Al Campo dei Fiori si inaugura “La via del Caravati” tra sport, arte e spiritualità – .

Al Campo dei Fiori si inaugura “La via del Caravati” tra sport, arte e spiritualità – .
Al Campo dei Fiori si inaugura “La via del Caravati” tra sport, arte e spiritualità – .

Una via che unisce sport, arte e spiritualità sta per essere inaugurata il 30 giugno alle 10.30 in Piazzale Belvedere a Campo dei Fiori.

Si chiama il Via del Caravati ed è il punto finale di un progetto portato avanti dall’associazione Amici del Parco Campo dei Fioridi cui è presidente Angelo del Corso insieme all’associazione Arte e corsa per ricordare lo scalpellino – scultore Edoardo Caravatiche ha lasciato molti segni di sé in queste zone, ricordandolo in una sorta di museo a cielo aperto, da attraversare lungo sentieri.

Il percorso, che si presenta in due tipologie – standard e breve – percorre i sentieri che costellano il Campo dei Fiori e il Sacro Monte, da Luvinate a Piazzale Belvedere, coinvolgendo il sentiero dello Scarpone, sentiero 1 e altre fermate al Sacro Monte e a il lavatoio.

«Ho conosciuto questo progetto all’inizio del mandato: era bellissimo, ora lo è ancora di più – ha commentato l’assessore all’Ambiente di Varese Nicoletta San Martino – riunisce sport, turismo, cultura e spiritualità. Quasi una seconda via sacra alle soglie del Giubileo”.

Anche Alessandro Boriani, sindaco di Luvinate, ha espresso il suo apprezzamento per il progetto, sottolineando l’importanza di Edoardo Caravati, cittadino di Luvinate che ha lasciato il segno nel territorio: «Siamo felici di far parte del progetto, insieme a soggetti privati ​​come l’Azienda Broggi famiglia e Chiesa. Del resto tutto questo è stato possibile solo mettendo insieme l’entusiasmo di tante persone”.

COME NASCE IL PROGETTO (E LA SUA IMPLEMENTAZIONE)

In realtà l’associazione Amici del Campo dei Fiori ha in mente questo progetto già da molti anni: «Tutto ha inizio nel 2014 quando l’associazione Amici del Campo dei Fiori ha risposto all’appello di Arturo Bortoluzzidegli Amici della Terra, per la salvaguardia del Crocifisso con le tre Marie di Edoardo Caravati poi collocati nel muro di sostegno, con evidenti segni di avanzato degrado e pericolo di crollo, della “piazza dei cannoni” a Campo dei Fiori – spiega Del Corso – Nel marzo 2015, con l’intervento della ditta Broggini e con l’accordo tra le Ente Parco, Comune di Varese, Comune di Luvinate e Osservatorio, la scultura è stata rimossa e posizionata saldamente sulla roccia nei pressi del Piazzale Belvedere del Campo dei Fiori, proprio in prossimità dell’ingresso dell’Osservatorio”.

Ma non è finita qui: «Spesso le escursioni organizzate dalla nostra Associazione prevedevano visite alle sculture di Caravati sparse tra i boschi del massiccio e fu allora che si espresse il desiderio di intervenire sulle sculture al fine di rallentare il degrado e inevitabile smarrimento e delineare un percorso che accompagni gli escursionisti alla visita delle opere – prosegue Del Corso – Nel corso di un incontro di quattro anni fa all’Ente Parco tra l’Associazione e il direttore Giancarlo Bernasconi, è stata presentata la proposta di recupero delle sculture e la necessità di individuare un percorso dedicato. Fu allora che l’Associazione venne a conoscenza di un progetto tematico in corso di definizione per la realizzazione di un percorso che collegasse le opere di Caravati.”

La scoperta delle intenzioni di Art&Run è stata ed è stata quella che ha dato l’avvio concreto all’operazione: il progetto è stato portato a termine e sono stati definiti gli accordi di competenza tra Ente Parco e Associazione, con il significativo contributo della famiglia Caravati, del Comune di Luvinate e dell’Associazione al patrocinio del Comune di Varese, è stato affidato il compito di recupero e manutenzione delle sculture, mentre il restauro dei sentieri individuati per il percorso tematico è stato curato da volontari.

Tutta la parte grafica, giornalistica ed editoriale è stata curata da Paola Ghiringhelli, il tracciamento dei percorsi e la stesura dei testi furono curati da Fabio di Giacomomentre la realizzazione e installazione della segnaletica è stata curata dall’Ente Parco.

«Il percorso tematico “la via del Caravati” si sviluppa su due percorsi circolari – spiega Paola Ghiringhelli di Art&Run – la prima, con partenza da Luvinate, è lunga 16 km, prevede un dislivello di 900 metri, e contiene nove tappe corrispondenti ad altrettante sculture. Il secondo itinerario verso la vetta è più breve, parte da Osteria Irma, e copre 2 chilometri. con un dislivello di 100 metri e permette di osservare tre opere. Abbiamo posizionato 55 segnavia lungo il percorso e in ogni tappa è presente un tavolo di presentazione delle sculture. Infine, presso l’hotel Irma è stato installato un cartello che presenta l’intera strada. Il percorso blu rappresenta il percorso completo, mentre il percorso rosso rappresenta il percorso breve. I percorsi sono stati anche tracciati per poterli scaricare sugli smartwatch”.
LA PAGINA ART AND RUN CHE SPIEGA IL PERCORSO E CONSENTE DI SCARICARE I PERCORSI

CHI ERA EDOARDO CARAVATI

Nato nel castello varesino di Bosto nel 1869, Edoardo Caravati iniziò molto presto a lavorare come scalpellino, per contribuire al mantenimento della sua numerosa famiglia. Ancora giovanissimo si trasferì in Svizzera, per poi stabilirsi dopo il servizio militare in Italia a Zurigo, dove conobbe Emma Lydia Knable, sua moglie.

Nello stesso anno, in seguito all’assassinio di Umberto I, re d’Italia, i coniugi Caravati dovettero trasferirsi in Germania a causa dei severi controlli sugli italiani residenti in Svizzera sospettati di regicidio. Nel 1902 si stabilirono a Lautenbach dove Edoardo lavorò nelle cave di granito e per alcune commesse private. Sei anni dopo, insieme ai quattro figli nati nel frattempo, la famiglia si trasferisce a Oberndorf, paese natale di Emma per poi decidere di ritornare in Italia, nelle zone d’origine, con la sua famiglia dove viene loro detto che le aziende cercano scalpellini per i cantieri avviati al Campo dei Fiori. Fu ingaggiato per i lavori del Gran Hotel Tre Croci e degli edifici adiacenti. Risalgono a quell’epoca la maggior parte delle sculture presenti sul massiccio, che contengono il tema costante del simbolismo religioso e descrivono una cultura popolare ben radicata nello scalpellino-scultore, morto nel 1930.

 
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