Le esigenze dei cittadini spesso si scontrano con il muro di gomma della burocrazia. E il reinserimento lavorativo sta diventando sempre più complicato. A marzo abbiamo pubblicato l’appello di Pierluigi Savino48 anni, di Vasto, che continua a cercare e non trova lavoro.
«Adesso – dice – Mi è stata tolta anche l’Adi, l’indennità di inclusione, che ammontava a soli 94 euro, poi ridotta a 87. Mi ritrovo con solo 300 euro di pensione di invaliditàuna cifra con cui è impossibile vivere dignitosamente. In questi mesi e anche di recente mi sono rivolta a tutti gli enti competenti in materia sociale e del lavoro. Dal 2009 sono iscritta alla categoria protetta prevista dalla legge numero 68 del 1999 ma, fino a oggi, non sono mai stata contattata dagli uffici competenti. Non sono riuscita ad ottenere nulla se non l’iscrizione al programma regionale Abruzzo Include per il reinserimento nel mondo del lavoro. Un provvedimento che, a distanza di quasi tre mesi, non è stato attuato perché mancano ancora i finanziamenti necessari. Mi sono ritrovata con una diagnosi che ritengo errata e che mi ha rovinato la vita. Con quella diagnosi, da ottobre 2023, la percentuale di invalidità è stata elevata dal 75 all’80 per cento, ma questo è stato un danno per me, perché non mi ha permesso di trovare lavoro nemmeno direttamente nelle aziende private. In passato ho lavorato prima nel settore edile, dove non posso più tornare al lavoro a causa di una caduta che mi ha costretto ad applicare una placca in titanio, poi nel settore della pesca, dove lavoravo in una pescheria o comunque nel settore alimentare sarebbe una buona soluzione al mio problema lavorativo. Il lavoro è un diritto per tutti, anche per chi ha una disabilità».
