Disastro in Italia, le colpe di Spalletti. Ma cambiare allenatore non è la soluzione – .

Disastro in Italia, le colpe di Spalletti. Ma cambiare allenatore non è la soluzione – .
Disastro in Italia, le colpe di Spalletti. Ma cambiare allenatore non è la soluzione – .

Non è stato necessario nemmeno aspettare il fischio finale del polacco Marciniak all’Olympiastadion di Berlino per far partire la caccia al colpevole del disastro azzurro. Che, come da tradizione, è diventato il ct Luciano Spalletti, messo sul banco degli imputati per non aver presentato una Nazionale all’altezza delle aspettative all’Europeo. Più che l’uscita agli ottavi, è stato decisivo il modo in cui sono maturati: umiliati dalla Svizzera dopo essere stati nel girone dalla Spagna, convincenti solo contro l’Albania, salvati all’ultimo minuto nella sfida play-off contro la Croazia. Troppo poco, nonostante avessero raggiunto l’obiettivo minimo della seconda fase.

E cosa facciamo adesso? Si alimenta il partito di chi vorrebbe un passo indietro sotto forma di dimissioni, spinto dall’enorme delusione per il nulla visto in campo. E ancor più di Spalletti, nel mirino c’è il presidente della Figc, Gabriele Gravina, alle prese con i tanti nemici di questi mesi di battaglie per le riforme. Un esercito che ha tenuto le distanze dalla spedizione italiana in Germania e che ora è pronto a chiederne conto. Ma questo è un altro argomento; lo stomaco dei tifosi punta dritto alle colpe dell’allenatore che aveva promesso di far giocare l’Italia come il Napoli nello scudetto e, invece, ha sfoggiato una delle peggiori versioni della Nazionale.

SPALLETTI È TUTTO COLPEVOLE NEL DISASTRO ITALIANO

Le responsabilità di Spalletti sono evidenti e vanno oltre la scarsa qualità tecnica della rosa a disposizione. Non abbiamo campioni, Donnarumma a parte, ma in Germania ci siamo fatti vedere deprimendo anche quel poco valore di partenza. In sintesi:

1 – dall’esordio con l’Albania alla prestazione umiliante contro la Spagna, Spalletti ha lamentato la mancanza di brillantezza e bravura della sua squadra. Poiché anche gli avversari sono arrivati ​​a Euro 2024 dopo una stagione massacrante, non solo la nostra, sorge il dubbio che qualcosa non abbia funzionato nella rifinitura fisica delle settimane precedenti l’inizio;

2 – quattro partite, quattro interpretazioni diverse (?!?): qual era l’identità dell’Italia? Non raggiunta in un turbinio di cambiamenti, ripensamenti, esperimenti tentati e abortiti, intuizioni presunte ed errori ripetuti;

3 – inoltre, se si dovesse trattare di una Nazionale nata dal campionato (con il blocco dell’Inter a fare da perno), perché abbandonare la difesa a tre dopo i test negli Stati Uniti con tutto ciò che ne consegue? Col risultato di deprimere ulteriormente i giocatori di riferimento, quasi tutti fuori posizione rispetto alla società;

4 – Insistere su alcuni lealisti non ha dato i suoi frutti. Il caso più esemplare è quello di Di Lorenzo, in evidente difficoltà fisica e psicologica forse anche per lo spreco della stagione fallita del Napoli e per i problemi di mercato. Contro la Svizzera il lancio di Fagioli al posto dell’esperto Jorginho (precedentemente difeso) non ha dato i suoi frutti;

5 – Poi la questione della tensione eccessiva che ha accompagnato gli ultimi dieci giorni, come se la sconfitta contro la Spagna avesse minato dalle fondamenta l’intero gruppo tecnico. Al di là delle (risolte) discussioni con i giornalisti, un crescendo di psicosi che evidentemente non ha aiutato. In questo senso, è stata evidente la distanza dalla serenità di Mancini e del suo gruppo di lavoro nel 2021.

SPALLETTI: DIMISSIONI O VOLTA PAGINA?

Spalletti ha un contratto fino al 2026 che copre anche il Mondiale negli Stati Uniti. Un ingaggio da 3 milioni di euro netti che pesa sulle casse della Federcalcio ma che è in linea con il valore di mercato di un allenatore arrivato sulla panchina azzurra dopo il divorzio dal Napoli scudetto. Il capolavoro della sua carriera. Tra le tante colpe, va ricordato che Spalletti è saltato velocemente sulla barca della Nazionale abbandonata nel cuore dell’estate 2023 da Roberto Mancini con il rischio di compromettere la qualificazione a Euro 2024.

Quando dice di non aver avuto il tempo di trasmettere le sue conoscenze al gruppo, Spalletti dice la verità. È arrivato in Germania con solo 10 partite, le prime 6 delle quali giocate “con le spalle al muro” per non restare a casa, senza possibilità di fare altro che gestire l’emergenza. Poi sono arrivate le amichevoli con Venezuela, Ecuador, Turchia e Bosnia. Troppo poco per chiunque, soprattutto per un allenatore di campo con concetti tattici definiti e complessi da imparare a memoria.

Negare questo significa negare la realtà. E, quindi, pensare che la soluzione ai mali del calcio italiano sia resettare tutto, licenziare Spalletti e ricominciare con un altro allenatore è un pensiero facile ma sbagliato. A settembre inizierà la Nations League e gli Azzurri sfideranno Francia, Belgio e Israele. Tra un anno sarà la volta delle qualificazioni ai Mondiali 2026, il vero appuntamento da non perdere. Qui meglio un patto chiaro: la Nations League come laboratorio per costruire qualcosa cancellando l’isteria e gli errori di questo Europeo. E’ l’unica via anche se la meno frequentata nelle ore del processo a senso unico.

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