In Lombardia 6 iscritti alla Cisl su 10 rinunciano alle cure – .

In Lombardia 6 iscritti alla Cisl su 10 rinunciano alle cure – .
In Lombardia 6 iscritti alla Cisl su 10 rinunciano alle cure – .

Presentati a Milano i risultati dell’indagine condotta tra gli iscritti alla Cisl regionale sul “Servizio Sanitario in Lombardia”un’opera curata da BiblioLavoro, il centro studi dell’organizzazione sindacale. All’iniziativa sono intervenuti Fabio Nava, vice segretario generale della Cisl Lombardia, e Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare.

“In questi anni – ha detto Nava (al microfono nella foto) spiegando le ragioni dell’iniziativa – abbiamo ricevuto numerose segnalazioni e richieste relative al tema della sanità dai diversi territori lombardi. Da qui la scelta del sondaggio online per raccogliere in modo strutturato le valutazioni degli iscritti alla Cisl Lombardia. Dal questionario sulla sanità regionale, una delle criticità più sentite dai nostri iscritti è quella delle liste di attesa, ma gli elementi problematici riguardano anche molti altri aspetti”.

Di seguito riportiamo in estrema sintesi i principali risultati dell’indagine che nella sua interezza può essere scaricato cliccando sul link: La Sanità in Lombardia – L’indagine tra gli iscritti alla Cisl

Rinuncia al trattamento

Oltre sei membri su dieci hanno rinunciato al trattamento nell’ultimo anno. I tempi di attesa sono il motivo principale per la rinuncia alle cure. Quasi un intervistato su due ha rinunciato alle cure per motivi economici e oltre quattro su dieci per motivi legati al disagio fisico o organizzativo delle strutture sanitarie.

Visite ed esami, tra pubblico e privato

Oltre la metà degli intervistati ha usufruito di visite specialistiche a pagamento. Tra coloro che avevano pagato prestazioni ambulatoriali, otto su dieci hanno utilizzato strutture private. Analogamente, tra coloro che hanno effettuato almeno un esame nel 2023, uno su tre ha utilizzato strutture private convenzionate con il Servizio Sanitario e quasi uno su quattro ha effettuato esami in strutture private. Complessivamente, tra coloro che avevano pagato prestazioni diagnostiche strumentali, più di otto su dieci hanno utilizzato strutture private.

I tempi di attesa

Il tempo massimo di attesa previsto dal codice di priorità indicato nella richiesta del medico non è stato rispettato in quasi la metà delle visite specialistiche ambulatoriali con priorità U (urgenti); per le altre priorità B (breve) e D (differibile) il mancato rispetto dei tempi di attesa è stato maggiore nel 40% dei casi.

I tempi massimi di attesa non sono stati rispettati nel 44,5% degli esami indicati come urgenti.

Per gli esami con priorità di 10 giorni e per quelli con priorità di 60 giorni, la consegna è stata successiva, rispettivamente, nel 40,3% e nel 18,0% dei casi.

Nei ricoveri programmati, il 74,5% ha rispettato le classi di priorità, uno su quattro no.

Il tempo di attesa in pronto soccorso tra la presa in carico del paziente e l’ammissione in reparto è stato in media di otto ore, con punte fino a 48 ore.

Cronicità e assistenza domiciliare

Tra i pazienti con patologie croniche, la rinuncia alle cure è numerosa: circa una persona su due ha rinunciato alle cure per la scomodità delle strutture o per motivi economici, mentre due persone su tre hanno rinunciato per i tempi di attesa. Il 7,2% degli intervistati ha fatto ricorso a misure di assistenza domiciliare integrata: di questi, nove su dieci hanno attivato l’ADI per un familiare. Solo il 2,1% dei soggetti con 3 o più patologie croniche ha dichiarato di aver attivato l’assistenza domiciliare. L’assistenza domiciliare è stata attivata prevalentemente tramite il medico di famiglia in più di sette casi su dieci, nei restanti casi si è trattato di dimissioni protette a seguito di un ricovero ospedaliero. I pareri degli intervistati che hanno usufruito di un percorso di assistenza domiciliare, seppur complessivamente abbastanza positivi, sono critici per quanto riguarda i tempi di attesa.

La spesa sanitaria delle famiglie

Il valore medio della spesa sanitaria per ogni famiglia aumenta con l’aumentare del reddito e dell’età. La spesa media nel 2023 per visite, esami e ricoveri è stata di 951 euro, mentre quella per altre spese sanitarie (farmaci, odontoiatria, fisioterapia, ecc.) è stata di 1.184 euro.

 
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