Hemingway sbarcò a Napoli. E, forse, anche ad Acciaroli – .

Hemingway sbarcò a Napoli. E, forse, anche ad Acciaroli – .
Hemingway sbarcò a Napoli. E, forse, anche ad Acciaroli – .

Ernest Hemingway arrivò a Napoli dal mare. Sbarcò alla Stazione Marittima l’8 giugno 1954 insieme all’ultima moglie Mary Walsh, passeggiò lungo Via Toledo, visitò il Gesù Nuovo e sorseggiò un drink in un bar della Galleria Umberto I. Il tutto documentato da una ventina di scatti posseduti dall’archivio Carbone. Hemingway appare imponente, sorridente ma un po’ rigido, ancora zoppicante per i postumi di un incidente aereo subito in Uganda all’inizio dell’anno. C’è qualcosa di malinconico nello sguardo di lui che si crogiola al sole, indicatore di una certa sofferenza velata dalla sua immagine pubblica di “Papa”: un piccolo orso e un piccolo sant’uomo, circondato da energia vitale. L’autunno successivo vinse il Premio Nobel, senza poterlo ritirare a causa delle sue precarie condizioni fisiche. Fino alla sua morte, avvenuta nel luglio 1961, non fu in grado di scrivere un altro libro.

Chissà se nella Napoli soleggiata di quella giornata di giugno Hemingway ripensava ad altri suoi incontri con il Sud Italia: tre anni prima, dopo una fuga dal Veneto conclusasi con un soggiorno di quasi venti giorni ad Acciaroli, nel Cilento, e a fine della Prima Guerra Mondiale, a Taormina, ospite del duca di Bronte Alexandre Hood, pronipote di Horatio Nelson. In Sicilia aveva scritto uno dei suoi primi racconti, I Mercenari, la storia di un soldato di ventura che palpita per gli occhi di un’isolana bruna e affronta un duello per difendere il suo onore. Ad Acciaroli, secondo la leggenda locale, avrebbe addirittura ideato Il vecchio e il mare. In passato non è bastata la fumata nera di Fernanda Pivano, secondo cui Ernesto non si sarebbe mai spinto più a sud di Napoli negli anni Cinquanta: gli irriducibili del mito di Acciaroli snocciolano una trama quantomeno verosimile.

Il viaggio di Hemingway nel Cilento si svolge nel bel mezzo di un dramma familiare: come una pratica di mitridatismo, serve a prevenire gli effetti di un veleno con un veleno diverso e più blando. Nell’estate del 1951, lo scrittore è a Venezia e flirta senza troppi ritegno con la sua giovane fiamma italiana, la contessa Adriana Ivancich. Sua moglie Mary lo tollera per qualche giorno, poi fa appello alla sua esperienza di dieci anni. Carica di peso papà in macchina e lo porta a Napoli da alcuni amici altolocati, armati di provviste di Amarone, con il pretesto di mostrargli la città più spagnola e pittoresca del Bel Paese. Una drammatica svolta degli eventi fa la fortuna di Acciaroli: i nobili napoletani lo tengono in piedi, ed Ernesto, furioso, decide di dirigersi a sud, a Pompei e più giù, nel cuore del Cilento. Chissà se è arrivato ad Acciaroli scendendo un groviglio di tornanti, come in uno dei suoi racconti “all’italiana”, sbucando da una collina e trovando “solo mare e sotto, nella baia, una striscia di spiaggia con barche da pesca e sopra , sul fianco della collina, una città; e poi, lungo la costa, promontori a perdita d’occhio”. O come nelle scappatelle di Fiesta, l’abitacolo dell’auto trasformato in un salotto sociale dove poteva baciare la moglie o discutere fino alla morte rimpiangendo il fascino della contessa. Nel corso degli anni furono chiamati in scrivania per confermare la storia e addensare il mito con dettagli seducenti, incluso il suo amore fulmineo per una bellezza locale e l’ispirazione per Il vecchio e il mare.

Era tutto inventato? Forse per Hemingway “l’Italia era Venezia” (parole ancora di Pivano), eppure lo spettro del Papa aleggia da tempo a queste latitudini. Nel 1975, nel centro di produzione Rai di Napoli, furono girati “I racconti di Ernest Hemingway”: due sceneggiati tratti da L’Invitto e Gli assassini, tra i racconti di maggior successo dello scrittore, ambientati rispettivamente nella Spagna dei toreri e nei bassifondi di la provincia americana. Di ritorno da Napoli e dall’Europa, lo scrittore ha probabilmente dato gli ultimi ritocchi al racconto La ricerca come felicità, storia di una caccia al marlin “ripescata” nel 2020 dal “New Yorker” e inserita nella nuova edizione italiana di The Old Man e il mare, edito da Mondadori. Quanto ad Acciaroli, uno dei nipoti di Ernest, Sean, tornò anni fa a regalare ai cittadini una copia del celebre romanzo con dedica e a ripercorrere le orme del nonno o di una sua emanazione, nessuno lo sa.

Importa davvero? Vere o false, alla fine sono tutte storie. La vita propagata, spezzata negli specchi, di uno dei più grandi miti letterari del Novecento.

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La mattina

 
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