per 2 studentesse su 3 il Campus e la città non sono luoghi sicuri – .

per 2 studentesse su 3 il Campus e la città non sono luoghi sicuri – .
per 2 studentesse su 3 il Campus e la città non sono luoghi sicuri – .

ravennate e il suo Campus universitario io sono a rischio di molestie e violenza di genere Per 2 studentesse su tre. È un primo sorgere, sorprendente, dato dall’indagine iniziato da alcuni rappresentanti degli studenti del Campus di Ravenna, per indagare la percezione di cui dispongono gli studenti e le studentesse violenza maschile all’università e in città. I dati raccolti sono stati presentati ieri, lunedì 17 giugno, nella sala Gershevitch di Palazzo Verdi, in via Pasolini a Ravenna.

Tutto è iniziato in seguito ad un episodio di molestie denunciato da due studentesse nei pressi di Palazzo Corradini. Al sondaggioche certamente non ha pretese di rappresentatività, ma solleva la questione con forzahanno risposto 309 personeprevalentemente studenti fuori sede o pendolari e iscritti a diversi corsi di laurea, tra cui Giurisprudenza e Beni Culturali i più rappresentati.

Quasi il80% chi risponde afferma di esserlo a conoscenza di casi di molestie o violenza è avvenuto all’interno degli spazi universitari, che vorremmo invece pensare come luoghi di cultura e di istruzione, protetti e sicuri. Nel corso della presentazione è emerso che alcune aule studio del campus di Ravenna sembrano essere note per la frequenza con cui si verificano episodi di “tocchi” indesiderati sotto i tavoli.

In ogni caso, per la maggior parte degli intervistati gli episodi di molestie si verificano in spazi esterni intorno all’università (37,5%), seguito da luoghi in cui si svolgono stage o “150 ore”. (forme retribuite di inserimento lavorativo per studenti, presso sedi universitarie), pari a 16,5% e dentro sale studio o biblioteche (15,9%).

IL obiettivi delle molestie si individuano soprattutto in studenti maschi e femmine (60,5% di risposte), seguito a ruota da personale di ricerca (23,3%), quindi dottorandi e assegnisti di ricerca, giovani laureati all’inizio della carriera universitaria.

Accanto al clima di insicurezza percepito, c’è un altro elemento degno di nota: l’ pochissima conoscenza del strumenti a disposizione degli studenti segnalare o accettare esperienze di molestie e violenza. Alla domanda “Hai mai contattato il consigliere di fiducia dell’Università”, il80,3% degli intervistati ha risposto: NO e non conoscerne l’esistenza. La restante parte del campione sa di cosa si tratta, ma non se ne è mai occupata, nonostante oltre il 60% sia a conoscenza di episodi di molestie.

Forse dipende anche da clima che respiri nell’università, quello da oltre il 65% di chi risponde non mette persone che hanno subito molestie o violenze in grado di riferire.

L’inchiesta dà conto anche di alcuni testimonianzeche raccontano episodi di molestie subite dalle studentesse nei pressi dell’università e nel centro storico della città.

“Un ragazzo mi ha chiesto una sigaretta – riferisce uno studente -, ero a 10 minuti a piedi dall’Università dei Beni Culturali. Quando ho detto di no, ha iniziato a seguirmi e a parlarmi, anche se io avevo smesso di rispondergli e ad un certo punto mi ha detto ‘adesso sono con te finché non arrivi a destinazione’”.

“Sono stato seguito a casa da uno sconosciuto – dice un’altra ragazza – due volte in una settimana. È successo da via Mazzini a via di Roma. Ho chiesto aiuto ai poliziotti che passavano in via Diaz, ma hanno sminuito la mia richiesta dicendomi solo di stare attento. È stata un’esperienza terribile”.

“Questi dati parlano chiaro – afferma Arianna Castronovo, rappresentante studentesca del sindacato studentesco SIG -. Dobbiamo reimmaginare il modo in cui la nostra università fornisce spazi sicuri e accessibili”.

“È necessario che, unendo le forze, non solo con la popolazione studentesca, ma anche con quella dei docenti, del personale di ricerca, del personale tecnico-amministrativo e di vigilanza, in sinergia con le istituzioni e le associazioni locali, svolgiamo una grande opera di sensibilizzazione il campo – conclude Arianna – e, allo stesso tempo, si stanno costruendo help desk e spazi di ascolto, dove le persone possano essere assistite e accompagnate in ogni processo di segnalazione”.

Durante la presentazione, una docente responsabile delle politiche di genere dell’ateneo, è intervenuta online da Bologna e si è detta motivata a lavorare insieme agli studenti su questi temi a partire da ottobre, al rientro dalla pausa estiva. L’idea è quella di rafforzare gli incontri informativi, far conoscere sempre meglio gli strumenti a disposizione degli studenti contro la violenza di genere e valutare l’apertura di uno sportello dedicato, che attualmente manca a Ravenna, mentre è presente nei campus di Bologna e Forlì.

Erano presenti anche il segretario della Flc Cgil di Ravenna e una rappresentante della Casa delle Donne, che hanno offerto la loro disponibilità a lavorare online su questi temi, oltre all’assessore Federica Moschini che ha portato l’interesse e la solidarietà del Comune di Ravenna.

 
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