A 55 anni dai moti di Stonewall, considerati il momento di nascita del movimento di liberazione della comunità Queer nel mondo, quello di Cagliari è stato un Sardegna Pride suddiviso in tre giorni e dedicato al Pride LGBT.
Il rosso dell’amore, il verde dell’uguaglianza, l’arancione dei diritti, il giallo dell’orgoglio, il blu della libertà e il viola della laicità. Sette associazioni – Arc, Fa, CGIL, Unica Lgbt, Spqr, Mos e Agedo – hanno organizzato l’evento, patrocinato dalla Regione e distribuito su tre giornate tra il 27 e il 29 giugno.
Dal palco del Parco della Musica, prima del corteo, le parole delle associazioni e delle istituzioni. “Siamo qui per riconoscere i diritti LGBT”, le parole del presidente della Giunta regionale Piero Comandini, “e abbiamo voluto riconoscerlo ufficialmente e istituzionalmente ponendo il simbolo della Sardegna. Oggi vogliamo rappresentare tutti i sardi. Non faremo passi indietro sui diritti”.
In migliaia – peraltro in concomitanza con gli ottavi di finale di Euro 2024 della Nazionale italiana – non hanno voluto mancare all’evento. Dal T-Hotel l’omaggio della bandiera arcobaleno esposta da Edilizia Acrobatica Sardegna. Sul palco del Pride Park anche la presidente della Regione Alessandra Todde. “Mi fai emozionare. È importante essere qui. Basta con l’ipocrisia. Dobbiamo fare rumore. Io sono il presidente di tutti e vorremmo una Regione aperta e non giudicante. Lascialo parlare di diritti. Questo sarà per te un bellissimo Pride. Guardando il tuo viso e il tuo orgoglio, mi commuovi.
Sul palco anche il sindaco Massimo Zedda, omaggiato con una fascia arcobaleno. “È un momento difficile. Il governo e gli altri governi in Europa hanno un profondo fastidio e rifiuto per i diritti. L’indipendenza e l’economia passano attraverso l’estensione dei diritti. C’è chi vorrebbe decidere per decreto legge chi amare e ci dispiace. Perché forse queste persone hanno ricevuto poco affetto e amore nella loro vita”.
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