Guerra nel Pd a Moncalieri, intervista ad Antonella Parigi – .

Guerra nel Pd a Moncalieri, intervista ad Antonella Parigi – .
Guerra nel Pd a Moncalieri, intervista ad Antonella Parigi – .

«Io al posto di Pompeo? La questione femminista non c’entra niente. E in un divorzio ci sono sempre due versioni». Antonella Parigi è il nuovo assessore alla cultura di Moncalieri dopo l’estromissione di Laura Pompeo da parte del sindaco Paolo Montagna. Un risultato che arriva dopo il fallimento elettorale di Bruxelles: «Ma non la definirei una sconfitta totale. Nella mia città ero il più votato. Anche se è mancato il sostegno della segreteria di Torino».

Parigi, come è nata la nomina di Montagna?
“Durante la campagna elettorale ho ricevuto il suo sostegno, lo ringrazio. E poi passeggiando per Moncalieri abbiamo chiacchierato più volte, anche perché da consigliere regionale avevo già seguito argomenti come il Castello, le residenze reali, i teatri. Poi è arrivata la chiamata e l’offerta, che ha fatto seguito ad una sua decisione”.

La scelta è caduta su di te dopo l’espulsione di Pompeo, che ha accusato Montagna di inciampare e di ritorsioni. Non eri imbarazzato?
“Non entro nel merito dei torti e dei diritti perché non conosco i confini, so che quando una squadra si rompe è difficile andare avanti e il lavoro stesso ne risulta compromesso. Gli aggiustamenti di squadra non sono quotidiani, direi, ma quasi, perché poi quando le situazioni si inaspriscono, a risentirne è proprio il lavoro”.

Lei però ha fondato un’associazione per le donne e la questione femminile è uno dei suoi punti di forza…
«Non c’entra niente, e mi sembra anche fuori luogo. Qui il tema è professionale, non è femminile, non stiamo parlando di qualcuno perseguitato perché donna. Se fosse stato un uomo, sarebbe stato lo stesso».

Ma lei dice di essere stata maltrattata…
«Non esiste una sola versione, ma due, come in tutti i divorzi. Ciò che conta è la frattura in un team altrimenti coeso, che si ripercuote sul lavoro».

Quindi è stato Pompeo a creare la frattura?
«Non ho assolutamente detto questo. Dico che, come nelle storie d’amore, la verità sta nel mezzo. E che l’argomento è puramente professionale, che non stiamo parlando di avversità in quanto donna.”

L’hai sentito?
“No, ho incontrato prima il Consiglio Comunale”.

Si è sentita accolta?
«Sì, anche perché credo che questa decisione mi preceda».

Cosa ti ha convinto?
“La ricchezza di Moncalieri e la possibilità di ereditare un lavoro già ben fatto e poterlo continuare per far parlare della città rispetto al territorio metropolitano e regionale. E poi credo che abbia le carte in regola per diventare un laboratorio culturale politico che diventa modello.”

Venire?
«Il sindaco sta costruendo un piano strategico per strutture e materiali? Vorrei unire questo lavoro con il piano strategico per le strutture immateriali; la sua capacità di dialogo, di energia, di accoglienza, di realizzare una progettazione partecipata. Tutte quelle strutture che sono la chiave che contraddistingue i luoghi e l’ambiente stesso.”

Per te è una rivincita rispetto agli Europei?
“In parte sì e in parte no. Le elezioni europee sono state una delusione, ma anche una soddisfazione: nella mia città ho preso più voti di chiunque altro. Certo, mi sarei aspettato più impegno a livello metropolitano per aiutare i candidati piemontesi.”

Ti riferisci alla segreteria?
«Sì, ha aiutato i candidati lombardi, partiti anche molto prima. Il tempo ha il suo valore: dove sono andato ho ricevuto preferenze. Vorrei discutere di questo, è un tema che riguarda la comunità”.

 
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