore non proprio irrilevante. Come, ad esempio, apposita segnaletica che segnala la presenza dei due parcheggi degli scambiatori a monte: Pieri e quello ai piedi del capolinea delle navette. Come fa un turista, soprattutto straniero, a rendersi conto che esistono i parchi scambio? Mistero. Allo stesso modo, il servizio di bus navetta non è indicato. Insomma, anche la promessa di misure correttive è stata disattesa. Almeno fino ad ora. Da luglio lo Zac sarà attivo tutti i giorni. Speriamo, a questo punto, anche con il controllo della targa. Altrimenti così com’è non serve a nulla.

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Corriere Adriatico

 
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