La spesa colpisce la Sicilia, la seconda regione più indebitata d’Italia – .

La spesa colpisce la Sicilia, la seconda regione più indebitata d’Italia – .
La spesa colpisce la Sicilia, la seconda regione più indebitata d’Italia – .

La fine dell’anno scolastico si avvicina ed è proprio questo il periodo dell’anno in cui i genitori devono pensare e organizzarsi trovando soluzioni per tenere impegnati i propri figli durante i mesi senza scuola. KRUK Italia, l’esperto del debito, ha indagato attraverso un’indagine quale è il comportamento economico delle famiglie durante il periodo estivo vista la particolare situazione economica che stiamo vivendo.

Se in Italia il mantenimento di un figlio costa in media 645 euro al mese[1], il dato è destinato a crescere nel periodo estivo per i genitori con figli piccoli e preadolescenti, in cerca di occupazione per la prole, che deve comunque essere accudita e incoraggiata in attività ricreative o formative. Questo tema, secondo l’indagine KRUK, riguarda la maggioranza dei genitori italiani; solo il 10% degli intervistati, infatti, dichiara di non usufruire dei centri estivi e addirittura il 21% del campione afferma che per le attività estive (centri estivi compresi) si paga la stessa cifra che si spenderebbe per portare con sé i propri figli vacanza.
La situazione appare particolarmente allarmante in regioni come la Sicilia, che è al secondo posto per numero di persone con debiti gestiti da KRUK Italia (10,59%), preceduta solo dalla Campania (11%). Mentre la media nazionale è del 4%.

Ma quanto costa mantenere un figlio nei mesi in cui non va a scuola? Considerando i pasti extra, qualche dolcetto e le varie attività di intrattenimento, per la maggior parte del campione la spesa aggiuntiva si aggira tra i 600 e gli 800 euro[2] da aggiungere al mantenimento regolare del bambino. C’è addirittura il 17% che dichiara di spendere più di 1000 euro per coccolare i propri figli in estate, un mix preoccupante se unito al fatto che gli stipendi italiani sono rimasti invariati da decenni. Il quadro economico familiare rischia di diventare complesso, soprattutto senza una precisa pianificazione del bilancio. Nonostante ciò, il fattore economico è al 3° posto quando si cerca il campo estivo giusto per il proprio figlio, prima lo si sceglie in base alla varietà di attività all’aria aperta offerte (38%), poi alla vicinanza del campo a casa (28% ) ed infine in considerazione del costo settimanale (17%).

“Ogni anno questo periodo rappresenta un onere per le famiglie con figli, la spesa per le attività a loro dedicate nei mesi senza scuola incidono notevolmente sul bilancio familiare. L’indicazione con cui consigliamo di approcciarsi al momento dell’iscrizione ai vari campi estivi è quella di pianificare fin dall’inizio dell’anno un budget dedicato, coerente con quanto speso l’anno precedente ma che tenga in considerazione anche eventuali spese extra. Dalla nostra indagine abbiamo appreso che il 62% del campione dichiara di aver pianificato questa spesa ma il 34% degli intervistati ammette di non essere riuscito a rispettare il budget prefissato. Ciò è dovuto anche ad aumenti di prezzo, spese straordinarie ed imprevisti che, purtroppo, vanno sempre considerati. Soprattutto in regioni come la Sicilia, dove registriamo molte persone con un debito da noi gestito, suggeriamo la massima attenzione nella pianificazione di queste spese ricorrenti e degli eventuali imprevisti ad esse connessi. Personalmente, essendo nata e cresciuta in Sicilia, capisco bene la situazione e le difficoltà che le famiglie si trovano ad affrontare in questo periodo dell’anno” afferma Giusy Minutoli, Regional Manager di KRUK Italia.

Opzioni alternative alla scuola in estate – Tra le numerose alternative che sono state create per sostenere le famiglie con bambini durante il periodo estivo, quelle più gettonate sono i campi estivi, dove il 72% del campione risponde di mandare i propri figli e che, dopo la vacanza studio scelta solo dal 24% degli intervistati, è considerata l’opzione più costosa (62%). La maggior parte dei bambini trascorrerà dalle 3 alle 4 settimane nel campus (31%) e alcuni anche più di 4 (24%).

Campi estivi non sempre economici – C’è un altro punto su cui gli intervistati concordano quasi completamente: i prezzi aumentano rispetto allo scorso anno. Questi vengono percepiti dal 59% degli intervistati e talvolta comprendono i costi aggiuntivi delle varie attività, addirittura il 69% ne è rimasto sorpreso almeno una volta. Le spese extra per il 55% del campione riguardano viaggi e gite fuori porta seguite a pari merito dall’abbigliamento/attrezzatura sportiva e dalla spesa per pranzi al sacco o mense (38%), al terzo posto per abbonamenti extra navette o società sportive (21% ).

Considerati i dati emersi dall’indagine, è chiaro che per le famiglie con figli in età scolare la fine della scuola segna un’ulteriore importante occasione di spesa che deve essere inserita nel paniere economico familiare al pari delle vacanze. E poiché si tratta di un evento annuale, è una voce per la quale bisogna accantonare un budget affinché possa essere inclusa tra le spese della famiglia.

[1] Dati Banca d’Italia per il periodo 2017-2020 per le famiglie composte da due genitori e uno o più minori.
[2] Dati indagine KRUK Italia, 2024. Il 41% del campione spenderà circa 200 euro in più a settimana e il 31% manderà i propri figli ai centri estivi per 3-4 settimane.

 
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